Ex Ilva: altri 250 milioni di euro per la “continuità produttiva”, ma Taranto aspetta ancora la bonifica

Una cifra complessiva per la “continuità produttiva” che da 150 sale a 400 milioni. Così il Governo ha appena approvato un decreto-legge volto a introdurre misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti dell’ex Ilva. Altri 250 milioni di euro, quindi, destinati ad Acciaierie d’Italia, per tenere operativi gli impianti fino al completamento delle procedure di cessione...

Gen 27, 2025 - 15:33
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Ex Ilva: altri 250 milioni di euro per la “continuità produttiva”, ma Taranto aspetta ancora la bonifica

Una cifra complessiva per la “continuità produttiva” che da 150 sale a 400 milioni. Così il Governo ha appena approvato un decreto-legge volto a introdurre misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti dell’ex Ilva.

Altri 250 milioni di euro, quindi, destinati ad Acciaierie d’Italia, per tenere operativi gli impianti fino al completamento delle procedure di cessione dell’azienda. Ma c’è un ma. Di bonifica del territorio non si parla più.

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Risorse che non solo non risolvono il problema, ma continuano a prolungare l’agonia di un impianto che mette a rischio la salute e la vita dei cittadini, mentre Taranto soffoca – dicono dall’Associazione Giustizia per Taranto. Queste risorse vengono sottratte alla vera priorità del nostro territorio: il risanamento ambientale, che avrebbe dovuto ricevere questi fondi per sanare anni di danni.

Vanno giù dritto, quindi, i tarantini e gli ambientalisti, che vedono in questo nuovo decreto anche una possibile violazione di una prescrizione europea che intendeva evitare aiuti di Stato diretti a un impianto già responsabile di disastri ambientali.

Qui ci troviamo davanti al paradosso: i fondi destinati alla riparazione dei danni ambientali vengono dirottati per sostenere la fabbrica che quegli stessi danni li ha causati.

Perché serve la bonifica del territorio di Taranto

Si tratta di un impianto che ha storicamente inquinato l’aria, il mare e compromesso la salute della comunità locale, perché si parla ancora di continuità produttiva? Un sistema che ha causato crisi sanitarie significative e minaccia migliaia di posti di lavoro, accumulando debiti coperti da fondi statali ed europei.

Preoccupa il fatto che si tratti dell’ennesimo “decreto salva-Ilva”, evidenziando una priorità data all’impianto rispetto alla tutela del territorio e dei suoi abitanti. Le bonifiche del Sito di Interesse Nazionale di Taranto procedono a rilento e le associazioni ambientaliste sottolineano che, a distanza di 26 anni dall’istituzione del SIN, quasi il 50% delle aree incluse nel perimetro necessita ancora di indagini, ritardando ulteriormente gli interventi di risanamento.

Di fronte a questa situazione, si chiede ai rappresentanti locali di prendere posizione e difendere la città, opponendosi a decisioni che perpetuano l’inquinamento. Ancora una volta la strada sarebbe la chiusura immediata dello stabilimento e l’avvio di un piano serio di riconversione economica e ambientale, considerato l’unico percorso verso un futuro sostenibile per Taranto.

Ce la si farà?

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