Pnrr ai supplementari trattativa con l’Europa per i fondi oltre il 2026
Uno o più fondi dove far confluire i soldi che non si riusciranno a spendere entro la scadenza del 30 giugno 2026. Ecco il salvagente del governo per il Pnrr. L’idea è al centro delle interlocuzioni in corso tra la Struttura di missione di Palazzo Chigi e i tecnici della Commissione europea che a febbraio […] L'articolo Pnrr ai supplementari trattativa con l’Europa per i fondi oltre il 2026 proviene da Iusletter.
Uno o più fondi dove far confluire i soldi che non si riusciranno a spendere entro la scadenza del 30 giugno 2026. Ecco il salvagente del governo per il Pnrr.
L’idea è al centro delle interlocuzioni in corso tra la Struttura di missione di Palazzo Chigi e i tecnici della Commissione europea che a febbraio aspettano la nuova revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per non rinunciare «neppure a un centesimo» dei 194,4 miliardi del Piano, come ha garantito il ministro Tommaso Foti, l’idea è creare una riserva con il consenso dell’Europa. Avrà la forma di una nuova milestone che sarà collocata all’interno del cronoprogramma proprio a ridosso della deadline: il via libera alla costituzione dei veicoli-casseforti salverebbe le risorseinutilizzate, che potrebbero essere così impiegate anche oltre il 2026.
Il condizionale è d’obbligo perché Bruxelles deve dare ancora il suo benestare. Intanto ha già fatto sapere all’Italia che il meccanismo potrà essere circoscritto a pochi interventi: un perimetro ampio, infatti, trasformerebbe l’opzione allo studio in una proroga di fatto del Pnrr. Uno scenario che anche il governo italiano vuole evitare perché la richiesta di un allungamento dei termini significherebbe ammettere l’incapacità di spendere le risorse prenotate nel 2020. Anche la versione ridotta del meccanismo non potrà comunque configurarsi come un allungamento degli investimenti del Piano: le risorse utilizzabili dopo la scadenza dovranno finanziare nuovi progetti. In linea con i principi del Recovery, ma diversi da quelli che non si riuscirà a portare a compimento.
Il conteggio delle risorse che confluiranno nel veicolo è già iniziato. Va di pari passo ai progetti che saranno definanziati perché procedono troppo lentamente: tra quelli cerchiati in rosso ci sono i nuovi alloggi pubblici che fanno riferimento al Pinqua, il programma innovativo della qualità dell’abitare. Il ritardo accumulato da alcuni Comuni ha convinto il Mit, che gestisce il programma, a ridurre lo stanziamento iniziale: circa 700-800 milioni dei 2,8 miliardi complessivi verranno travasati nel veicolo che conterrà i residui del Pnrr. Matteo Salvini punta a utilizzarli per il Piano casa, oltre che per il potenziamento della rete idrica. Altre risorse potrebbero aggiungersi nelle prossime settimane, replicando così lo schema già adottato con la revisione del 2023, quando con l’introduzione della nuova missione RepowerEU arrivò anche un veicolo per rendere flessibile il finanziamento dedicato alla filiera degli autobus elettrici (100 milioni) e all’efficientamento energetico. Adesso l’obiettivo del governo è creare nuovi veicoli e più corposi, sulla scia della Spagna che ha già adottato questi strumenti. Il perno della rimodulazione del Pnrr sarà comunque un rimescolamento delle risorse. Come per le ferrovie: i lotti in ritardo perderanno i fondi Pnrr, che passeranno a quelli più avanzati. A loro volta quest’ultimi cederanno fondi nazionali alle tratte in affanno: i lavori andranno avanti, ma i nuovi binari arriveranno dopo il 2026. Una rimodulazione per velocizzare l’attuazione del Piano. Secondo un’analisi dell’economista di Bankitalia, Sauro Mocetti, «sono stati banditi oltre i due terzi delle risorse da mettere a gara», ma si registrano «difficoltà » e ritardi nei cantieri che fanno riferimento ai bandi più grandi, sopra i 5 milioni. Per il Pnrr è il tempo della rincorsa.
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