Quattro anni fa ci lasciava “Cala” Cimenti

Generoso e romantico. Fortissimo alpinista e sciatore. Una valanga sulle montagne di casa spezzò i suoi sogni l’otto febbraio 2021 L'articolo Quattro anni fa ci lasciava “Cala” Cimenti proviene da Montagna.TV.

Feb 8, 2025 - 08:43
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Quattro anni fa ci lasciava “Cala” Cimenti

Amava Erika, più di ogni altra cosa, e amava la montagna. Amava la sensazione della neve sotto gli sci e quella che si prova a ottomila metri, quando disegni le prime curve dopo esserti conquistato il diritto di poterlo fare dal tetto del mondo. Era un romantico Carlalberto Cimenti, “Cala” per gli amici e per il mondo dell’alpinismo. Se n’è andato in un pomeriggio qualsiasi, sulle montagne di casa, travolto da una valanga a Sauze di Cesana insieme all’amico Patrick Negro.

Per lui la montagna era uno stile di vita iniziato con la salita del Monte Bianco a soli 12 anni. È stato il papà, Charlie, ad avvicinarlo a questo mondo, a fargli vivere avventure incredibili e ad appassionarlo alla vita. Dopo il punto più alto delle Alpi nell’adolescenza sono venute esperienze sull’Ojos del Salado, sul Kilimangiaro e ancora sulle montagne di seimila metri del Nepal. Gli Ottomila sono arrivati più tardi, con la maturità quando ha compreso che poteva essere fattibile e che forse non erano così distanti. Nato il 14 febbraio 1975, a Torino, avvicina il suo primo colosso himalayano nel 2005. Ha 30 anni quando tocca la cima del Cho Oyu, poi eccolo misurarsi sull’Ama Dablam in velocità e in pieno periodo monsonico. Sale e scende in 26 ore, tempo record. Nel 2011 porta con se gli sci e si cimenta sul Manaslu, tracciandovi curve indelebili. In tre anni, dal 2013 al 2015, porta a compimento la salita dei cinque Settemila dell’ex Unione Sovietica per poi scenderli con gli sci. È il primo, e per ora unico, italiano a riuscirci guadagnandosi l’onorificenza di Snow Leopard.

Nell’autunno 2017 ritorna agli ottomila, affrontando il Dhaulagiri con gli sci. Raggiunge la vetta, poi scia da circa settemila metri. L’anno successivo tocca all’ancora da sciare Laila Peak, sfortunatamente ci riescono pochi giorni prima alcuni francesi, ma quando Cala traccia le sue curve sul ripido versante del seimila pakistano è come se fossero le prime e il leopardo brilla di gioia. Ma è nel 2019 che compie qualcosa di veramente notevole, prima il Nanga Parbat salito per la via Kinshofer e sceso con gli sci, poi salita e discesa dell’inviolato Gasherbrum VII e il soccorso all’amico, e compagno di cordata, Francesco Cassardo rimasto coinvolto in un grave incidente sulla montagna. Cala ha vegliato al suo fianco giorno e notte, accudendolo e confortandolo in attesa che arrivassero i soccorsi per portarlo in salvo.

Poi l’assurdo 2020, il coronavirus, la guarigione, l’Italia in bicicletta. L’8 febbraio 2021, la tragedia. A volte non basta l’esperienza per portare a casa la pelle e in quella giornata di sole spazzata da una leggera brezza abbiamo pianto l’ultima sciata del leopardo delle nevi. 

Articolo già pubblicato, aggiornato dalla redazione di Montagna tv il 5 febbraio 2025

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