Mutilazioni genitali femminili, quattro milioni di donne colpite ogni anno. Onu: “Porre fine a questa barbara violazione dei diritti”

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato: "Le mutilazioni genitali femminili sono un atroce atto di violenza di genere, una pratica abominevole, una delle manifestazioni più brutali della disuguaglianza". Rughetti (Amref): "La lotta contro le MGF non è solo una battaglia per il diritto alla salute e alla libertà, ma per un cambiamento culturale profondo" L'articolo Mutilazioni genitali femminili, quattro milioni di donne colpite ogni anno. Onu: “Porre fine a questa barbara violazione dei diritti” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 6, 2025 - 19:44
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Mutilazioni genitali femminili, quattro milioni di donne colpite ogni anno. Onu: “Porre fine a questa barbara violazione dei diritti”

Secondo l’Onu, ogni anno più di due milioni di bambine nel mondo subiscono mutilazioni genitali femminili prima del loro quinto compleanno. E quattro milioni di ragazze ogni anno, come ricorda la ong Amref. Sono oltre 230 milioni le donne che hanno già subito questa pratica e che oggi 6 febbraio, Giornata mondiale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili (MGF), vengono ricordate perché si riaffermi l’impegno globale e quotidiano a contrastare una gravissima violazione dei diritti umani.

Queste procedure comportano l’alterazione o il danneggiamento dei genitali di una donna per motivi non medici. Sebbene concentrata principalmente in 30 paesi dell’Africa e del Medio Oriente, la pratica delle mutilazioni genitali femminili, secondo l’Onu, è un problema universale. Persiste anche in alcuni paesi dell’Asia e dell’America Latina, così come tra le popolazioni immigrate che vivono in Europa occidentale, Nord America, Australia e Nuova Zelanda. Come ricorda Amref, questi sono alcuni dei dati europei: Regno Unito (137.000), Francia (125.000) e Italia sono i Paesi con il maggior numero di donne e ragazze che hanno subito questa violenza. In Italia, si stima che siano 87.600 le donne che hanno subito le MGF, mentre 7.600 minorenni e 4.600 ragazze sono in pericolo. E, sebbene negli ultimi anni, la prevalenza di questi interventi sia diminuita a livello globale e una ragazza abbia tre volte meno probabilità di subire mutilazioni genitali rispetto a 30 anni fa, si stima che 27 milioni di ragazze saranno a rischio nei prossimi cinque anni se non si accelererà l’azione di contrasto contro questa pratica, i cui costi sanitari per le sopravvissute sono stimati in 1,4 miliardi di dollari ogni anno.

Le ragazze che subiscono mutilazioni genitali femminili affrontano complicazioni come forti dolori, sanguinamento eccessivo, infezioni e difficoltà a urinare, nonché conseguenze a lungo termine per la loro salute sessuale e riproduttiva e la salute mentale. Nella Giornata internazionale tolleranza zero contro le mutilazione genitali femminili, l’Onu invita a mettere in atto sforzi coordinati e sistematici, che coinvolgano un’intera comunità, concentrandosi sui diritti umani, sull’uguaglianza di genere e sull’educazione sessuale. Per eliminare questa pratica entro il 2030, rileva l’Onu, i progressi da fare devono essere almeno dieci volte più rapidi. In occasione della Giornata internazionale il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato: “Le mutilazioni genitali femminili sono un atroce atto di violenza di genere, una pratica abominevole, una delle manifestazioni più brutali della disuguaglianza: infliggono ferite fisiche e psicologiche profonde e irreversibili, creano rischi mortali per la salute e violano il diritto delle donne e delle ragazze di controllare il proprio corpo e di vivere in sicurezza e dignità. E’ urgente, e per di più possibile, porre fine a questa barbara violazione dei diritti umani. Uniamo le forze per consegnare le mutilazioni genitali femminili alla pattumiera della storia e per garantire che tutte le donne e le ragazze di tutto il mondo abbiano una salute migliore, un futuro più giusto”.

Anche Amref invoca un necessario impegno globale. E una chiave fondamentale di questo cambiamento è la mobilitazione dei giovani, sia in Africa che in qualsiasi comunità del mondo. La ong, propio partendo dall’esperienza africana, ha sviluppato in Italia il movimento Youth in Action (Y-ACT), una rete di 31 giovani attivisti con background migratorio che, in un anno, ha realizzato oltre 300 azioni tra Roma, Milano, Torino e Padova. Il Progetto Y-ACT, cofinanziato dall’Unione Europea (CERV – DAPHNE), vede Amref come capofila e come partner l’Associazione Le Réseau, il Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane (CONNGI) e l’Università di Milano Bicocca. Questo percorso ha coinvolto più di 50 adulti e leader delle comunità, raggiungendo oltre 1.500 persone tra cittadini, istituzioni e operatori sociali. “Essere attivista”, ha dichiarato Jasmina El Shouraky, attivista di Milano per il progetto, “significa essere una voce per gli altri, soprattutto per le donne della mia comunità. Lo faccio con l’intenzione di creare uno spazio che avvantaggi tutti, senza chiedere il permesso a nessuno. Questa libertà di essere è quella che voglio continuare a costruire, per me e per gli altri”. Amref lavora da anni per eliminare le MGF in diversi Paesi africani, tra cui Kenya, Tanzania, Etiopia, Uganda, Malawi e Senegal. Solo negli ultimi tre anni, oltre 500.000 donne e ragazze hanno beneficiato dei programmi di sensibilizzazione, educazione e supporto alle sopravvissute. L’organizzazione collabora con istituzioni e comunità locali per promuovere percorsi di abbandono della pratica, migliorando l’accesso ai servizi sanitari e formando operatori sanitari e leader comunitari.

Amref ha diffuso un video con alcune testimonianze, tra cui Sabina Lakara, giovane Maasai attivista contro le MGF in Kenya: “Da piccola ho visto tante ragazze soffrire per il taglio e poi essere costrette a sposare uomini più grandi”, ha dichiarato. “Questo mi ha terrorizzata! Grazie all’incontro con Amref, ho capito i rischi delle MGF e ho deciso di oppormi. Mio padre ha reagito con rabbia e ha smesso di pagarmi la scuola. Ma io ho resistito. Oggi, grazie all’istruzione e al supporto della mia comunità, sono riuscita a salvare più di 10 ragazze dal taglio e dal matrimonio precoce. Il cambiamento è possibile, dobbiamo solo iniziare!”. Roberta Rughetti, vicedirettrice di Amref Italia ha aggiunto: “La lotta contro le MGF non è solo una battaglia per il diritto alla salute e alla libertà, ma per un cambiamento culturale profondo”, ha detto. “I giovani sono i veri protagonisti di questa rivoluzione: la loro voce è nelle richieste del Manifesto Y-ACT, portato al Parlamento Europeo dopo un percorso che ha coinvolto quattro città italiane. In particolare, una delle istanze fondamentali riguarda il dialogo intergenerazionale, perché solo creando spazi di confronto tra generazioni possiamo abbattere i tabù e cambiare davvero il futuro delle donne”. Un manifesto presentato nel cuore del Parlamento Europeo, che ribadisce l’essenza di un impegno che coinvolge tutte le generazioni, ma che vede nei giovani il motore di un cambiamento radicale e sostenibile.

Nelle scorse ore si è espressa anche la commissione Ue e l’Alta Rappresentante Kaja Kallas ribadendo l’impegno per eradicare a livello globale la pratica le mutilazioni genitali femminili, una “violazione dei diritti umani e una forma di violenza inaccettabile contro donne e ragazze”. “Si tratta di un mezzo per affermare il dominio e il controllo sociale sulle donne e sulle ragazze. Questa pratica ha gravi conseguenze fisiche e psicologiche che durano per tutta la vita. Non esiste alcuna giustificazione medica o etica per essa, e non ha posto in nessuna società”, si legge nel comunicato dell’esecutivo Ue. Con la Direttiva del 2024 sulla violenza contro le donne, l’Ue ha chiesto agli Stati membri di criminalizzare questa pratica e istituire misure di prevenzione e sostegno per le vittime.

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