TFR: meglio in azienda o in un fondo pensione?
Il trattamento di fine rapporto è una somma di denaro che il datore di lavoro deve al dipendente. Ma che gli sarà restituita solo in due casi. Al raggiungimento dell’età pensionabile o per interruzione anticipata del contratto, quindi licenziamento o dimissioni. Esiste una terza via, l’incasso anticipato, che vale però solo per alcune fattispecie come […] L'articolo TFR: meglio in azienda o in un fondo pensione? proviene da ilBollettino.
Il trattamento di fine rapporto è una somma di denaro che il datore di lavoro deve al dipendente. Ma che gli sarà restituita solo in due casi. Al raggiungimento dell’età pensionabile o per interruzione anticipata del contratto, quindi licenziamento o dimissioni. Esiste una terza via, l’incasso anticipato, che vale però solo per alcune fattispecie come le spese sanitarie. Dove conviene custodirlo? Anche qui l’alternativa è duplice. Da un lato è possibile lasciare il TFR nei conti dell’azienda. Oppure decidere di investirlo in un fondo pensione, che andrà poi a integrare l’assegno pensionistico in qualità di previdenza integrativa.
Caso uno: il TFR in azienda
Quando si è assunti si riceve un modulo da compilare, il cosiddetto TFR2. Nel foglio ci sono due caselle “spuntabili” che consentono di scegliere se lasciare il TFR in azienda oppure trasferirlo in un fondo pensione. I termini per decidere scadono dopo sei mesi. Per le aziende che hanno almeno 50 dipendenti, il TFR finisce invece nel Fondo Tesoreria INPS, con alcune eccezioni come i lavoratori domestici o gli agricoli. Ci sono interessi? Sì, in ambedue i casi: il tesoretto accumulato corrisponde a circa una mensilità dello stipendio ed è pari al 6,91% della retribuzione lorda annua. A questo si aggiunge una rivalutazione annua dell’1,5% più il 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo secondo l’ISTAT. Da considerare però c’è un altro punto: e cioè che al momento della liquidazione scatta un’imposta con aliquota pari al 23%.
Caso due: il TFR in azienda
Il TFR che finisce in un fondo pensione è a tutti gli effetti un investimento finanziario, e come tale capace di generare rendimenti a seconda della gestione scelta. Le linee a maggiore contenuto azionario hanno performance che oscillano solitamente tra il 4,7% e il 4,9%. Quelle bilanciate hanno rendimenti medi che vanno dall’1,7% dei PIP al 2,7% dei fondi negoziali e al 2,9% dei fondi aperti.
Cosa conviene?
Giocoforza l’adesione a un fondo pensione risulta conveniente nel caso i rendimenti risultino proficui. Ma c’è un dato che è determinante, e talvolta sottovalutato. In caso di adesione alla previdenza complementare la tassazione è – di molto – inferiore. Le somme liquidate subiscono una ritenuta a titolo d’imposta del 15% (contro il 23 dell’altro caso). Se però la partecipazione al fondo è superiore ai 15 anni, l’aliquota diminuisce dello 0,3% per ogni anno di adesione, fino al limite massimo del 6%. Con il risultato che chi ha totalizzato 35 anni di partecipazione vedrà applicarsi una tassazione del solo 9%.
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