Ti spiego cos’è il clorato, la sostanza trovata ad alti livelli nella Coca Cola e in altre bevande del marchio
Ieri vi abbiamo parlato del maxi richiamo che ha interessato alcune bevande a marchio Coca-Cola in Europa. Un’importante operazione, che ha portato al ritiro dal mercato di milioni di lattine e bottiglie di vetro e ha coinvolto diversi lotti di prodotti, tra cui Coca-Cola, Sprite, Fanta, Fuze Tea, Minute Maid, Nalu, Royal Bliss e Tropico....
Ieri vi abbiamo parlato del maxi richiamo che ha interessato alcune bevande a marchio Coca-Cola in Europa. Un’importante operazione, che ha portato al ritiro dal mercato di milioni di lattine e bottiglie di vetro e ha coinvolto diversi lotti di prodotti, tra cui Coca-Cola, Sprite, Fanta, Fuze Tea, Minute Maid, Nalu, Royal Bliss e Tropico.
A disporre il ritiro delle bevande, è stata Coca-Cola Europacific Partners che diffuso l’allerta in diversi Paesi europei, tra cui Belgio, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Germania, Francia e Lussemburgo (l’Italia, fortunatamente, non è coinvolta).
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Il motivo di questo richiamo è stata la scoperta, segnalata da uno stabilimento Coca Cola in Belgio, della presenza di clorato in quantità superiori ai limiti consentiti.
Ma cos’è esattamente il clorato e quali effetti può avere sulla salute?
Cos’è il clorato
I clorati sono sali derivati dall’acido clorico. Questi composti possono essere presenti negli alimenti principalmente a causa dell’uso di disinfettanti a base di cloro, comunemente impiegati nell’acqua utilizzata durante la produzione e la trasformazione degli alimenti.
Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), il clorato può derivare dall’acqua clorata utilizzata nella lavorazione degli alimenti e, in particolare, nella sanificazione degli impianti industriali. Questa sostanza chimica si forma quando il cloro, utilizzato per disinfettare l’acqua, reagisce con altre sostanze presenti, come le materie organiche o i composti presenti nell’acqua stessa.
In particolare, il clorato può accumularsi in modo significativo nei prodotti che subiscono un trattamento intensivo con acqua clorata, come nel caso della pulizia di frutta e verdura che sono proprio gli alimenti maggiormente soggetti alla presenza di questa sostanza, specialmente le varietà surgelate, che spesso presentano le concentrazioni più elevate.
Secondo le normative europee, l’esposizione al clorato deve essere mantenuta sotto certi limiti di sicurezza, poiché l’assunzione di quantità elevate può avere effetti negativi sulla salute, in particolare per la tiroide. Per questo motivo, la presenza di clorato nei prodotti alimentari è monitorata con attenzione dalle autorità sanitarie, per garantire che non superi i livelli considerati sicuri per il consumo umano.
I rischi per la salute
Un parere scientifico dell’EFSA ha evidenziato che l’esposizione al clorato attraverso gli alimenti e l’acqua potabile può avvenire in due forme: cronica (a lungo termine) e acuta (a breve termine).
Nel caso di esposizione cronica, l’assunzione prolungata di clorato può interferire con l’assorbimento dello iodio, un minerale essenziale per il corretto funzionamento della tiroide. Questa riduzione nell’assorbimento dello iodio può avere effetti negativi sulla salute, soprattutto nei bambini che presentano una carenza lieve o moderata di iodio, che sono più vulnerabili a disfunzioni tiroidee.
Per tutelare la salute dei consumatori, l’EFSA ha stabilito una dose giornaliera tollerabile (DGT) di 3 microgrammi di clorato per kg di peso corporeo al giorno, per prevenire rischi da esposizione cronica. Tuttavia, le analisi hanno indicato che i bambini sotto i 10 anni sono i più a rischio di superare questa soglia, in particolare quelli che già soffrono di una carenza di iodio. Ciò sottolinea l’importanza di monitorare con attenzione l’assunzione di clorato nei più giovani.
L’esposizione acuta a elevate quantità di clorato in un breve periodo rappresenta un altro rischio per la salute. Un’intossicazione acuta può ridurre la capacità del sangue di trasportare ossigeno, con effetti potenzialmente gravi come l’insufficienza renale o disturbi cardiovascolari. Per tale motivo, l’EFSA ha stabilito una dose di riferimento acuta di 36 microgrammi di clorato per kg di peso corporeo al giorno.
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Fonte: Efsa
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