Addio riforme, ma almeno il nucleare sì
Non è la sede per tentare di dimostrarlo, ma è piuttosto evidente che le due riforme istituzionali simboliche sbandierate da Fratelli d’Italia e Lega tre anni fa durante la campagna elettorale non “quaglieranno”: Salvini non concretizzerà l’autonomia differenziata e la Meloni non porterà a casa il premierato (ma diversamente da Renzi, lei non andrà a […] L'articolo Addio riforme, ma almeno il nucleare sì proviene da Economy Magazine.
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Non è la sede per tentare di dimostrarlo, ma è piuttosto evidente che le due riforme istituzionali simboliche sbandierate da Fratelli d’Italia e Lega tre anni fa durante la campagna elettorale non “quaglieranno”: Salvini non concretizzerà l’autonomia differenziata e la Meloni non porterà a casa il premierato (ma diversamente da Renzi, lei non andrà a casa per l’insuccesso). Meno chiaro è che non matureranno nemmeno le altre quattro riforme strombazzate dal governo: fisco, magistratura, scuola e burocrazia.
La riforma fiscale si fermerà a pochi dettagli perché i due strumenti della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate sono inagibili: le Fiamme Gialle funzionano, ma sono mobilitate dalle Procure per finalità quasi sempre inconcludenti e non sono lanciate nella lotta all’evasione; e l’Agenzia delle Entrate è un monumento d’inefficienza, provvista di un potere enorme e ingiusto, quasi legislativo, che tartassa i contribuenti in buona fede, e fa un baffo agli evasori, ma è presidiata da una casta che ha sempre lavorato così e che – nonostante le persone perbene pur presenti fra le sue file – non saprebbero come cambiare.
La magistratura, pur tra le finte proteste delle toghe, è del tutto indisturbata dalla separazione delle carriere, perché quella che fa i veri danni al Paese – l’inquirente – continuerà comunque ad essere un’autocrate operativa, a esercitare un’abominevole giustizia sommaria cautelare e a terrorizzare tutti restando intoccabile, immune al pagamento dei danni da negligenza (che pure gli italiani votarono con un referendum) e a qualunque metodo di rendicontazione e meritocrazia nelle carriere.
La scuola è vittima di una cultura post-sessantottina che l’Europa ha archiviato da trent’anni e da noi blinda ancora tutto; e la burocrazia governa indisturbata la pubblica amministrazione, arroccata nei suoi 9.000 centri di calcolo diversi, nella sua refrattarietà alla centralizzazione digitale degli acquisti, nella sua intoccabilità sindacale perché sarà pur vero che i dirigenti statali guadagnano meno di quelli privati ma in compenso, chi li ammazza? Se perdono la poltrona per infedeltà politica, uno strapuntino lo trovano sempre. I dirigenti privati trovano il marciapiedi.
Non lasciamoci incantare dal movimentismo decisionista della premier. All’estero è stata bravissima, vero: ma soprattutto nel confermare, prima con Biden ed ora come se niente fosse con il suo opposto, la nostra sudditanza alla Casa Bianca. Sull’interno ha fatto questa mossa sulle banche che ha una sua forza, ma sul resto dell’economia non ha toccato palla, accontentandosi (che non è poco) di mandare avanti il Pnrr.
Nulla di fatto in particolare sul dramma del caro-energia, che zavorra la competitività di interi e cruciali settori industriali. Ma è proprio qui che Giorgia Meloni ha ancora l’occasione di passare alla storia. Rilanciando l’Italia nel settore sciaguratamente abbandonato dell’energia nucleare.
È dal principio del suo mandato che Vannia Gava – viceministro per l’Ambiente, operativa e studiosa – ripete che la crescita delle rinnovabili, sacrosanta checché ne dica The Donald, va accompagnata con la ripresa della produzione nucleare. Più di recente il ministro Pichetto Fratin ha fatto una paginata d’intervista per argomentare la stessa cosa. C’è da scommettere che questa partita rappresenterà per le macerie della sinistra – vilipese dall’inconsistente segreteria Schlein – l’occasione per un indignato chicchirichì. Ma senza atomo il mondo rischia di rimanere per altri vent’anni dipendente dal petrolio e dal gas, visti i tempi reali di sviluppo del solare e dell’eolico nei loro termini effettivi, ossia completi di reti e accumuli appropriati. Ricordiamoci che 4 Tesla in contemporanea ricarica notturna assorbono l’energia di una piccola impresa e che il condominio cittadino medio deve rifare tutti i suoi impianti per permettere ai condomini di ricaricare nel box. Non scherziamo: solo con le rinnovabili, non ce la facciamo. Ben venga – anzi, ben torni – l’energia atomica, anche perché oggi la tecnologia la rende pulita e molto meno rischiosa. Perciò, se vuole passare alla storia, sul suo navigatore Meloni scriva “atomo”.
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