La zona d’interesse, la recensione (senza spoiler) del film di Jonathan Glazer

La zona d’interesse, ultimo film di Jonathan Glazer con Sandra Hüller e Christian Friedel, è disponibile alla visione in streaming su Sky e Now. Vincitore agli Oscar 2024 nella categoria Miglior Film Internazionale e Miglior Suono, è una pellicola liberamente ispirata all’omonimo romanzo di Martin Amis. Una storia raccapricciante, capace di scuotere profondamente e di ricordare […]

Gen 31, 2025 - 14:00
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La zona d’interesse, la recensione (senza spoiler) del film di Jonathan Glazer

La zona d’interesse, ultimo film di Jonathan Glazer con Sandra Hüller e Christian Friedel, è disponibile alla visione in streaming su Sky e Now. Vincitore agli Oscar 2024 nella categoria Miglior Film Internazionale e Miglior Suono, è una pellicola liberamente ispirata all’omonimo romanzo di Martin Amis. Una storia raccapricciante, capace di scuotere profondamente e di ricordare allo spettatore di non dimenticare mai le atrocità commesse ad Auschwitz. Un lungometraggio da non perdere per nessun motivo.

La zona di interesse, la recensione del film di Jonathan Glazer

La zona d’interesse è arrivato su Sky e Now per la giornata della memoria. Si tratta di un film drammatico che rappresenta un vero pugno nello stomaco dall’inizio alla fine. La trama segue la famiglia tedesca degli Höß: Rudolf, comandante delle SS, sua moglie Hedwig e i loro numerosi bambini. Vivono in una graziosa villetta con un rigoglioso giardino, ricco di piante e dotato di grande piscina. Ma l’orrore è a pochi metri: la loro casa infatti confina con il campo di concentramento di Auschwitz. Separati solamente da un muro, sembra bastare alla famiglia per ignorare (o fingere di farlo), le atrocità commesse a così poca distanza.

La regia di Jonathan Glazer segue con lentezza gli avvenimenti quotidiani di questa famiglia, apparentemente indifferente a ciò che accade intorno, focalizzandosi soprattutto su ciò che non viene mostrato, ma percepito attraverso i suoni. Il sonoro, infatti, genera continuamente delle immagini invisibili devastanti. Urla, silenzi, sparatorie, spesso ovattate ma costantemente presenti nella narrazione, completamente ignorate dai protagonisti. Persino quando il cielo si riempie del denso fumo dei forni durante la notte, i personaggi continuano ad agire come se non vedessero né sentissero ciò che accade a pochi metri dal loro giardino perfetto.

Anche gli spazi giocano un ruolo fondamentale. La famiglia Höß si muove con estrema facilità tra gli ambienti che, nonostante il verde del giardino, assumono un carattere claustrofobico, eterni vicini di un dolore ignorato.

La banalità del male

Il concetto di banalità del male, teorizzato dalla filosofa Hannah Arendt, è un tema cardine del film e riflette la prospettiva dei protagonisti. Il regista infatti presenta dei personaggi apparentemente ordinari, che riescono a manifestare il male senza esserne pienamente consapevoli.

La normalizzazione delle loro agghiacciante routine emerge anche dai continui dialoghi freddi e distaccati, che sottolineano l’indifferenza emotiva di chi li pronuncia. Tra questi, ne risalta uno in cui Hedwig si oppone fortemente al trasferimento per lavoro del marito, sostenendo che, nella loro villetta, stiano sostenendo quella vita che avevano sempre desiderato fin dall’età di 17 anni.

La donna rivela da subito un gelido distacco, preoccupandosi esclusivamente del suo giardino e del destino della sua famiglia, senza interrogarsi sugli orrori circostanti. Macabri dettagli si insinuano anche nella quotidianità dei figli, incapaci di distinguere le atrocità che si consumano a pochi passi da loro.

Conclusioni

In conclusione, La zona d’interesse è una pellicola capace di raccontare gli orrori dei campi di concentramento senza mostrarli esplicitamente, affidandosi invece soprattutto ai suoni terribili che raccontano e evocano l’invisibile.

Una storia che scuote e turba profondamente già dai primi istanti, ma che, al contrario dei personaggi del film, non possiamo ignorare. L’orrore rimane indelebilmente impresso nella mente degli spettatori, attraverso un’opera cinematografica che, una volta vista, è impossibile da dimenticare.