La Zuppa liberista di Porro è un po’ statalista?
In lode del liberistico pragmatismo di Nicola Porro. La lettera di Francis Walsingham
In lode del liberistico pragmatismo di Nicola Porro. La lettera di Francis Walsingham
Caro direttore,
stai equivocando. Sì, stai equivocando sugli intellettuali liberali che si definiscono anche liberisti e che taluni – come te – ribattezzano turbo-liberisti in un misto di ironia e, penso, di stima.
Stai equivocando perché ho visto il tuo post su X relativo ai sostenitori dell’evento “La Ripartenza” organizzato e curato ogni anno dalla firma del Giornale, nonché vicedirettore del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, e notissimo conduttore di Mediaset, Nicola Porro, da sempre schierato su posizioni liberali, liberiste, pro-mercato, pro-privatizzazioni e anti-interventi statali in economia.
Ma i liberali che passano dalla teoria alla pratica, dall’accademia alla realtà, dai testi scientifici ai giornali, sono giustamente, doverosamente e direi necessariamente dei pragmatici. Gli ideologi non cambiano idea nel tempo; ma i liberali veri non sono ideologici ma dei pragmatici: chiedono più libertà in base al contesto, ai tempi, alla realtà effettuale.
Quindi non comprendo lo stupore per il fatto che gli sponsor di Porro siano grandi aziende partecipate o controllate dallo Stato, ovvero dal ministero dell’Economia o dalla Cassa depositi e prestiti (a sua volta controllata dal ministero dell’Economia).
A riprova della mia tesi – che secondo me è invece una mera constatazione – c’è il caso della Fondazione Einaudi, esempio luminoso di pragmatismo: pur ovviamente professandosi liberista e anti-statalista, per sostenere questa fede e diffonderla in Italia con tutte le forze possibili si avvale opportunamente dei contributi di ministeri, amministrazioni statali centrali e locali, enti pubblici, regioni (che Einaudi voleva abolire, ma tant’è).
La verità è che i veri liberali sono appassionati delle idee, delle opinioni. E le opinioni vanno dove va il cuore o il portafoglio. Meglio se cuore e portafoglio coincidono, ovviamente.
Un saluto liberalissimo,
Francis Walsingham