Intervista a Lucio Corsi, in gara a Sanremo 2025 con “Volevo essere un duro”

Intervista a Lucio Corsi, cantautore toscano che parteciperà per la prima volta al Festival di Sanremo 2025 con "Volevo essere un duro" L'articolo Intervista a Lucio Corsi, in gara a Sanremo 2025 con “Volevo essere un duro” proviene da imusicfun.

Jan 19, 2025 - 14:47
Intervista a Lucio Corsi, in gara a Sanremo 2025 con “Volevo essere un duro”

Intervista a Lucio Corsi, cantautore toscano che parteciperà al Festival di Sanremo 2025, in gara per la prima volta, con il brano “Volevo essere un duro”.

 ““Volevo essere un duro” parla di quanto il mondo ci vorrebbe infallibili, con la solidità dei sassi e la perfezione dei fiori, senza dirci però che tutti i fiori sono appesi a un filo. Parla (ammesso che questa canzone abbia una bocca) del fatto che sia normale diventare altro rispetto a ciò che si sognava“.

Lucio riesce a rendere armonioso il rock d’autore e le sonorità folk insieme, trasformando le sue atmosfere surreali in poesia e legando un mondo a tratti grottesco ad una struttura musicalmente ricchissima. 

Dopo Sanremo 2025, Lucio Corsi partirà per un tour nei club. Qui il calendario e Qui il link per l’acquisto dei biglietti.

Intervista a Lucio Corsi, in gara a Sanremo 2025 con “Volevo essere un duro”

Lucio Corsi, cosa rappresenta il Festival di Sanremo nel tuo percorso?
Sanremo è il festival della canzone italiana, quindi già per il nome è qualcosa di importante. Inseguo le canzoni da quando ero bambino, quindi per me è un onore essere su quel palco, calcato da musicisti che stimo moltissimo, come Ivan Graziani, Lucio Dalla, Vasco Rossi, Rino Gaetano e ospiti del calibro di Peter Gabriel e David Bowie.

Cosa porterai sul palco dell’Ariston? Qual è il tuo valore aggiunto?
Il mio valore aggiunto lo devono giudicare gli altri. Porterò una canzone che non è stata scritta appositamente per Sanremo, ma per il mio disco. Penso che una canzone debba esistere a prescindere dalla sua destinazione, essere scritta per necessità di espressione e soddisfazione personale. Il fatto che ora approdi a Sanremo mi rende molto felice.

Nei tuoi ultimi singoli si nota un’evoluzione artistica, con particolare attenzione al testo. È un cambiamento voluto?
Sì. Nel nuovo disco, che uscirà dopo il Festival, mi sono concentrato molto sulla parte testuale. Nei miei lavori precedenti raccontavo le persone attraverso metafore, come animali, vento o onde. Questa volta ho voluto parlare delle persone in modo più diretto, ancorato al terreno, ma senza rinunciare alla fantasia. Mi sono ispirato a maestri come Dalla e Ivan Graziani, che riuscivano a essere radicati nella realtà e allo stesso tempo volare con l’immaginazione.

Siamo in una zona di Milano ricca di storie. Ti senti ispirato da questo luogo?
Assolutamente. Questa zona di Milano, in continua espansione, Niguarda, mi ricorda la Maremma, dove sono cresciuto. È un luogo che ti insegna a restare con i piedi per terra. Nella vita quotidiana la realtà è fondamentale, ma sul palco mi piace esplorare altri mondi. È un po’ come gli alberi: radicati al suolo, ma con lo sguardo verso il cielo.

C’è una canzone della storia di Sanremo che avresti voluto scrivere o cantare?
Ce ne sono tante! Vita spericolata di Vasco Rossi, Maledette malelingue di Ivan Graziani e molte di Dalla, come Piazza Grande.

Come si sceglie una cover da portare a Sanremo?
Bisogna trovare un pezzo che si riesca a cantare e interpretare, qualcosa che si possa vestire con la propria voce e il proprio stile. Fare una cover richiede esperienza, è un mestiere che si impara con il tempo, suonando e provando a reinterpretare brani nel proprio modo.

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