Olimpiade, la madre di Alessandro Magno
L'immagine più comune di Olimpiade è quella di una donna dal carattere impulsivo che, spinta dall'ira e dal risentimento, suscitò la diffidenza e il sospetto del figlio nei confronti del padre Filippo, ne tramò l'assassinio e poi eliminò con estrema ferocia e crudeltà tutti i rivali che le si frapponevano.Tale immagine è piuttosto il risultato di una serie di pregiudizi culturali e di genere, nonché degli echi della propaganda ostile orchestrata contro di lei dopo la morte di Alessandro Magno e la scomparsa dell'ultimo discendente diretto del conquistatore.Anche la sua condizione di donna quasi-barbara ebbe un peso. Non solo proveniva dall'Epiro (territorio compreso tra l'attuale Grecia e l'Albania), ma suo marito era re di Macedonia, il che costituiva un doppio stigma agli occhi dei greci meridionali, come gli ateniesi, che non accettarono mai pienamente i popoli più settentrionali della penisola balcanica nella loro orbita culturale.D'altra parte, alcune delle azioni crudeli di Filippo e Alessandro non hanno ricevuto la stessa riprovazione morale di quelle di Olimpiade. Nell'immaginario greco, la regina divenne la rievocazione vivente delle femmes fatales del mito come Clitennestra, che ammazzò il marito Agamennone, o Medea, che uccise i figli per ripicca nei confronti di Giasone, che l'aveva abbandonata.La maggior parte delle informazioni disponibili sulla regina è costituita da dicerie e aneddoti, per lo più non comprovati. La vera Olimpiade visse la maggior parte della sua vita all'ombra del marito, Filippo II di Macedonia, e del figlio Alessandro, e abbiamo poche informazioni affidabili su di lei. Non sappiamo nemmeno che aspetto avesse, poiché non esistono descrizioni del suo fisico e non sono sopravvissute immagini contemporanee.La sua statua all'interno del Filippeo, l'edificio circolare che Filippo II fece costruire a Olimpia come testimonianza della gloria quasi divina della sua dinastia, non è giunta fino a noi. Le sue uniche immagini sono quella che figura su uno dei grandi medaglioni d'oro ritrovati ad Aboukir (Egitto), risalente all'epoca dell'imperatore Caracalla, e quelle di due famosi cammei.Non possediamo nemmeno l'ampia corrispondenza che intrattenne con il figlio, come riportato da autori come Plutarco, anche se molto probabilmente si tratta di lettere fittizie che circolavano all'epoca come parte della leggenda del conquistatore macedone.Una vita emozionantePolissena, Mirtale, Olimpiade e Stratonice: sono tutti nomi che assunse e che rivelano chiaramente le circostanze di una biografia movimentata ed eccezionale. Polissena fu il suo primo nome. Precocemente orfana del re epirota Neottolemo, la giovane fu trasformata in merce di scambio per tessere alleanze straniere dallo zio Aribba, che occupò il trono.Polissena sposò Filippo II, che fece della Macedonia una delle grandi potenze del suo tempo attraverso una continua espansione territoriale, in cui le alleanze matrimoniali giocarono un ruolo di primo piano. In seguito prese altri due nomi: Mirtale, quando si sposò, e Olimpiade, quando uno dei cavalli del marito vinse ai giochi olimpici.Moglie fuori dal comuneI rapporti personali che Olimpiade ebbe con Filipposono quasi del tutto sconosciuti. Plutarco cita il loro primo incontro durante i misteri di Samotracia, dove s'innamorarono, ma sottolinea anche il loro successivo allontanamento, inizialmente dovuto alla strana pratica della regina di ospitare serpenti addomesticati nel letto coniugale (il serpente era legato ai culti orgiastici in onore di Dioniso praticati dalle baccanti). La distanza tra i due fu accresciuta dal risentimento e dall'odio che le scappatelle amorose del marito suscitavano in Olimpiade.Sicuramente il palazzo reale non era l'ambiente più propizio per la manifestazione degli affetti familiari, viste le ripetute assenze di Filippo durante le sue continue campagne di conquista e l'inevitabile dispersione di attenzioni che la poligamia comportava.Olimpiade divenne una moglie come tante, costretta a condividere lo spazio con le altre consorti reali in una corte in cui prevaleva la competizione per produrre un figlio maschio in grado di diventare il legittimo erede al trono. Tuttavia, la sua situazione si rivelò vantaggiosa a causa della sterilità delle altre mogli o del fatto che avevano generato solo figlie femmine.La responsabilità di Olimpiade nell'idea dell'origine divina di Alessandro come figlio di Zeus-Amon (che lo avrebbe generato sotto forma di serpente), che avrebbe rivestito una grande importanza per Alessandro, è tutt'altro che chiara. Plutarco offre due resoconti contraddittori al riguardo. Secondo uno di questi, quando Alessandro partì per affrontare l'impero persiano Olimpiade gli disse segretamente la verità sulla sua nascita, esortandolo a mostrare un carattere degno della sua vera origine.Tuttavia, lo stesso Plutarco racconta che altri autori scagionarono Olimpiade da questa accusa, che lei stessa negava. La sua responsabilità nella vicenda si confonde
L'immagine più comune di Olimpiade è quella di una donna dal carattere impulsivo che, spinta dall'ira e dal risentimento, suscitò la diffidenza e il sospetto del figlio nei confronti del padre Filippo, ne tramò l'assassinio e poi eliminò con estrema ferocia e crudeltà tutti i rivali che le si frapponevano.
Tale immagine è piuttosto il risultato di una serie di pregiudizi culturali e di genere, nonché degli echi della propaganda ostile orchestrata contro di lei dopo la morte di Alessandro Magno e la scomparsa dell'ultimo discendente diretto del conquistatore.
Anche la sua condizione di donna quasi-barbara ebbe un peso. Non solo proveniva dall'Epiro (territorio compreso tra l'attuale Grecia e l'Albania), ma suo marito era re di Macedonia, il che costituiva un doppio stigma agli occhi dei greci meridionali, come gli ateniesi, che non accettarono mai pienamente i popoli più settentrionali della penisola balcanica nella loro orbita culturale.
D'altra parte, alcune delle azioni crudeli di Filippo e Alessandro non hanno ricevuto la stessa riprovazione morale di quelle di Olimpiade. Nell'immaginario greco, la regina divenne la rievocazione vivente delle femmes fatales del mito come Clitennestra, che ammazzò il marito Agamennone, o Medea, che uccise i figli per ripicca nei confronti di Giasone, che l'aveva abbandonata.
La maggior parte delle informazioni disponibili sulla regina è costituita da dicerie e aneddoti, per lo più non comprovati. La vera Olimpiade visse la maggior parte della sua vita all'ombra del marito, Filippo II di Macedonia, e del figlio Alessandro, e abbiamo poche informazioni affidabili su di lei. Non sappiamo nemmeno che aspetto avesse, poiché non esistono descrizioni del suo fisico e non sono sopravvissute immagini contemporanee.
La sua statua all'interno del Filippeo, l'edificio circolare che Filippo II fece costruire a Olimpia come testimonianza della gloria quasi divina della sua dinastia, non è giunta fino a noi. Le sue uniche immagini sono quella che figura su uno dei grandi medaglioni d'oro ritrovati ad Aboukir (Egitto), risalente all'epoca dell'imperatore Caracalla, e quelle di due famosi cammei.
Non possediamo nemmeno l'ampia corrispondenza che intrattenne con il figlio, come riportato da autori come Plutarco, anche se molto probabilmente si tratta di lettere fittizie che circolavano all'epoca come parte della leggenda del conquistatore macedone.
Una vita emozionante
Polissena, Mirtale, Olimpiade e Stratonice: sono tutti nomi che assunse e che rivelano chiaramente le circostanze di una biografia movimentata ed eccezionale. Polissena fu il suo primo nome. Precocemente orfana del re epirota Neottolemo, la giovane fu trasformata in merce di scambio per tessere alleanze straniere dallo zio Aribba, che occupò il trono.
Polissena sposò Filippo II, che fece della Macedonia una delle grandi potenze del suo tempo attraverso una continua espansione territoriale, in cui le alleanze matrimoniali giocarono un ruolo di primo piano. In seguito prese altri due nomi: Mirtale, quando si sposò, e Olimpiade, quando uno dei cavalli del marito vinse ai giochi olimpici.
Moglie fuori dal comune
I rapporti personali che Olimpiade ebbe con Filipposono quasi del tutto sconosciuti. Plutarco cita il loro primo incontro durante i misteri di Samotracia, dove s'innamorarono, ma sottolinea anche il loro successivo allontanamento, inizialmente dovuto alla strana pratica della regina di ospitare serpenti addomesticati nel letto coniugale (il serpente era legato ai culti orgiastici in onore di Dioniso praticati dalle baccanti). La distanza tra i due fu accresciuta dal risentimento e dall'odio che le scappatelle amorose del marito suscitavano in Olimpiade.
Sicuramente il palazzo reale non era l'ambiente più propizio per la manifestazione degli affetti familiari, viste le ripetute assenze di Filippo durante le sue continue campagne di conquista e l'inevitabile dispersione di attenzioni che la poligamia comportava.
Olimpiade divenne una moglie come tante, costretta a condividere lo spazio con le altre consorti reali in una corte in cui prevaleva la competizione per produrre un figlio maschio in grado di diventare il legittimo erede al trono. Tuttavia, la sua situazione si rivelò vantaggiosa a causa della sterilità delle altre mogli o del fatto che avevano generato solo figlie femmine.
La responsabilità di Olimpiade nell'idea dell'origine divina di Alessandro come figlio di Zeus-Amon (che lo avrebbe generato sotto forma di serpente), che avrebbe rivestito una grande importanza per Alessandro, è tutt'altro che chiara. Plutarco offre due resoconti contraddittori al riguardo. Secondo uno di questi, quando Alessandro partì per affrontare l'impero persiano Olimpiade gli disse segretamente la verità sulla sua nascita, esortandolo a mostrare un carattere degno della sua vera origine.
Tuttavia, lo stesso Plutarco racconta che altri autori scagionarono Olimpiade da questa accusa, che lei stessa negava. La sua responsabilità nella vicenda si confonde quindi in un disegno confuso di attività orgiastiche e d'interessi propagandistici di Filippo e Alessandro. Quello di Filippo, attraverso il sogno del re in cui egli stesso segnava il grembo della moglie con un sigillo che recava l'immagine di un leone; e quello di Alessandro, attraverso le predizioni fatte a posteriori sulla sua nascita.
L'unico maschio che minacciava la posizione di Alessandro come erede al trono era Arrideo, figlio della tessala Filinna e di età simile, che però fu immediatamente escluso a causa della sua manifesta inadeguatezza mentale al compito. L'accusa che Olimpiade avesse causato la malattia di Arrideo attraverso l'ingestione di veleno fa forse parte della campagna diffamatoria contro di lei, ma riflette la tensione tra le mogli del monarca per il primato.
Poiché la successione nella monarchia macedone non seguiva il principio della primogenitura, l'erede scelto inizialmente poteva non rimanere tale se le circostanze cambiavano. Il possibile coinvolgimento di Olimpiade nell'assassinio di Filippo (pur con tutte le incertezze del caso) rivela l'apparente ostilità di Olimpiade nei confronti del marito e l'urgenza di far posto al figlio come nuovo monarca di fronte alle minacce al suo status di erede.
Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!
Madre dominatrice
Anche il rapporto di Olimpiade con Alessandro non era privo di ombre e incertezze, nonostante l'apparente affetto e la stretta collaborazione che li univa. I due erano legati da una complicità obbligata, poiché la posizione della regina a corte dipendeva dallo status di erede del figlio, e questi aveva nella madre il suo miglior difensore, la persona più interessata a favorire le sue aspirazioni.
La loro stretta relazione fu favorita anche dalle frequenti assenze di Filippo durante le sue campagne e dall'inevitabile dispersione del re dai suoi doveri parentali e coniugali, data l'esistenza di altre mogli in grado di generare nuova prole.
Olimpiade e Alessandro erano legati da una complicità obbligata, poiché la posizione della regina a corte dipendeva dallo status di erede del figlio
Olimpiade intervenne attivamente nell'educazione del figlio, nominando il suo parente Leonida come precettore incaricato di controllare il resto delle persone coinvolte nell'educazione del giovane principe. Plutarco attribuisce a Olimpiade un'influenza decisiva sull'atteggiamento sospettoso del figlio nei confronti di Filippo, motivata dalla gelosia e dalla rabbia per la politica matrimoniale del marito e per le sue continue relazioni amorose.
Madre e figlio andarono in esilio volontario in seguito agli insulti dello zio e protettore di una nuova moglie di Filippo, che definì Alessandro un bastardo; nonostante l'apparente riconciliazione che ne seguì, i sospetti continuarono. Olimpiade viene quindi individuata come una delle principali istigatrici dell'interferenza di Alessandro nei piani di Filippo. Quest'ultimo intendeva far sposare Arrideo con la figlia di Pissodaro, il potente satrapo della Caria, e Olimpiade insistette perché il figlio sostituisse il fratellastro come candidato alla mano della nobildonna persiana.
Olimpiade ordì anche piani con il fratello, re dell'Epiro, per muovere guerra alla Macedonia, ma Filippo sventò il tentativo facendo sposare Cleopatra - figlia sua e di Olimpiade (e quindi sorella di Alessandro) - con il monarca epirota, che divenne così genero e cognato del sovrano macedone. Per quanto riguarda il possibile coinvolgimento di Alessandro nell'assassinio di Filippo durante la cerimonia nuziale, è difficile immaginare che egli fosse completamente all'oscuro delle intenzioni della madre.
Alessandro dimostrò la sua devozione filiale nei confronti della madre nel corso della lunga campagna d'Asia, come rivelano il continuo invio di doni dal bottino di guerra, la frequente corrispondenza e l'intenzione di farne una divinità alla fine dei suoi giorni.
Ma Plutarco riporta anche la costante ingerenza di Olimpiade nell'attività di governo attraverso il confronto con il generale Antipatro, che Alessandro aveva lasciato a capo degli affari greci durante le sue conquiste e che si lamentava con il re per lettera dell'atteggiamento della madre. Lo storico greco registra anche l'intromissione di Olimpiade nelle relazioni personali del figlio, entrando persino in conflitto con il suo più caro amico, Efestione.
E sebbene Alessandro la tenesse sempre fuori dalla conduzione degli affari politici e militari, era comunque sensibile ad alcune delle sue lamentele, come rivela il suo presunto commento ad Antipatro sul fatto che una sola lacrima di Olimpiade aveva il potere di cancellare un'intera serie di lettere contro di lei.
Le iscrizioni e alcune testimonianze contemporanee attestano la posizione egemonica di Olimpiade in Grecia mentre Alessandro combatteva in Asia. Nel 333 a.C., per esempio, la regina fece offerte ad Atene alla dea Igea (la personificazione della salute), probabilmente in favore del figlio, e poco dopo, nel 331/330 a.C., al santuario di Delfi.
Accanto a questo costante coinvolgimento religioso, ci sono indicazioni sul suo ruolo politico. Il suo nome compare insieme a quello della figlia Cleopatra tra i destinatari delle donazioni di grano fatte da Cirene in tempi di scarsità. Le due donne sono citate solo per nome e Olimpiade due volte, quindi sembra che agissero come vere e proprie rappresentanti dello stato.
L'oratore Iperide la cita anche in un discorso contemporaneo in cui dichiara il suo completo dominio sul paese dei molossi, terra d'origine della regina, e la menziona quando accusa alcuni politici ateniesidi collusione con il nemico macedone.
Olimpiade fu una donna eccezionale per il suo tempo, emergendo con forza in un contesto storico ostile, incapace di guardare ai suoi interventi con simpatia o obiettività. Nonostante i pregiudizi e i travisamenti, la grandezza della sua figura splende ancora con forza in scene memorabili come quella in cui, vestita da baccante, si contrappose alla sua rivale, Adea Euridice, moglie di Arrideo e figlia di un'altra moglie di Filippo, le cui truppe la abbandonarono in seguito alla visione della regina, o quella della sua morte, che affrontò nobilmente senza lasciar trapelare alcun lamento, tradendo così le aspettative relative alla sua condizione di donna.
Infine, dopo la morte del figlio, difese gli interessi dinastici del nipote in un contesto assai poco favorevole: quello delle eccessive ambizioni dei generali superstiti di Alessandro, che aspiravano più o meno apertamente a prenderne il posto. La sua eliminazione, indotta da uno di questi spietati contendenti, Cassandro, segna la fine di una vita piena di apparenti frustrazioni, che culminò in modo epico e tragico con la sua impavida resa nelle mani dei suoi assassini.
Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!