Tutto (o quasi) su DeepSeek
Opinioni, commenti e analisi su DeepSeek, il sofware made in China di una piccolissima startup cinese che ha mandato in ansia le Big Tech americane, da OpenAi a Nvidia
Opinioni, commenti e analisi su DeepSeek, il sofware made in China di una piccolissima startup cinese che ha mandato in ansia le Big Tech americane, da OpenAi a Nvidia
L’annuncio di un nuovo software di intelligenza artificiale made in China ha sconquassato il comparto hi-tech e le Borse ma, soprattutto, ridestato sui social quella parte del mondo in cui insolitamente si incappa meno, quando si fa una ricerca. Basta cercare DeepSeek (questo il nome dell’Ai di Liang Wenfeng che di colpo sembra aver ridimensionato la portata di ChatGpt) per rendersi conto che a scriverne – con un certo entusiasmo – sono soprattutto analisti ed esperti orientali.
RIP ChatGPT?
DeepSeek R1 dropped a few days ago, and it’s already rewriting the rules of AI.
18 jaw-dropping examples you don’t want to miss (#4 will blow your mind): pic.twitter.com/FPgS5VgcvI
— Shruti Mishra (@heyshrutimishra) January 26, 2025
DeepSeek sembra insomma aver suonato la carica a un intero ecosistema che non vedeva l’ora di dimostrare al mondo che la centralità della Silicon Valley nel panorama dell’alta tecnologia è ormai solo frutto del solito egocentrismo occidentale.
DeepSeek R1 just broke the Internet, and people are going crazy over it.
SPOILER: ChatGPT is now falling behind.
13 WILD examples so far (Don’t miss the 5th one): pic.twitter.com/449klVA32A
— Poonam Soni (@CodeByPoonam) January 27, 2025
LE PREOCCUPAZIONI OCCIDENTALI
Come sono costretti ad ammettere anche diversi osservatori dalle nostre latitudini. Fanno particolarmente rumore i tweet Marc Andreessen, uno dei nomi più noti del panorama tech e VC negli Usa, per il quale il modello R1 è “una delle innovazioni più sorprendenti e impressionanti” che ricordi dai tempi della corsa allo spazio e, in quanto open source “un dono meraviglioso al mondo”. Del resto è proprio la sua natura gratis a spaventare e a far crollare il valore degli algoritmi chiusi dietro al lucchetto.
In my book AI Superpowers, I predicted that US will lead breakthroughs, but China will be better and faster in engineering. Many people simplified that to be “China will beat US”. And many claimed I was wrong with GenAI. With the recent Deepseek releases, I feel vindicated. pic.twitter.com/f3FujcDypr
— Kai-Fu Lee (@kaifulee) January 27, 2025
Tanti altri commentatori anglofoni, invece, insistono sul rischio di consegnare i propri dati e quelli che si deciderà di dare in pasto alla macchina durante l’utilizzo a una software house cinese, data l’ingerenza del partito comunista al potere nel settore industriale, hi-tech in primis.
Just fyi, @deepseek_ai collects your IP, keystroke patterns, device info, etc etc, and stores it in China, where all that data is vulnerable to arbitrary requisition from the State.
From their own privacy policy: pic.twitter.com/wueJokHcn3
— Luke de Pulford (@lukedepulford) January 27, 2025
GLI SBAGLI STRATEGICI USA
L’ex direttore funzione Innovability del Gruppo Enel Ernesto Ciorra, sempre molto attento a questi temi, pone l’attenzione su un profilo diverso, imputando al Nord America scelte che ora rischiano di costringerla a giocare in difesa: “E’ stata sbagliatissima la scelta di Biden (che non si sa se sarà confermata da Trump) di proibire la vendita di tecnologie di Ai a tanti Paesi (a partire dalla Cina)”, scrive sul suo LinkedIn.
Questo perché “la superiorità tecnologica Usa deriva da cervelli che arrivano da tutto il mondo per lavorare per le aziende più grandi ed innovative dell’Ai, che sono in Silicon Valley. Lo stesso Ceo e founder di Nvidia viene da Taiwan. Senza i cervelli esteri gli Usa non sarebbero i leader”, sottolinea, aggiungendo: ” questi cervelli vanno in Usa perché ci sono condizioni culturali (libertà), economiche (soldi da investire) e geopolitiche (sono il leader mondiale) e perché se diventi l’azienda leader lì, dopo puoi invadere i mercati mondiali”.
I’m a software engineering intern at the US Department of Defense.
This weekend I uploaded our codebase and all of my work documents to this cool new app called DeepSeek.
It’s been super helpful in helping me do my job! pic.twitter.com/dAo77lutAd
— Chris Bakke (@ChrisJBakke) January 26, 2025
Per Ciorra, inoltre, “la supremazia economica e la leadership derivano dalla possibilità di esportare i prodotti delle multinazionali Usa. Esportando si conseguono economie di scala, diminuiscono i costi, aumentano i margini e si puó investire di più in innovazione. E si diventa i più grandi al mondo”. Per questo – chiosa Ciorra – “limitando l’export i cervelli (e i finanziatori) andranno altrove”.
DEEPSEEK HA LA MEMORIA CORTA?
L’esperto di tecnologia Matteo Flora invece tocca un’altra questione di primaria importanza pubblicando un video in cui racconta come, chiedendo all’assistente animato da DeepSeek cosa sia successo a Piazza Tienanmen, l’Intelligenza artificiale made in China non dia una risposta, cercando perfino di sviare la conversazione.
Buy your stuff from Temu
Get your entertainment from TikTok
Get your knowledge from DeepSeek— Dr. Parik Patel, BA, CFA, ACCA Esq. (@ParikPatelCFA) January 27, 2025
Tra tanti commenti e spunti di riflessione, quello che sintetizza meglio lo sbigottimento occidentale è però di una pagina di meme che esiste principalmente – guarda caso – per burlarsi della stampa occidentale: Buy your stuff from Temu, get your entertainment from TikTok, get your knowledge from DeepSeek. Il 2025 si apre per l’Occidente con questa consapevolezza?
DEEPSEEK IN PILLOLE
“In primo luogo -ha scritto oggi Luca Tremolada, giornalista del Sole 24 ore esperto del ramo – è open source e quindi liberamente accessibile: può essere eseguito in locale su dispositivi meno potenti, come i computer portatili. Quello che lo rende diverso è che è in grado di competere con i modelli di reasoning più avanzati di OpenAI. Non solo. Il suo modello più potente, DeepSeek V3, presentato a dicembre, è un LLM (modello linguistico di grandi dimensioni) da 67 miliardi di parametri. Non è gigante: GPT-4, quello di OpenAI, dovrebbe avere superato i 100 trilioni di parametri. Se leggete il suo paper scientifico, scoprite però che per realizzarlo ci hanno speso poco meno di 6 milioni di dollari, almeno un decimo di quanto sarebbe costato GPT-4. Inoltre, è stato addestrato in soli due mesi e con risorse di calcolo inferiori a quelle utilizzate da Meta e OpenAI. La settimana scorsa è stato rilasciato DeepSeek-R1 Zero. Si confronta con o1 di OpenAI oppure con il nuovo Gemini 2.0 Flash Thinking Experimental di Google, perché simula una catena di pensieri. Detta più semplicemente, riflette prima di rispondere, simulando così il ragionamento di un essere umano”.