Scissione 2×03 – L’uomo scisso e ricomposto
La recensione di Scissione 2×03 è un’analisi delle diverse personalità che vengono a ricomporsi in noi e di quell'”Altro” che non smette mai di influenzarci volenti e nolenti. Tu e lui, lui e te, noi o io. Quando si è scissi, quando si prova a esserlo, la confusione è inevitabile. Perché i piani, i diversi… Leggi di più »Scissione 2×03 – L’uomo scisso e ricomposto The post Scissione 2×03 – L’uomo scisso e ricomposto appeared first on Hall of Series.
La recensione di Scissione 2×03 è un’analisi delle diverse personalità che vengono a ricomporsi in noi e di quell'”Altro” che non smette mai di influenzarci volenti e nolenti.
Tu e lui, lui e te, noi o io. Quando si è scissi, quando si prova a esserlo, la confusione è inevitabile. Perché i piani, i diversi livelli della nostra mente continuamente si alternano e il nostro Io si fraziona. Cosa siamo davvero? Siamo quello che mostriamo all’esterno o siamo la nostra interiorità più profonda? Con un magnifico gioco di sovrapposizioni Mark nel finale di questa 2×03 di Scissione ricompone i due piani. Lo fa con la consapevolezza di chi non vuole più essere confuso. Di chi desidera finalmente chiarezza e verità.
Lo muove l’amore, quello stesso sentimento sopraffatto dal dolore della perdita, che l’aveva spinto a volersi scindere (il concetto di Spaltung). A voler separare e annullare, seppur per un istante, la sofferenza. Ora la speranza rinnovata dell’amore, l’idea ormai reale che Gemma, sua moglie, sia ancora viva lo porta a voler ricomporre la frattura. A trovare un senso, nel suo subconscio a quella domanda, “Chi è vivo?” che ha trovato sì una risposta ma non una spiegazione.
Per capire, per capire davvero, dobbiamo scendere nel piano interrato e privo di memoria della Lumon, nel subconscio in cui una persona, una maschera, lascia il posto a un’altra, forse più vera, certo più viscerale.
Mark si ricompone e sovrappone, vive e rivive contemporaneamente come se stesso e copia di se stesso, Io ed Es, conscio e subconscio, e le esperienze si intrecciano, il tempo si sdoppia e contrae e quello che era sommerso emerge con forza.
Mark fa una scelta di coraggio. Sceglie di ricordare, di accordare cioè il suo cuore. Affrontare il trauma sepolto, riportarlo alla luce e scoperchiarne il segreto inconfessato. L’amore e la disperata volontà di credere che tutto non sia perduto supera lo strazio della perdita. Ora lui sa anche quello che aveva rimosso. Torna un tutt’uno con se stesso pronto a continuare a lottare per quella speranza. Da uomo scisso a ricomposto.
Ma come coniugare l’altro sé, come accettare che, come professava Rinbaud e confermava Lacan, Io è un altro? Come accettare cioè che parte di noi è fuori di noi, esterna alla nostra volontà, conoscenza e pensiero? E per dirlo alla Scissione, come ricomporre la frattura fra l’Io esterno e quello interno? Già, perché Mark S. ha una sua personalità, un’identità che vive e sopravvive al di fuori e al di sopra di quella di Mark Scout: ama a modo tutto suo (Helly) e a volte in modo diametralmente opposto (pensiamo alla passione per il libro di Ricken, snobbato invece dal suo esterno). E allora cosa può succedere a veder ricomposto chi fino a quel momento aveva vissuto autonomamente?
È quello che dobbiamo domandarci anche con Dylan che in questa 2×03 di Scissione ha conosciuto la moglie del suo esterno e ha condiviso con lei momenti di dolcezza e di profonda connessione.
È come se l’interno fosse tutto ciò che l’esterno non riesce a essere. Tanto è ligio, motivato, efficiente e competente nel suo lavoro alla Lumon quanto impigrito, annoiato, apatico all’esterno. L’imbarazzo della moglie quando Dylan riconosce che “Quindi lui in realtà è un fallito” è evidente.
E allora cosa succederebbe se una personalità, una nostra più profonda identità prendesse il nostro posto? Se fosse lei la versione migliore di noi come nel Sosia, personaggio plautino che dà il nome al concetto? Ancora non ce ne rendiamo conto ma dalla scissione ci stiamo spostando alla collisione. La collisione di due istanze che o scenderanno a patti o finiranno inevitabilmente per battagliare.
E non dobbiamo pensare che la scissione riguardi soltanto Mark e Dylan. Perfino Milchick, il caro “Milkshake“, vede forzatamente emergere il suo Altro dietro la maschera stereotipata di un sorriso aziendale. A risvegliare l’altro sé è l’intera “serie Kier” di dipinti “ricanonizzati in modo inclusivo“. Milchick abbandona il sorriso, getta la maschera di facciata e a stento trattiene un fastidio e un senso di offesa che però gli traspare da ogni poro. Anche lui sarà allora chiamato a scegliere tra il volto aziendale esteriore e la sua vera essenza.
Chi sembra aver già fatto questo passo è la Cobel che punta dritto a uno scopo che non ci è ancora molto chiaro dopo aver perso la sua ragione di vita, il lavoro devoto alla Lumon.
Negli scorsi episodi di Scissione abbiamo detto Addio, signora Selvig. Salve, signora Cobel. Ora vediamo in lei ancora viva la scissione tra volontà di rivalsa e desiderio di portare a termine il lavoro iniziato. Ma c’è più di questo. Il viaggio poi interrotto verso la misteriosa località di Salt’s Neck e le parole che rivolge a Natalie tradiscono un’attenzione per Mark che va oltre la semplice dedizione, che sfora nell’emozione.
Lo conferma anche la mascherina dell’aria sul sedile dell’auto. Non è la prima volta che la vediamo. Già nella prima stagione era stata inquadrata nell’altarino dedicato a Kier che la Cobel ha nel seminterrato di casa. Tra gli altri oggetti, impossibile da non notare, anche un braccialetto da ospedale con il nome di Charlotte Cobel. Potrebbe trattarsi della madre (e significativo che, come scopriamo in questa 2×03 di Scissione anche Mark ha il cognome materno, Scout) forse guarita grazie alla Lumon o comunque causa principale dell’ingresso della donna nella compagnia. Insomma, c’è una motivazione più viscerale, emotiva, dietro l’attaccamento di Harmony Cobel per Mark, quasi rivedesse in lui il suo percorso.
E se la ricomposizione di sé è ormai compiuta per Mark e la Cobel, in germe per Dylan, sembra plausibile immaginarla in corso anche per Helly. Ci troviamo di fronte all’impossibilità di distinguere Helena da Helly. A volte ci sembra di vedere l’una, a volte l’altra (per la prima volta la vediamo avere un inusuale contatto fisico con Irving). In lei i due livelli sono ormai indistinguibili, tanto anche Helena brucia d’amore nell’attesa di un bacio di Mark.
Proprio Irving poi, che i due livelli li ha messi in qualche modo in contatto come abbiamo appreso dal finale della 2×02, vive in un sol spirito nel ricordo di Burt.
Ma appare ancora scisso nell’affannoso tentativo di capire cosa sia la porta che il suo esterno disegna e che lui stesso non pare conoscere. Da oggi possiamo almeno dargli un nome grazie a Felicia, collega di Burt: il corridoio delle esportazioni. Ma c’è da giurare che la sua funzione non sia così scontata come ci apparirebbe.
Nella 2×03 di Scissione Mark Scout si sovrappone a Mark S., i ricordi si sdoppiano, le emozioni si intrecciano e cozzano. Vediamo la nostra immagine fuori di noi, perturbante sosia di noi stessi. Amiamo una persona e contemporaneamente un’altra, un libro e contemporaneamente lo odiamo. Siamo una persona e contemporaneamente un’altra. Io è un altro. Agisce fuori di noi, oltre noi, dentro di noi. E quello che appare contraddizione si rivela essere semplicemente, inevitabilmente, dannatamente un uomo con tutte le sue complessità. Insieme angelo e diavolo, libero e schiavo, amante e nemico, interno ed esterno. Uomo scisso e finalmente, pericolosamente, ma meravigliosamente uomo ricomposto.
Emanuele Di Eugenio
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