OPS di Banca MPS “non concordata, ostile e contraria agli interessi di Mediobanca”
Il CdA di Piazzetta Cuccia risponde con durezza all’offerta di Banca MPS. Nella nota mette in evidenza i “rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone” e ribadisce il proprio impegno nel piano industriale 2023-2026 che vede, tra le altre cose, lo “sviluppo prioritario del Wealth Management”. L'articolo OPS di Banca MPS “non concordata, ostile e contraria agli interessi di Mediobanca” proviene da FundsPeople Italia.
L’offerta pubblica di scambio lanciata da Banca MPS sulla totalità delle azioni di Mediobanca “non è stata concordata ed è da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca”. È quanto si legge in una nota diffusa da Piazzetta Cuccia il 28 gennaio, al termine del CdA riunitosi proprio per analizzare l’OPS avviata da Rocca Salimbeni lo scorso 24 gennaio. Fermo restando che Mediobanca “si esprimerà sull’offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge”, si legge ancora, “sulla base dell'analisi del comunicato il Consiglio di Amministrazione di Mediobanca ritiene l’offerta priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca”.
Nessuna valenza industriale
A motivare la scelta, il CdA ritiene che l’OPS, non abbia valenza industriale pregiudicando l’identità e il profilo di business del Gruppo Mediobanca focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita; distrugga valore per gli azionisti di Mediobanca e di MPS essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti; e infine sia negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione della Banca MPS che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3 miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto.
Il nodo azionariato
Nella nota Mediobanca ha richiamato i “rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone”, che in Mediobanca detengono rispettivamente il 20 e il 7% (“sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024”), mentre in MPS Delfin è il primo azionista privato con il 10% e Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di MPS). A questo si aggiunge il 10% di Delfin e il 7% di Caltagirone in Assicurazioni Generali. “La presenza degli stessi azionisti in MPS, Mediobanca e Assicurazioni Generali nell’ambito di un’offerta esclusivamente in azioni, configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria”, scrive Mediobanca. Il comunicato del CdA, è stato inoltre approvato dal CdA “con l’astensione dei consiglieri Sandro Panizza e Sabrina Pucci”, entrambi consiglieri espressi dalle minoranze indicati nel 2023 dai soci di Delfin.
Sviluppo “prioritario” del wealth management
Nel comunicato il Gruppo ha ribadito il proprio impegno nel piano industriale 2023-2026 che vede, tra le altre cose, lo “sviluppo prioritario del Wealth Management” che a oggi ha superato i 100 miliardi di attivi (TFA) e i 900 milioni di ricavi, di cui circa 500 milioni di commissioni, contribuendo al 30% dei ricavi bancari e adoltre il 50% delle commissioni di Gruppo. “Con un utile netto di oltre 200 milioni ed una raccolta netta (NNM) di 9-10 miliardi annui, Mediobanca è oggi un player riconosciuto, con tassi di crescita superiori alla media del mercato per l’approccio sinergico con il CIB e l’accelerazione nel processo di acquisizione di consulenti e clienti HNWI per il lancio di Mediobanca Premier”. Altre indicazioni relative al Corporate & Investment Banking (“sempre più sinergico con il WM”) che ha raggiunto “una redditività tra le maggiori del comparto europeo (RORWA superiore all’1,4%) grazie al rafforzamento del modello Private & Investment Banking”. A questo si aggiungono una “contribuzione elevata e sostenibile dal Consumer Finance e Insurance”.
Fragilità del titolo
La risposta di Mediobanca arriva dopo giorni in cui anche gli analisti si sono dichiarati scettici sul valore industriale dell’operazione e i titoli dei due istituti procedevano in senso inverso, con Banca MPS che lo stesso 24 gennaio ha perso il 6,9% (e alla chiusura di ieri, 28 gennaio, ha lasciato sul terreno l’1,98%) mentre Mediobanca ha fatto la performance migliore della giornata (+7,72%). In base ai calcoli effettuati da Piazzetta Cuccia, rispetto al prezzo “undisturbed” di Mediobanca di 15,23 euro alla chiusura del 23 gennaio 2025 l’offerta basata sul prezzo di borsa dell’offerente rappresenta uno sconto del 3% sulla base del prezzo di MPS del 27 gennaio (6,41 euro), del 7% guardando alla media degli ultimi tre mesi (6,15 euro), per arrivare a uno sconto del 15% sulla media degli ultimi sei mesi (5,62 euro) fino ad arrivare al 28% rispetto alla media dell’ultimo anno (4,77 euro). “Il calo del titolo MPS dopo l’annuncio ne testimonia la fragilità del corso di borsa, che rende improbabile il buon esito dell’operazione”. L’iniziale premio del 5% legato allo scambio azionario, si è dunque annullato (anzi, è diventato negativo) nei giorni successivi al lancio dell’OPS e il valore dell’offerta è alla chiusura del 28 gennaio vede Banca MPS in difficoltà su un potenziale rilancio che potrebbe ulteriormente danneggiarne il titolo.
Eppure la politica…
L’operazione, come anticipato, aveva anche il benestare del governo, intanto il 27 gennaio anche la Commissione europea ha precisato che Banca MPS, a seguito della cessione della partecipazione pubblica (che ha portato il Tesoro all’11,73% del capitale), “non è più vincolata al suo impegno ai sensi della decisione sugli aiuti di Stato di astenersi dalle acquisizioni”, ha dichiarato un portavoce di Bruxelles, indicando come “ciò le consente di intraprendere le azioni aziendali che riterrà appropriate per perseguire i propri interessi commerciali”.
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