La BCE taglia ancora i tassi: cosa cambierà?

Francoforte continua nella sua traiettoria di taglio dei tassi d’interesse, mentre gli USA si allontanano sempre di più. La Banca Centrale Europea riduce di altri 25 punti base il suo tasso di rifinanziamento principale e quello sui depositi, portandoli rispettivamente al 2,90 e al 2,75%, a 160/125 punti di distanza dal picco toccato alla fine del 2023. […] L'articolo La BCE taglia ancora i tassi: cosa cambierà? proviene da ilBollettino.

Gen 31, 2025 - 00:03
 0
La BCE taglia ancora i tassi: cosa cambierà?

Francoforte continua nella sua traiettoria di taglio dei tassi d’interesse, mentre gli USA si allontanano sempre di più. La Banca Centrale Europea riduce di altri 25 punti base il suo tasso di rifinanziamento principale e quello sui depositi, portandoli rispettivamente al 2,90 e al 2,75%, a 160/125 punti di distanza dal picco toccato alla fine del 2023.

I nuovi tassi BCE

«Il processo di disinflazione è ben avviato» si legge nella nota diramata dai banchieri centrali, che mostrano fiducia negli scenari futuri. Ciononostante, la portata del taglio resta quella, modesta, cui questo ciclo di politica monetaria ci ha abituato. D’altronde, i numeri consentono al momento un ottimismo solo cauto: a dicembre 2024, l’inflazione core – che esclude energia, alimentari, alcol e tabacco, i beni più volatili – resta ferma per il terzo mese consecutivo al 2,7%, mentre il dato complessivo sale lievemente al 2,4%. Il target del 2%, secondo la BCE raggiungibile entro la fine di quest’anno, non è ancora in vista.

Le politiche USA

Nel frattempo, l’incertezza dell’economia d’Oltreoceano lascia dubbi notevoli. La Federal Reserve sceglie di congelare i suoi tassi al 4,25/4,5% per la seconda volta di fila, segno di una certa ritrosia a procedere con maggiore decisione. In questo modo, la forbice con il costo del denaro BCE raggiunge ai livelli più alti finora, adombrando eventuali rischi per le esportazioni UE verso gli Stati Uniti.

Al tempo stesso, la prospettiva di dazi – promessi in campagna elettorale ma non ancora introdotti – spaventa ulteriormente i produttori europei. Gli americani acquistano ogni anno il 19% del totale dei beni d’importazione europei, soprattutto da settori come l’industria chimica, quella manifatturiera o l’automotive.

L’incognita Trump

Ma l’insediamento di Trump crea non pochi grattacapi anche alla Fed. I primi giorni di presidenza hanno mostrato chiaramente lo stile del nuovo Governo, con l’emanazione di decine di ordini esecutivi riguardanti le materie più disparate, ma per lo più volti a smantellare le politiche del predecessore Joe Biden.

Questo burrascoso inizio sembra confermare la previsione diffusa di un Trump inflazionistico: molte delle misure promesse nel corso della campagna elettorale puntano in questa direzione. In particolare, a preoccupare i Mercati è la prospettiva di improvvise quanto drastiche sanzioni sulle importazioni e la stretta sull’immigrazione, che minaccia di surriscaldare i numeri di un Mercato del lavoro ancora non del tutto sotto controllo.

Ciononostante, a dicembre l’inflazione core scende al 3,2% anno su anno dal 3,3% del mese precedente. Che sia l’inizio di un calo più sostenuto? Al momento, è difficile prevederlo. Troppi i fattori – in primis le mosse dello stesso Trump – che potrebbero cambiare le carte in tavola nei prossimi mesi. ©

                        </div>
                                            <div class= Leggi Di Più