Meteo, Anticiclone di 60 giorni: Febbraio e Marzo come Maggio
L’analisi delle proiezioni meteo climatiche a medio-lungo termine dell’ECMWF (Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine) sta suscitando una certa preoccupazione per il proseguimento della stagione invernale 2025. Le mappe relative alle anomalie di temperatura, precipitazioni e altezze di geopotenziale a 500 hPa dipingono uno scenario che potrebbe essere definito come una […] Meteo, Anticiclone di 60 giorni: Febbraio e Marzo come Maggio
L’analisi delle proiezioni meteo climatiche a medio-lungo termine dell’ECMWF (Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine) sta suscitando una certa preoccupazione per il proseguimento della stagione invernale 2025.
Le mappe relative alle anomalie di temperatura, precipitazioni e altezze di geopotenziale a 500 hPa dipingono uno scenario che potrebbe essere definito come una prematura ‘scomparsa’ dell’inverno, ancor prima della sua conclusione naturale.
Le previsioni indicano un quadro caratterizzato da temperature significativamente superiori alle medie stagionali, accompagnate da una marcata scarsità di precipitazioni, che in alcune aree potrebbero risultare addirittura assenti.
Un elemento particolarmente allarmante è la prospettiva di anticicloni semi-permanenti che potrebbero dominare lo scenario meteorologico europeo, Italia inclusa.
Questo scenario richiama alla memoria l’infausto Inverno 1989-1990, tristemente noto come “l’inverno dell’anticiclone dei 100 giorni”. Quel periodo fu caratterizzato da una persistente alta pressione che determinò condizioni meteorologiche anomale per un’intera stagione, con conseguenze significative sull’ambiente e sull’economia.
La potenziale ripetizione di un fenomeno simile solleva interrogativi sulla variabilità climatica e sulle possibili implicazioni a lungo termine. A tal proposito, vogliamo sottolineare l’importanza di monitorare attentamente l’evoluzione di questi pattern meteorologici, considerando che le proiezioni a lungo termine sono soggette a un certo grado di incertezza.
Nonostante le previsioni attuali suggeriscano un inverno mite e secco, è fondamentale ricordare che il sistema climatico è complesso e dinamico. Eventi imprevisti o cambiamenti nelle correnti atmosferiche potrebbero ancora alterare significativamente queste proiezioni.
Pertanto, mentre ci si prepara per uno scenario potenzialmente anomalo, resta cruciale mantenere un approccio flessibile e continuare a monitorare gli aggiornamenti meteorologici nei prossimi mesi.
In conclusione, mentre le proiezioni dell’ECMWF dipingono un quadro preoccupante per l’Inverno 2024-2025, solo il tempo potrà confermare se queste previsioni si concretizzeranno in una realtà climatica analoga all’eccezionale inverno del 1989-1990.
L’inverno 1989-1990 in Italia è passato alla storia come uno degli inverni più miti e anomali del XX secolo. Durante questo periodo, il clima fu dominato dall’anticiclone dei 100 giorni, una vasta area di alta pressione subtropicale che si posizionò stabilmente sull’Europa centro-meridionale.
Questa configurazione atmosferica influenzò profondamente il clima di gran parte del continente, inclusa l’Italia, impedendo l’arrivo di perturbazioni atlantiche e correnti fredde provenienti dal Nord Europa. Il risultato fu un inverno straordinariamente stabile, caratterizzato da temperature insolitamente alte, un’assenza quasi totale di neve e pioggia, e conseguenze significative per vari settori.
La presenza costante dell’anticiclone subtropicale alterò il normale flusso atmosferico, bloccando l’ingresso delle correnti fredde che tipicamente portano precipitazioni e temperature più rigide.
Le città italiane registrarono anomalie termiche rilevanti, con temperature superiori di 3-4°C rispetto alla media stagionale, tanto che molte località sperimentarono valori più simili alla primavera che all’inverno.
Questo clima mite si accompagnò a una marcata siccità: le Alpi, solitamente coperte da abbondanti nevicate invernali, registrarono livelli di neve eccezionalmente bassi, mentre le pianure del nord Italia furono spesso avvolte da dense nebbie, tipiche di condizioni anticicloniche.
Le conseguenze di questo inverno anomalo furono molteplici. Nel settore agricolo, la mancanza di pioggia e neve e le temperature elevate alterarono il ciclo stagionale delle colture, con alcune piante che iniziarono a germogliare prematuramente, rischiando di essere esposte a eventuali gelate tardive.
Anche il turismo invernale, in particolare il settore sciistico, fu gravemente colpito: le stazioni sciistiche dovettero fare i conti con la scarsità o l’assenza totale di neve naturale, compromettendo l’intera stagione. Al contrario, il settore energetico beneficiò delle temperature miti, registrando una ridotta domanda di riscaldamento rispetto agli inverni precedenti.
L’inverno 1989-1990 rappresenta un esempio emblematico del potere degli anticicloni subtropicali nel plasmare le condizioni climatiche di un’intera stagione.
L’anticiclone dei 100 giorni, rimasto quasi immobile per tre mesi, evidenziò la capacità di queste strutture atmosferiche di interrompere il normale ciclo meteo, portando a stagioni anomale e destabilizzando i modelli climatici tradizionali.
Meteo, Anticiclone di 60 giorni: Febbraio e Marzo come Maggio