Sarris, POWERgrass: «I campi da calcio ibridi sono meno inquinanti e ottimizzano le prestazioni degli atleti»
Il tema della sostenibilità ambientale ha da tempo preso piede anche nel Mondo del calcio. Un rapporto dell’Unione Europea svela come la mobilità dei tifosi provochi il 40% dell’inquinamento totale legato alle partite. Il 35% è da ricondurre all’utilizzo dell’energia elettrica, mentre il 15% dal cibo consumato dagli spettatori presenti sugli spalti. Per avere dati […] L'articolo Sarris, POWERgrass: «I campi da calcio ibridi sono meno inquinanti e ottimizzano le prestazioni degli atleti» proviene da ilBollettino.
Il tema della sostenibilità ambientale ha da tempo preso piede anche nel Mondo del calcio. Un rapporto dell’Unione Europea svela come la mobilità dei tifosi provochi il 40% dell’inquinamento totale legato alle partite. Il 35% è da ricondurre all’utilizzo dell’energia elettrica, mentre il 15% dal cibo consumato dagli spettatori presenti sugli spalti.
Per avere dati ancor più precisi, il progetto europeo Free Kicks – coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – ha deciso di valutare una partita di calcio giocata allo stadio Benito Villamarin di Siviglia. In media, vengono prodotti 71.500 chili di CO2, mentre l’ossido di carbonio emesso equivale a quello che viene assorbito da 2.405 alberi in un anno. Un altro fattore altamente inquinante riguarda i campi da calcio, in particolare quelli in erba sintetica.
Le parole di Niko Sarris
«Si tratta di sistemi coperti con manto artificiale e da anni sono considerati una soluzione innovativa. Il 2004 è stato l’anno del vero boom, a oggi si stima che siano stati costruiti oltre 3mila campi in erba sintetica su un totale di 13.249 strutture, con una media di circa 150 campi all’anno. Tuttavia, nel tempo sono emerse diverse problematiche» dice Niko Sarris, CEO di POWERgrass.
«Per quanto riguarda la sicurezza di gioco, molti giocatori professionisti hanno recentemente richiesto il ritorno ai campi in erba naturale o ibrida, a causa della maggiore instabilità percepita sui campi sintetici. Rispetto a un campo naturale ben mantenuto, il terreno sintetico può compromettere la velocità di corsa e i cambi di direzione, aumentando il rischio di scivolamento.
Inoltre, il controllo del pallone risulta superiore sul campo in erba naturale, dove il rimbalzo è più prevedibile, mentre sul sintetico tende a scivolare via. Un ulteriore aspetto critico riguarda la manutenzione, spesso trascurata dai gestori attratti dall’aspetto sempre verde del manto sintetico.
Per quanto concerne la sostenibilità ambientale, uno studio condotto dalla ECHA (European Chemicals Agency), un organismo che esamina l’impatto dei prodotti sull’ambiente e sulla salute umana, ha evidenziato che i campi artificiali sono inquinanti».
Per quale motivo e in che termini inquinano?
«Partiamo dai campi con l’intaso in gomma, il cui problema riguarda principalmente la presenza di microplastiche e sostanze nocive per l’ambiente e la salute umana» specifica Niko Sarris; «Secondo uno studio dell’ECHA, contribuiscono per un terzo alla diffusione delle microplastiche nell’ambiente, motivo per cui è stato raccomandato il divieto totale di utilizzo della gomma triturata.
La Commissione Europea ha accolto tale raccomandazione e l’ha integrata nella revisione del regolamento REACH il 17 ottobre 2023. La norma prevede un periodo transitorio di otto anni per l’implementazione del divieto totale di utilizzo della gomma nei campi.
Nel frattempo, uno studio pubblicato a Basilea nel mese di maggio 2022 ha evidenziato che lo zinco presente nella gomma proveniente dagli pneumatici viene rilasciato nelle acque reflue in quantità superiori ai limiti stabiliti dall’OMS per la protezione della vita acquatica.
Questo problema è grave e urgente, considerando che circa 3.000 campi da gioco (eccetto quelli con intaso completamente vegetale) potrebbero contribuire alla contaminazione idrica».
I costi di smaltimento
E per i costi di smaltimento?
«Nel 2021, la Commissione Europea ha vietato l’esportazione di materie plastiche verso Paesi del terzo mondo privi di protocolli precisi sulla gestione di tali rifiuti.» afferma Niko Sarris: «Ad esempio, la plastica deve essere riciclata, operazione che presenta numerose difficoltà, oppure incenerita, soluzione anch’essa non ideale per l’ambiente.
Il costo di smaltimento è aumentato da 200 euro a tonnellata nel 2021 a 500 euro oggi. Invece, lo smaltimento dell’intaso presso un inceneritore potrebbe raggiungere i 1000 euro per tonnellata. Considerando un campo di 7.000 mq, ciò si traduce in circa 245 tonnellate di materiale per quasi 245.000 euro».
Ci parli del vostro sistema ibrido. Di che si tratta?
«Lo abbiamo ideato nel 2011 in risposta alle esigenze del settore sportivo italiano, che nel 2008 ha introdotto l’uso dei granuli vegetali al posto dei granuli di gomma provenienti da pneumatici esausti. Durante quel periodo collaboravamo con uno dei principali produttori nel Mercato nazionale.
Grazie alla mia formazione come agronomo esperto di erba naturale e alla mia buona conoscenza dei campi sintetici, ho considerato che la soluzione più adeguata fosse quella di integrare l’erba naturale in un manto artificiale opportunamente modificato.» dice Niko Sarris: «Fino ad allora, esistevano un paio di sistemi ibridi promossi presso alcuni club di Serie A. Tuttavia, questi erano poco efficaci, troppo costosi e onerosi dal punto di vista manutentivo per i club meno abbienti.
Considerando anche le esigenze della popolazione in generale, era necessario ridurre i costi complessivi per rendere la soluzione accessibile a tutti. Pertanto, abbiamo iniziato a sperimentare diverse soluzioni.
All’inizio del 2012 abbiamo presentato un brevetto d’invenzione internazionale e subito dopo abbiamo avviato la nostra promozione. Il nostro metodo è attualmente l’unico disponibile sul Mercato capace di coniugare elevate performance, sicurezza di gioco e sostenibilità economica, sociale e ambientale».
La durabilità dei sistemi ibridi
Ci sono vantaggi a livello di durabilità?
«Si sente spesso affermare che i campi sintetici possono essere utilizzati 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Tuttavia, nella realtà, la maggior parte dei campi da gioco ad alta intensità viene utilizzata per circa 4 giorni alla settimana dalle 15:00 alle 20:00 per gli allenamenti, con l’aggiunta di circa 2 partite agonistiche durante il fine settimana.
Questo porta a un utilizzo massimo di 24 ore settimanali.» dichiara Niko Sarris: «I campi in erba sintetica solitamente sono coperti da una garanzia fino a 5 anni per quanto riguarda la fibra soggetta a usura, tenendo conto di un utilizzo complessivo fino a 8.000 ore di gioco per un gruppo di circa 22 giocatori. Un campo naturale presenta invece un tempo di utilizzo limitato a sei ore di gioco settimanali.
Noi ci proponiamo di offrire un terreno ibrido, risolvendo così molte delle problematiche attuali. Noi riusciamo a garantire una durata di 12 anni delle fibre sintetiche poiché, con la manutenzione adeguata, queste sono protette dall’erba naturale dai raggi UV del sole e dall’usura causata dai giocatori».
L’impatto sulle prestazioni in campo
E per le prestazioni dei giocatori?
«Crediamo di aver sviluppato il miglior sistema al mondo per i campi da gioco fino alla Coppa del Mondo. Siamo infatti una delle cinque aziende coinvolte nei test della FIFA presso le Università del Tennessee e del Michigan, che mirano a trovare il campo perfetto.
I primi risultati hanno mostrato che il nostro sistema offre una superficie di gioco più uniforme in entrambi i siti esaminati.» conferma Niko Sarris: «Il fatto che le prestazioni siano costanti a 900 km di distanza è molto significativo, ma non siamo certi che i tecnici comprendano pienamente il valore del prodotto.
Poiché spesso si concentrano su poche misurazioni delle prestazioni di gioco, valide solo per alcuni eventi limitati nel tempo. Inoltre, i campi dei mondiali ricevono una manutenzione elevata; pertanto, è possibile che diversi sistemi superino tali test.
Di conseguenza, la scelta potrebbe ricadere su sistemi noti da più tempo. Siamo consapevoli che i nostri concorrenti sono multinazionali molto potenti che non desiderano perdere l’opportunità pubblicitaria offerta dalla Coppa del Mondo. Ma il vero valore dei campi ibridi emerge con un utilizzo intensivo, ad esempio a metà stagione, quando le condizioni meteorologiche iniziano a diventare difficili, e soprattutto durante la ripresa vegetativa dopo l’inverno».
Pensa che questo sistema possa in futuro venire adottato in pianta stabile anche nei grandi stadi e impianti?
«Riteniamo che non ci siano alternative sufficientemente sostenibili ed efficaci per soddisfare le esigenze dei professionisti.» dice Niko Sarris: «I sistemi ibridi attualmente in uso sono molto costosi e pochi club, anche in serie A, possono permetterseli. In più, bisogna tenere conto del fatto che le differenze nelle superfici possono aumentare il rischio di infortuni per i giocatori.
È prassi comune allenarsi su campi sintetici nei centri sportivi e poi competere su campi naturali; tuttavia, la FIFA auspica che tutte le partite del campionato del mondo si svolgano su superfici simili, indipendentemente dalla loro ubicazione. Questo fatto sottolinea la necessità di uniformare le prestazioni dei campi da gioco».
I costi di installazione
A livello di installazione, si tratta di sistemi più onerosi rispetto al sintetico e all’erba naturale?
«Il costo di installazione dei sistemi ibridi risulta vantaggioso per gli investitori, i quali si aspettano una spesa comparabile a quella richiesta per gli stadi professionali.» specifica Niko Sarris: «Negli stadi si sente parlare di cifre elevate. Ma dipende dalla necessità d’installare ulteriori impianti, come il riscaldamento della superficie di gioco o un sistema di drenaggio attivo per l’aspirazione dell’acqua in eccesso.
Per la realizzazione di un campo ibrido come i nostri, è fondamentale garantire l’accesso a sabbia naturale di fiume conforme alle norme USGA, reperibile in cave di estrazione nelle vicinanze per ridurre i costi aggiuntivi di trasporto. Un altro vantaggio è rappresentato dal fatto che, se il campo dispone già di un substrato sabbioso, si ottengono significativi risparmi.
Inoltre, quando l’area è molto estesa, il campo ibrido può integrarsi con l’erba naturale circostante. Permettendo una manutenzione più agevole senza rinforzare tutta l’area, mentre nel caso dell’erba sintetica bisogna ricoprire tutta l’area fino ai confini o le recinzioni».
E per la manutenzione?
«I sistemi ibridi ne richiedono una semplice e ridotta, comparabile dal punto di vista economico a quella di un campo interamente sintetico. Dal punto di vista ambientale possiamo vantare un impatto positivo, perché abbiamo adottato il metodo dell’agricoltura rigenerativa per la cura ecologica del prato.
È importante sottolineare che la formazione sulla manutenzione ordinaria dei campi ha un impatto sociale positivo. Poiché favorisce l’invenzione di nuovi mestieri che rispondono alle esigenze del Mercato del lavoro. L’addetto alla manutenzione acquisisce competenze tecniche che può sfruttare in qualsiasi campo agricolo ed alimentare, per gli animali e per la salute umana.
In futuro, i lavori ripetitivi saranno affidati ai robot, mentre quelli che richiedono un senso critico necessiteranno di personale qualificato. Parlando di costi per la manutenzione ordinaria e straordinaria, sappiamo che sono equivalenti. Dal punto di vista dei controlli, in un campo ibrido composto da oltre il 97% di erba naturale non è possibile evitare la manutenzione.
In un campo sintetico, invece, l’aspetto “sempre verde” può trarre in inganno durante i controlli; tuttavia, è evidente che in assenza di una cura continua si acceleri l’invecchiamento, aumentando il rischio di infortuni».
Utilizzo anche in altri sport
Può venire utilizzato anche in altri sport dove oggi si usa il sintetico?
«Il sistema ibrido in generale può essere applicato a diversi altri sport praticati su erba. Il suo principale vantaggio risiede nella resistenza al calpestio frequente, alle intemperie e nella facilità di ripresa vegetativa dopo aver subito stress biotici o abiotici.
Pertanto, oltre al calcio, il rugby rappresenta uno sport molto interessante e accessibile per i ragazzi meno abili con le gambe. Nel continente americano, il football è particolarmente popolare, così anche la lacrosse.» dice Niko Sarris: «Con l’atletica, leggera la corsa campestre a piedi scalzi a mio avviso può portare significativi vantaggi anche agli atleti olimpionici. All’interno del settore ludico, si può applicare per i giochi come il tiro della fune e il salto con i sacchi.
Parlando dell’equitazione, abbiamo ricevuto riscontri positivi riguardo al salto agli ostacoli. E riteniamo che anche le corse su erba e il polo possano trarre vantaggio da questa innovazione. Nel golf, invece, abbiamo sviluppato diversi tee e campi pratica. Per quanto riguarda l’intrattenimento, abbiamo completato con successo la realizzazione di un parco per concerti estivi a Malta». ©