Nuova Zelanda, visti d’ingresso ai nomadi digitali

Nomadi digitali in Nuova Zelanda. Lo Stato insulare dell’Oceania ha allentato le norme sui visti per permettere ai visitatori stranieri di lavorare da remoto. Un modo, naturalmente, per puntare sul turismo d’eccellenza per far uscire il Paese dalla recessione. Il governo guarda infatti alle persone altamente qualificate, in particolare ai lavoratori del settore tecnologico dell’Asia sud-orientale e degli Stati Uniti, ha detto la ministra delle Finanze e della crescita economica, Nicola Willis, durante una conferenza stampa tenuta all’aeroporto di Wellington. Continue reading Nuova Zelanda, visti d’ingresso ai nomadi digitali at L'Agenzia di Viaggi Magazine.

Gen 30, 2025 - 13:10
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Nuova Zelanda, visti d’ingresso ai nomadi digitali
Nuova Zelanda, visti d’ingresso ai nomadi digitali

Nomadi digitali in Nuova Zelanda. Lo Stato insulare dell’Oceania ha allentato le norme sui visti per permettere ai visitatori stranieri di lavorare da remoto. Un modo, naturalmente, per puntare sul turismo d’eccellenza per far uscire il Paese dalla recessione. Il governo guarda infatti alle persone altamente qualificate, in particolare ai lavoratori del settore tecnologico dell’Asia sud-orientale e degli Stati Uniti, ha detto la ministra delle Finanze e della crescita economica, Nicola Willis, durante una conferenza stampa tenuta all’aeroporto di Wellington.

LE NUOVE NORME

«L’ambizione del governo, con queste nuove regole sui visti, è far diventare la Nuova Zelanda un rifugio per i talenti mondiali», ha detto Willis, secondo quanto si legge sul sito di Bloomberg. «Vogliamo che più persone benestanti e ricche di talento arrivino da queste uscite», ha aggiunto. Le regole si applicano anche agli influencer, a patto che – così come tutti gli altri nomadi digitali – siano pagati da società all’estero.

Le nuove norme, subito in vigore, permettono ai visitatori di estendere la loro permanenza in Nuova Zelanda fino a nove mesi. Willis ha però avvertito che lavorare per più di 90 giorni potrebbe avere delle implicazioni fiscali. La ministra dell’Immigrazione, Erica Stanford, ha aggiunto: “Questo visto sarà il nostro visto turistico. Avrete la possibilità di lavorare con un visto turistico. È semplice, diretto e costerà come prima, quindi non avrà costi aggiuntivi”, si legge sul sito della Bbc.

La Nuova Zelanda è solo l’ultimo esempio di un Paese che cerca di attirare talenti stranieri e investimenti offrendo ai lavoratori da remoto, i cosiddetti nomadi digitali, la possibilità di lavorare per un periodo di tempo; in precedenza, si erano già mossi in questo senso, per esempio, Spagna, Sudafrica, Thailandia e Portogallo.

IL PESO DEL TURISMO SULL’ECONOMIA

La pandemia di coronavirus ha colpito duramente il turismo. Prima, era la maggior industria di esportazione con 40,9 miliardi di dollari statunitensi di spese totali nel Paese; dopo il crollo, la lenta ripresa, fino ai 37,7 miliardi di dollari nel 2023, quando è stata la seconda maggior industria di esportazione, registrano un rialzo del 39,6% rispetto all’anno precedente. Quasi 200.000 persone lavorano direttamente nel turismo, ovvero il 6,7% del numero totale di persone occupate; oltre 317.000 persone lavorano direttamente o indirettamente nel turismo, ovvero una su nove.

Le novità si applicano a tutti i visti, da quelli a breve termine come i turistici a quelli più lunghi come per i partner e i tutori. L’annuncio è stato dato pochi giorni dopo che il primo ministro Christopher Luxon ha comunicato la creazione di Invest New Zealand per attirare finanziamenti diretti dall’estero.