Liliana Segre e quell’ultimo saluto dato al padre ad Auschwitz: «Non pensavo fosse per sempre» – Il video
La senatrice ricorda quando, a 13 anni, ha salutato il papà una volta arrivati al campo. E l'amore dato e ricevuto da lui: «Un bene che non ti toglie nessuno» L'articolo Liliana Segre e quell’ultimo saluto dato al padre ad Auschwitz: «Non pensavo fosse per sempre» – Il video proviene da Open.
Ne parla come di un momento «lontanissimo» ma quel momento «è il momento, più importante di tutti». E Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto, lo racconta al Memoriale della Shoah, a Milano, ricordando la sua deportazione ad Auschwitz nell’81esimo anniversario. «Quando ci siamo lasciati io e mio padre, non pensavo fosse per sempre. Pensavo dividessero gli uomini e le donne come sempre ci è successo nelle carceri di Como e di Varese», spiega. «Si formarono due file. Una era quella di coloro che andarono sul camion e che seppi poi finirono dritti al forno crematorio, perché quello era il genocidio, che si applicava con grande precisione. E poi c’erano due file, da una parte gli uomini, dall’altra le donne. Io lo vedevo che si allontanava il mio papà e cercavo di essere quella che lui avrebbe voluto che io fossi in quel momento, cioè sorridente». Anche se la senatrice a vita, che all’epoca aveva 13 anni, in realtà aveva paura. «E non l’ho visto mai più. Quando nella fila delle donne sono stata scelta per diventare una schiava, speravo tutti i giorni, continuamente, che incontrando dei prigionieri potessi avere notizie».
La ricerca del padre, da grande
«Anni dopo, da donna matura – racconta Segre – che aveva avuto la fortuna di incontrare l’amore, di diventare mamma, sapevo che avrei potuto sopportare quella notizia». «A quel punto andai al centro di documentazione ebraica e senza dire niente a nessuno sono andata a leggere cosa era successo. Quando diventi una donna completa, diventi una mamma, una nonna e anche una bisnonna allora forse puoi pensare che quelli saranno ricordi lontani. No, non saranno mai ricordi lontani perché l’amore dato e ricevuto è un bene che non te lo toglie nessuno».
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