Caos Venezuela: opachi segnali di ripresa tra petrolio, recessione e incertezza politica
Il Venezuela, una terra ricca di petrolio, deve affrontare non solo il caos politico ma anche una recessione senza precedenti. Eppure si evidenziano piccoli segnali di ripresa sullo sfondo di un quadro economico e sociale estremamente complesso e contraddittorio. Come spiegare questa situazione? Quali le cause alla radice dei tanti problemi del Venezuela? A rispondere è Gabriel Debach, market analyst di eToro. In Venezuela si rischia il caos politico. Cosa sta succedendo? «Il caos in Venezuela è ri-scoppiato qualche settimana fa, quando Nicolás Maduro ha giurato ufficialmente per il suo terzo mandato riaccendendo le tensioni con l’opposizione, che continua a contestare la legittimità della sua rielezione. Secondo la Commissione Nazionale Elettorale, infatti, alle Presidenziali tenutesi lo scorso luglio Maduro avrebbe ottenuto il 52% dei voti (senza addurre prove), ma l’opposizione, guidata da Edmundo González e María Corina Machado, sostiene di aver raggiunto il 70%, fornendo prove a supporto. Tali discrepanze hanno chiaramente sollevato dubbi sulla trasparenza del processo elettorale e sulla reale volontà del popolo venezuelano. La situazione è ancora più complessa a causa della frammentazione dell’opposizione, che, pur unita in occasione delle elezioni, fatica a trovare e sviluppare una strategia coerente e condivisa. La reazione del governo, d’altra parte, è stata imporre un “pugno di ferro” sulla capitale, arrestando numerosi oppositori e intensificando la sorveglianza. Stati Uniti e Unione Europea hanno risposto con sanzioni economiche, contestando la legittimità di Maduro e accusandolo di manipolare il sistema elettorale. Tuttavia, il leader venezuelano appare determinato a mantenere il potere, facendo leva sia sul supporto delle forze armate sia sull’apparente distrazione della comunità internazionale, concentrata su altre crisi globali». Economia 10 Gennaio 2025 In Venezuela l’attuale presidente Nicola Maduro ha giurato per succedere a se stesso Un governo caratterizzato, a detta degli osservatori, da una progressiva svolta verso una politica sempre più autoritaria 10 Gennaio 2025 venezuela Guarda ora Quali sono gli impatti immediati e quelli futuri derivanti da una situazione di incertezza come quella attualmente presente nella nazione? «Le sanzioni internazionali hanno avuto un impatto diretto sull’economia, complicando gli scambi commerciali e accentuando la carenza di beni essenziali. Inoltre, l’incertezza politica scoraggia ulteriormente gli investimenti esteri, necessari per una possibile ripresa economica. La fuga di capitali e la scarsità di risorse hanno esacerbato la difficoltà per il governo di affrontare sfide interne come la fornitura di servizi di base e la gestione del sistema sanitario, che già da tempo versano in condizioni critiche. Guardando al futuro, se la situazione non sarà risolta e la frammentazione dell’opposizione superata, il rischio è quello di un circolo vizioso: l’instabilità politica e la frammentazione dell’opposizione impediscono il cambiamento, mentre il governo continua a mantenere il potere a costo della legittimità». Economia 8 Gennaio 2025 Venezuela, l’inflazione sale al 85% nel 2024 nel mezzo dellacrisi economica La Banca centrale del
Il Venezuela, una terra ricca di petrolio, deve affrontare non solo il caos politico ma anche una recessione senza precedenti. Eppure si evidenziano piccoli segnali di ripresa sullo sfondo di un quadro economico e sociale estremamente complesso e contraddittorio. Come spiegare questa situazione? Quali le cause alla radice dei tanti problemi del Venezuela? A rispondere è Gabriel Debach, market analyst di eToro.
In Venezuela si rischia il caos politico. Cosa sta succedendo?
«Il caos in Venezuela è ri-scoppiato qualche settimana fa, quando Nicolás Maduro ha giurato ufficialmente per il suo terzo mandato riaccendendo le tensioni con l’opposizione, che continua a contestare la legittimità della sua rielezione. Secondo la Commissione Nazionale Elettorale, infatti, alle Presidenziali tenutesi lo scorso luglio Maduro avrebbe ottenuto il 52% dei voti (senza addurre prove), ma l’opposizione, guidata da Edmundo González e María Corina Machado, sostiene di aver raggiunto il 70%, fornendo prove a supporto. Tali discrepanze hanno chiaramente sollevato dubbi sulla trasparenza del processo elettorale e sulla reale volontà del popolo venezuelano. La situazione è ancora più complessa a causa della frammentazione dell’opposizione, che, pur unita in occasione delle elezioni, fatica a trovare e sviluppare una strategia coerente e condivisa. La reazione del governo, d’altra parte, è stata imporre un “pugno di ferro” sulla capitale, arrestando numerosi oppositori e intensificando la sorveglianza. Stati Uniti e Unione Europea hanno risposto con sanzioni economiche, contestando la legittimità di Maduro e accusandolo di manipolare il sistema elettorale. Tuttavia, il leader venezuelano appare determinato a mantenere il potere, facendo leva sia sul supporto delle forze armate sia sull’apparente distrazione della comunità internazionale, concentrata su altre crisi globali».
Quali sono gli impatti immediati e quelli futuri derivanti da una situazione di incertezza come quella attualmente presente nella nazione?
«Le sanzioni internazionali hanno avuto un impatto diretto sull’economia, complicando gli scambi commerciali e accentuando la carenza di beni essenziali. Inoltre, l’incertezza politica scoraggia ulteriormente gli investimenti esteri, necessari per una possibile ripresa economica. La fuga di capitali e la scarsità di risorse hanno esacerbato la difficoltà per il governo di affrontare sfide interne come la fornitura di servizi di base e la gestione del sistema sanitario, che già da tempo versano in condizioni critiche. Guardando al futuro, se la situazione non sarà risolta e la frammentazione dell’opposizione superata, il rischio è quello di un circolo vizioso: l’instabilità politica e la frammentazione dell’opposizione impediscono il cambiamento, mentre il governo continua a mantenere il potere a costo della legittimità».
Il Venezuela possiede enormi riserve di petrolio ma deve combattere contro una recessione senza precedenti con l’80% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà. Come spiegare questa contraddizione?
«Il Venezuela può essere considerato un vero e proprio esempio di “petrostato”, dove tutte le operazioni legate alla commodity, dall’estrazione alla vendita, passando per la lavorazione e il trattamento del petrolio, costituiscono la quasi totalità delle entrate statali (circa due terzi nel 2023). Per decenni, il Paese ha fatto affidamento quasi esclusivamente sull’esportazione di greggio, ma questa dipendenza ha reso l’economia vulnerabile alle fluttuazioni del mercato, e il crollo dei prezzi nel 2014 ha drasticamente ridotto le entrate statali, mettendo a nudo le fragilità di un sistema economico che poggiava interamente su un’unica risorsa. Le conseguenze sono state aggravate dalla gestione inefficiente dell’industria petrolifera nazionale, PDVSA (Petróleos de Venezuela, S.A.), dove la mancanza di investimenti in nuove tecnologie e un’amministrazione inadeguata hanno determinato un calo significativo della produzione. Sebbene il Paese detenga oggi le più grandi riserve petrolifere al mondo, i volumi di produzione sono ben lontani dai livelli storici, al punto che, attualmente, il Venezuela non rientra nemmeno più tra i primi dieci Paesi produttori di petrolio. La vera contraddizione sta nel fatto che la ricchezza petrolifera del Paese si è ritorta contro Caracas, diventando non una fonte di guadagno, ma più una trappola a causa della dipendenza eccessiva, della cattiva gestione e della mancanza di visione strategica nella pianificazione economica».
Maduro rivendica un calo dell’inflazione al 48% e il ritorno alla crescita economica in Venezuela, contemporaneamente ha anche annunciato misure per incentivare produzione ed esportazioni. Qual è la fotografia dell’attuale situazione economia del paese? Quali previsioni per il futuro?
«Il quadro economico del Venezuela si mostra oggi ambivalente, con segnali di ripresa che si intrecciano a problematiche strutturali ben radicate e ancora irrisolte. Oltre al calo dell’inflazione, il Paese ha registrato una crescita del PIL del 9% nel 2024, accompagnata da un raddoppio delle entrate fiscali rispetto all’anno precedente. Tuttavia, è importante sottolineare che questi dati provengono dalle fonti governative, e vanno quindi considerate nel contesto della complessa e spesso opaca rappresentazione dell’economia da parte del Venezuela: in questo senso, i dati di Maduro sul Pil contrastano con quelli della Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi (Cepal), che stima una crescita più moderata, pari al 6,2%. Maduro ha annunciato un incremento delle esportazioni e misure volte a incentivare la produzione nazionale, tra cui agevolazioni per attrarre investimenti esteri e una maggiore apertura verso il settore privato. Questo, unito all’allentamento di alcune sanzioni statunitensi e a un aumento dei prezzi del petrolio, ha contribuito al miglioramento di alcune metriche economiche. La produzione petrolifera ha mostrato lievi segni di recupero, ma rimane ben lontana dai livelli necessari per rilanciare in modo duraturo l’economia. Guardando al futuro, il panorama rimane incerto. Se, da un lato, i segnali di ripresa potrebbero rappresentare l’inizio di un percorso di stabilizzazione, dall’altro la mancanza di riforme strutturali rischia di compromettere la sostenibilità della crescita».
La conclusione dell’analisi di Debach è chiara: la corruzione, l’inefficienza del sistema economico e l’instabilità politica continuano a rappresentare barriere cruciali, mentre la persistente emigrazione di massa, che priva il Paese di risorse qualificate, limita ulteriormente le prospettive di sviluppo.
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