Aviaria, bovini infettati in Nevada con il virus che ha ucciso uomo in Louisiana e ridotto in fin di vita 15enne in Canada
Fino a questo momento l'epidemia trai bovini con una settantina di casi umani registrati, perlopiù tra lavoratori del settore, non ha destato particolari preoccupazioni nei Cdc L'articolo Aviaria, bovini infettati in Nevada con il virus che ha ucciso uomo in Louisiana e ridotto in fin di vita 15enne in Canada proviene da Il Fatto Quotidiano.
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C’è una nuova allerta in Usa per l’influenza aviaria. I bovini da latte in Nevada sono state infettate da un altro ceppo del virus, diverso da quella che imperversava nelle mandrie dalla primavera scorsa. Sono stati diversi gli Stati colpiti in precedenza, in particolare la California che ha dovuto dichiarare lo stato d’emergenza. È stato il Washington Post a rivelare quanto rilevato dal Dipartimento dell’agricoltura. Fino a questo momento l’epidemia trai bovini con una settantina di casi umani registrati, perlopiù tra lavoratori del settore, non ha destato particolari preoccupazioni nei Cdc (Centers for Disease Control and Prevention)
La scoperta solleva interrogativi sulle prime ipotesi dei funzionari federali secondo cui l’epidemia è iniziata quando il virus è passato dagli uccelli alle mucche nella zona del Texas Panhandle l’anno scorso. Ciò suggerisce che le mucche potrebbero essere più suscettibili all’H5N1 di quanto si sapesse in precedenza e che gli esperti non saprebbero ancora come il virus si stia diffondendo nei bovini. Un fattore, quest’ultimo, che “aumenta il rischio di gravi malattie per i lavoratori delle aziende agricole contagiati dall’ esposizione ad animali infetti”, come ha affermato Seema Lakdawala, virologa presso l’Università di Emory.
A suo parere la scoperta suggerisce che questa versione del virus potrebbe causare malattie più gravi. Tale versione, predominante negli uccelli selvatici e in altri mammiferi e che poi si è riversata nel pollame, è stata rilevata in due gravi casi umani in Nord America: un uomo della Louisiana morto a gennaio (il primo decesso per influenza aviaria negli Stati Uniti) e una adolescente canadese che è stata ricoverata in ospedale per più di due mesi tra la vita e la morte e che è stata dimessa a gennaio.
Per settimane le condizioni della 15enne sono rimaste stabili ma critiche. Secondo un articolo del New England Journal of Medicine firmato dai funzionari sanitari della Columbia Britannica, la ragazzina è arrivata al British Columbia Children’s Hospital di Vancouver con insufficienza respiratoria, polmonite al polmone sinistro, danni ai reni, una bassa conta piastrinica e un livello inferiore alla norma di leucociti anti-malarici nel sangue. Per diversi giorni la ragazzina è stata ricoverata in rianimazione. La fonte della sua esposizione al virus H5N1 non è stata ancora determinata. L’analisi filogenetica condotta dagli scienziati canadesi – nelle settimane precedenti – mostrava che il campione della paziente presentava differenze con quelli analizzati dal virus del pollame colpito in Canada ed era strettamente correlato anche se ma non identico ai campioni di due oche trovate morte nella Fraser Valley della Columbia Britannica all’inizio di ottobre. Fraser Valley è l’area di provenienza della paziente. L’ipotesi quindi è che esista una fonte intermedia, come un altro uccello selvatico o un animale. I test sul paziente deceduto in Usa hanno ora confermato che la forma di virus che ha infettato il paziente è di tipo D1.1, che circola negli uccelli ed era stata responsabile dei recenti casi umani in Canada – compreso l’adolescente canadese.
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