Stop alla caccia nella Regione Umbria: lo decide il Consiglio di Stato
lentepubblica.it Una svolta decisiva si è verificata nella battaglia per la tutela della fauna selvatica in Umbria: con un’ordinanza della sesta sezione il Consiglio di Stato ha imposto la chiusura immediata della caccia per le specie Beccaccia e Turdidi, confermando quanto già stabilito lo scorso dicembre. La decisione è arrivata in risposta alla richiesta presentata da […] The post Stop alla caccia nella Regione Umbria: lo decide il Consiglio di Stato appeared first on lentepubblica.it.
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Una svolta decisiva si è verificata nella battaglia per la tutela della fauna selvatica in Umbria: con un’ordinanza della sesta sezione il Consiglio di Stato ha imposto la chiusura immediata della caccia per le specie Beccaccia e Turdidi, confermando quanto già stabilito lo scorso dicembre.
La decisione è arrivata in risposta alla richiesta presentata da Enpa, LAV, Lipu, LNDC e WWF, rappresentate dall’avvocato Andrea Filippini. La vicenda rappresenta l’ultimo capitolo di una più ampia controversia sulla regolamentazione dell’attività venatoria in Italia, un tema che divide profondamente opinione pubblica, associazioni ambientaliste e mondo venatorio. Il caso dell’Umbria evidenzia la necessità di un confronto equilibrato, che metta al centro il rispetto delle norme e la salvaguardia degli ecosistemi.
Stop alla caccia nella Regione Umbria: lo decide il Consiglio di Stato
Le associazioni ambientaliste avevano già contestato la decisione della Regione Umbria di autorizzare la caccia fino a fine gennaio, nonostante il divieto stabilito dal Consiglio di Stato. Tale decisione regionale si basava su un’interpretazione arbitraria di una modifica normativa approvata a dicembre, considerata incostituzionale e applicata retroattivamente. Questa scelta, secondo le organizzazioni, ha permesso ai cacciatori di abbattere illegalmente centinaia di esemplari appartenenti alle specie protette, generando indignazione e polemiche.
“Un abuso inaccettabile”
Le associazioni ambientaliste hanno denunciato con forza quanto accaduto, accusando alcune organizzazioni venatorie di aver manipolato una nota della Regione per indurre i cacciatori a ignorare i divieti. “Invece di tutelare gli interessi collettivi, la Regione ha scelto di dare credito a chi ha strumentalizzato le regole per interessi privati,” hanno dichiarato i rappresentanti delle associazioni. Foto e video diffusi in rete documentano l’abbattimento di beccacce e tordi, un’azione che le associazioni definiscono illegittima e irrispettosa delle normative vigenti.
L’appello alle istituzioni e ai cittadini
Le organizzazioni per la protezione dell’ambiente chiedono un cambiamento radicale nell’approccio alla gestione delle risorse naturali. “Le istituzioni non possono continuare a farsi condizionare da chi si è dimostrato dannoso e inaffidabile,” affermano, invitando le amministrazioni pubbliche e gli stessi cacciatori a riflettere sui danni causati da scelte irresponsabili. Le associazioni si impegnano a proseguire la loro attività di vigilanza e a denunciare abusi, con l’obiettivo di garantire il rispetto delle leggi e la tutela del patrimonio naturale.
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