Perché Linkedin finisce alla sbarra e cosa c’entra l’intelligenza artificiale
LinkedIn, il più grande social network professionale al mondo di Microsoft, è stata citata in giudizio per aver divulgato informazioni sui clienti Premium (ovvero quelli paganti per servizi extra) per addestrare modelli di intelligenza artificiale
LinkedIn, il più grande social network professionale al mondo di Microsoft, è stata citata in giudizio per aver divulgato informazioni sui clienti Premium (ovvero quelli paganti per servizi extra) per addestrare modelli di intelligenza artificiale
Linkedin finisce in guai giudiziari con l’accusa di usare messaggi privati per addestrare l’intelligenza artificiale.
La piattaforma che fa incontrare domanda e offerta nel mercato del lavoro, di proprietà di Microsoft, è stata citata in giudizio dai clienti Premium (ovvero quelli paganti per servizi extra) accusandola di aver divulgato i propri messaggi privati a terze parti senza autorizzazione per addestrare modelli di intelligenza artificiale generativa.
Secondo una class action depositata la scorsa settimana presso la corte federale di San Jose, California, per conto di milioni di clienti LinkedIn Premium, LinkedIn ha introdotto silenziosamente un’impostazione sulla privacy lo scorso agosto che ha consentito agli utenti di abilitare o disabilitare la condivisione dei propri dati personali, riporta Reuters.
La piattaforma Linkedin conta più di un miliardo di utenti in tutto il mondo, di cui quasi un quarto negli Stati Uniti.
Intanto lo scorso ottobre sempre Linkedin aveva ricevuto una multa da 310 milioni di euro da parte dell’Autorità irlandese per la protezione dei dati personali (Dpc), con l’accusa di aver utilizzato le informazioni degli utenti per analisi comportamentali e pubblicità mirate.
Tutti i dettagli.
LE ACCUSE DELLA CLASS ACTION CONTRO LINKEDIN
Secondo i clienti LinkedIn ha aggiornato in sordina la propria politica sulla privacy il 18 settembre per affermare che i dati potevano essere utilizzati per addestrare modelli di intelligenza artificiale e in un collegamento ipertestuale alle “domande frequenti” ha affermato che l’esclusione “non influisce sull’addestramento già svolto”.
Questo tentativo di “coprire le proprie tracce” suggerisce che LinkedIn era pienamente consapevole di aver violato la privacy dei clienti e la sua promessa di utilizzare i dati personali solo per supportare e migliorare la propria piattaforma, al fine di ridurre al minimo il controllo pubblico e le ricadute legali, si legge nella denuncia, ripresa da Reuters.
Secondo un’e-mail che LinkedIn ha inviato ai suoi utenti l’anno scorso, non ha abilitato la condivisione dei dati degli utenti per scopi di intelligenza artificiale nel Regno Unito, nello Spazio economico europeo e in Svizzera, sottolinea la Bbc.
COSA RISCHIA LA PIATTAFORMA
Pertanto, l’accusa reclama danni non specificati per violazione del contratto e violazioni della legge sulla concorrenza sleale della California oltre al risarcimento pecuniario di 1.000 dollari a persona per violazioni dello Stored Communications Act federale.
LA POSIZIONE DI LINKEDIN
Da parte sua si difende Linkedin e rispedisce le accuse al mittente. “Si tratta di false affermazioni senza fondamento” si legge in una dichiarazione della società di proprietà di Microsoft.