Alpine A110 S: one last dance
Con l'Alpine A110 S nella neve delle Alpi svizzere per salutare il passaggio dall’entusiasmante era della 4 cilindri turbobenzina da 300 cavalli al motore elettrico della A290. Sofisticatezza tecnica e piacere di guida per un gioiellino destinato – secondo noi – a diventare un pezzo da collezione L'articolo Alpine A110 S: one last dance proviene da Veloce.
È gennaio: il mese del Rallye Monte-Carlo, vinto dall’Alpine Renault A110 nel 1971 e 1973, ma anche il mese del primo successo del marchio francese nel premio internazionale Car of the Year, con l’Alpine A290, sorella pepata della Renault 5 E-Tech Electric con cui ha condiviso il trionfo durante la giornata stampa del Salone di Bruxelles, venerdì 10. Per noi di Veloce – freschi reduci dalla rassegna belga – è anche l’occasione di dare l’addio alla Alpine A110, che l’Alpine Store di Milano, ci ha messo a disposizione nella versione S da 300 CV a 6300 giri e da 340 Nm a 2400 giri, nel colore di lancio Orange Feu (arancio fuoco) e senza le appendici aerodinamiche opzionali. Perché per la A110 è l’ultimo anno di commercializzazione prima dello switch elettrico del brand transalpino, tempo quindi per un ultimo ballo: one last dance.
COME AL MONTE-CARLO 1972. La A110 l’abbiamo conosciuta e provata in tutte le sue versioni e in tutte le possibili condizioni; una prova in condizioni invernali e in situazioni ambientali estreme (come quelle che incontrarono i concorrenti del Monte-Carlo 1972, quando vinse però la Fulvia HF 1600 di Sandro Munari) però non ci era ancora capitata. Ecco quindi l’occasione, a metà-fine gennaio: gomme termiche Pirelli Sottozero e pronti via con una A110 S ancora in “rodaggio”. Cerchiamo nel cassetto della memoria i ricordi del precedente test della A110 GT, che ci era parsa un’auto dalle due anime, con la sportività dei suoi 300 CV espressi dal “milleotto” turbobenzina (ampiamente sperimentato sulla Mégane RS) capaci di convivere con un assetto sportivo ma non troppo rigido e con un abitacolo davvero raffinato, con rivestimenti trapuntati in pelle e dettagli curati.
IL TELAIO SPORT FA LA DIFFERENZA. Questa A110 S parte da un telaio Sport, che lascia intendere regolazioni più affilate e un contatto più diretto con la strada che avviene attraverso barre antirollio ricalibrate, geometria degli assali specifica, molle elicoidali più rigide del 50%, ammortizzatori settati di conseguenza, barre antirollio cave per ridurre il peso al minimo (la A110 S ferma l’ago della bilancia a 1184 kg, contro i 1194 kg della GT) e più rigide del 100%. L’altezza libera dal suolo è ridotta di 4 mm rispetto alla A110 GT e alla A110 “base” e i fine-corsa idraulici dello sterzo sono calibrati per un controllo ottimale della scocca. Di che pasta sia fatta la A110 S lo si comprende appena si passa sul pavé cittadino, dove le sconnessioni si ripercuotono piuttosto duramente all’interno, anche per effetto dei sedili racing firmati Sabelt regolabili a 2 vie, con architettura a vista e rivestimento misto pelle-microfibra nero con cuciture arancioni a contrasto e fianchetti trapuntati. Tutto cambia quando si passa sull’asfalto uniforme delle strade svizzere: qui l’assetto rigido trasforma la dinamica di guida della A110 S, permettendole di pennellare le curve disegnando traiettorie precise al millimetro e gestendo i trasferimenti di carico in modo strategico per facilitare inserimenti in curva impeccabili e accelerazioni brucianti in uscita. Sulla neve l’assetto rigido non è d’aiuto, soprattutto perché l’auto diventa più brusca e le reazioni sono fin troppo immediate, ma tant’è: serve più sensibilità là dove il corpo aderisce all’automobile. L’impianto frenante ad alte prestazioni Brembo mette in mostra i dischi compositi con diametro da 320 mm all’anteriore e al posteriore, con pinze arancio che occhieggiano dietro le ruote in lega leggera GT Race da 18 pollici, vestite con pneumatici 215/40 R18 davanti e 245/40 R18 dietro. Di serie la A110 S adotta le gomme Michelin Pilot Sport 4, ma per il nostro test in condizioni artiche le Sottozero della A110 S si sono dimostrate più adatte all’asfalto bagnato che alla neve alta, dove – a dispetto dell’ESP lasciato attivo – ci siamo misurati con sbandate non completamente prevedibili e con qualche incertezza nelle ripartenza da fermo in salita su fondo molto innevato.
UN SOUND AUTENTICO, MA NON INVADENTE. All’avviamento si ascoltano le note acute del sistema di scarico sportivo attivo che prende vigore soprattutto quando la lancetta del contagiri digitale sale verso la zona rossa ma che consente di viaggiare indisturbati a velocità “Codice”. In questo si può ritrovare la doppia anima della A110 che avevamo apprezzato nella versione GT, alla quale la S è accomunata dal tempo sullo 0-100 km/h (4,2 secondi) e dalla velocità massima di 260 km/h (275 con l’ala posteriore opzionale; di serie c’è invece l’ampio diffusore posteriore). E basta trovare l’asfalto sotto le ruote, umido, bagnato o asciutto, per divertirsi al volante apprezzando con tutti i sensi la dinamica di guida della A110 S, con i suoi 300 CV che, abbinati a un peso di poco superiore ai 12 quintali in ordine di marcia, permette davvero di togliersi belle soddisfazioni. Sempre, anche quando si dovesse decidere di passare a una vettura con più di 2 posti: perché la A110, quale che sia la versione, mantiene un valore residuo impressionante, con l’esemplare meno costoso (e più “chilometrato”) presente sui marketplace digitali dedicati alle vetture d’occasione che è proposto a 55mila euro per arrivare a 109.500 euro per la serie speciale Sanremo 73.
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