Nord contro Sud, gli Stati Uniti in guerra
La Confederazione sudista sorse come reazione all’elezione di Abraham Lincoln alla Casa Bianca, considerata una grave minaccia dagli stati meridionali. Tra dicembre 1860 e maggio 1861 undici stati del Sud proclamarono la secessione dall’Unione e costituirono gli stati Confederati d’America, con una propria capitale (Richmond, in Virginia) e un proprio presidente, Jefferson Davis. Nell’aprile 1861 scoppiò la guerra civile con l’attacco dei Sudisti a Fort Sumter.L'avanzata degli abolizionisti al NordLa guerra con il Messico pervase la politica statunitense nel periodo in cui Lincoln era deputato al Congresso (1846-1849) per il Partito whig, consolidatosi nel nord dell’Unione. Per gli stati del Sud e per molti esponenti del Partito democratico, lì fortemente radicato, i nuovi territori sottratti al Messico costituivano un’opportunità per estendere la schiavitù. Lincoln, così come altri whig, vi si oppose votando l’emendamento Wilmot (1846), che mirava a proibire la schiavitù in tutti i territori ceduti dalla Repubblica messicana. La proposta di legge, tuttavia, venne respinta dal senato. Nel Nord aumentò l’opposizione allo schiavismo, e gli abolizionisti trovarono il loro emblema nel celebre romanzo di Harriet Beecher Stowe La capanna dello zio Tom (1852), che denunciava l’iniquità del sistema schiavista.Nel 1854 il Kansas-Nebraska Act propose di organizzare il vasto territorio a ovest del fiume Missouri prescindendo dal limite alla schiavitù fissato a nord del parallelo 36º 30’ dal Compromesso del Missouri. Secondo la nuova legge, sarebbero stati i coloni decisi a stanziarsi in quelle regioni a decidere con il loro voto se accettare o meno la schiavitù. Tale provvedimento divise al loro interno i whig, che scomparvero, e i democratici, che si scissero in moderati del Nord e schiavisti radicali del Sud. Questa norma, peraltro, suscitò reazioni sdegnate nel Nord, dove nel marzo venne fondato il Partito repubblicano, vicino alla causa abolizionista. Lincoln riteneva che estendere la schiavitù in quei territori significasse tradire lo spirito dei padri fondatori degli Stati Uniti, i quali auspicavano l’estinzione del sistema schiavista, e contribuì alla fondazione del nuovo partito nell’Illinois. Fino allora egli si era espresso poco in pubblico sullo schiavismo, ma nei sei anni successivi avrebbe pronunciato sul tema circa 175 discorsi, che miravano alla proibizione della schiavitù nei nuovi territori dell’Ovest: sarebbe stato il primo passo verso la sua totale abolizione.Tuttavia nei suoi dibattiti con Stephen A. Douglas, a cui nel 1858 disputava il seggio al senato, Lincoln non si presentò come un abolizionista radicale, per non perdere voti. «Non sono e non sono mai stato a favore dell’uguaglianza sociale e politica della razza bianca e di quella nera». Ma disse anche: «Quanto al diritto di mangiare il pane, senza rendere conto a nessun altro, se non alle proprie mani che se lo sono guadagnato, un nero è pari a me così come al giudice Douglas e a qualsiasi altro uomo».Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!La reazione degli schiavisti al SudIl 6 novembre 1860 ebbe luogo una delle elezioni presidenziali più combattute della storia, con quattro candidati. Il Partito democratico, diviso al suo interno, presentò due diversi candidati: uno per il Nord (Stephen A. Douglas, l’antico avversario di Lincoln) e uno per il Sud. Gli altri due aspiranti alla presidenza erano il repubblicano Lincoln e il candidato del Partito dell’Unione Costituzionale, fondato da alcuni whig. Lincoln vinse in tutti gli stati liberi tranne nel New Jersey, arrivando così alla presidenza con poco meno del 40 per cento del voto popolare.Il suo trionfo, favorito dalla divisione dei democratici, mise in allarme gli stati del Sud, che vedevano minacciati i loro interessi. Lincoln dichiarò che il suo intento non era abolire la schiavitù, poiché non aveva nemmeno i poteri costituzionali per farlo, bensì evitare che si estendesse nei territori dell’Ovest. Tuttavia, sapeva che la questione principale era un’altra. Così scriveva ad Alexander H. Stephens, politico della Georgia oppostosi alla secessione fino all’abbandono dell’Unione da parte del suo stato, e poi vicepresidente della Confederazione: «Suppongo tuttavia che non sia questo il problema. Voi ritenete la schiavitù giusta e quindi da estendersi, mentre noi pensiamo che sia un torto e quindi da limitarsi. Questo suppongo è il punto». Il 20 dicembre la Carolina del Sud diede inizio alla secessione.Il 4 febbraio 1861 nacquero gli stati Confederati d’America. Il 4 marzo, durante la sua cerimonia d’insediamento, Lincoln si rivolse ai secessionisti: «Benché la passione abbia profondamente raffreddato il nostro affetto, e quasi sciolti i legami dell’antica amicizia, tuttavia non deve giungere a romperli». Ma il 12 aprile iniziava la guerra.Il 22 agosto 1862 Lincoln scrisse: «Il mio obiettivo primario in questa battaglia è salvare l’Unione, non salvare o distru
La Confederazione sudista sorse come reazione all’elezione di Abraham Lincoln alla Casa Bianca, considerata una grave minaccia dagli stati meridionali. Tra dicembre 1860 e maggio 1861 undici stati del Sud proclamarono la secessione dall’Unione e costituirono gli stati Confederati d’America, con una propria capitale (Richmond, in Virginia) e un proprio presidente, Jefferson Davis. Nell’aprile 1861 scoppiò la guerra civile con l’attacco dei Sudisti a Fort Sumter.
L'avanzata degli abolizionisti al Nord
La guerra con il Messico pervase la politica statunitense nel periodo in cui Lincoln era deputato al Congresso (1846-1849) per il Partito whig, consolidatosi nel nord dell’Unione. Per gli stati del Sud e per molti esponenti del Partito democratico, lì fortemente radicato, i nuovi territori sottratti al Messico costituivano un’opportunità per estendere la schiavitù. Lincoln, così come altri whig, vi si oppose votando l’emendamento Wilmot (1846), che mirava a proibire la schiavitù in tutti i territori ceduti dalla Repubblica messicana. La proposta di legge, tuttavia, venne respinta dal senato. Nel Nord aumentò l’opposizione allo schiavismo, e gli abolizionisti trovarono il loro emblema nel celebre romanzo di Harriet Beecher Stowe La capanna dello zio Tom (1852), che denunciava l’iniquità del sistema schiavista.
Nel 1854 il Kansas-Nebraska Act propose di organizzare il vasto territorio a ovest del fiume Missouri prescindendo dal limite alla schiavitù fissato a nord del parallelo 36º 30’ dal Compromesso del Missouri. Secondo la nuova legge, sarebbero stati i coloni decisi a stanziarsi in quelle regioni a decidere con il loro voto se accettare o meno la schiavitù. Tale provvedimento divise al loro interno i whig, che scomparvero, e i democratici, che si scissero in moderati del Nord e schiavisti radicali del Sud. Questa norma, peraltro, suscitò reazioni sdegnate nel Nord, dove nel marzo venne fondato il Partito repubblicano, vicino alla causa abolizionista. Lincoln riteneva che estendere la schiavitù in quei territori significasse tradire lo spirito dei padri fondatori degli Stati Uniti, i quali auspicavano l’estinzione del sistema schiavista, e contribuì alla fondazione del nuovo partito nell’Illinois. Fino allora egli si era espresso poco in pubblico sullo schiavismo, ma nei sei anni successivi avrebbe pronunciato sul tema circa 175 discorsi, che miravano alla proibizione della schiavitù nei nuovi territori dell’Ovest: sarebbe stato il primo passo verso la sua totale abolizione.
Tuttavia nei suoi dibattiti con Stephen A. Douglas, a cui nel 1858 disputava il seggio al senato, Lincoln non si presentò come un abolizionista radicale, per non perdere voti. «Non sono e non sono mai stato a favore dell’uguaglianza sociale e politica della razza bianca e di quella nera». Ma disse anche: «Quanto al diritto di mangiare il pane, senza rendere conto a nessun altro, se non alle proprie mani che se lo sono guadagnato, un nero è pari a me così come al giudice Douglas e a qualsiasi altro uomo».
Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!
La reazione degli schiavisti al Sud
Il 6 novembre 1860 ebbe luogo una delle elezioni presidenziali più combattute della storia, con quattro candidati. Il Partito democratico, diviso al suo interno, presentò due diversi candidati: uno per il Nord (Stephen A. Douglas, l’antico avversario di Lincoln) e uno per il Sud. Gli altri due aspiranti alla presidenza erano il repubblicano Lincoln e il candidato del Partito dell’Unione Costituzionale, fondato da alcuni whig. Lincoln vinse in tutti gli stati liberi tranne nel New Jersey, arrivando così alla presidenza con poco meno del 40 per cento del voto popolare.
Il suo trionfo, favorito dalla divisione dei democratici, mise in allarme gli stati del Sud, che vedevano minacciati i loro interessi. Lincoln dichiarò che il suo intento non era abolire la schiavitù, poiché non aveva nemmeno i poteri costituzionali per farlo, bensì evitare che si estendesse nei territori dell’Ovest. Tuttavia, sapeva che la questione principale era un’altra. Così scriveva ad Alexander H. Stephens, politico della Georgia oppostosi alla secessione fino all’abbandono dell’Unione da parte del suo stato, e poi vicepresidente della Confederazione: «Suppongo tuttavia che non sia questo il problema. Voi ritenete la schiavitù giusta e quindi da estendersi, mentre noi pensiamo che sia un torto e quindi da limitarsi. Questo suppongo è il punto». Il 20 dicembre la Carolina del Sud diede inizio alla secessione.
Il 4 febbraio 1861 nacquero gli stati Confederati d’America. Il 4 marzo, durante la sua cerimonia d’insediamento, Lincoln si rivolse ai secessionisti: «Benché la passione abbia profondamente raffreddato il nostro affetto, e quasi sciolti i legami dell’antica amicizia, tuttavia non deve giungere a romperli». Ma il 12 aprile iniziava la guerra.
Il 22 agosto 1862 Lincoln scrisse: «Il mio obiettivo primario in questa battaglia è salvare l’Unione, non salvare o distruggere la schiavitù. Se potessi salvare l’Unione senza liberare alcuno schiavo, lo farei, e se potessi salvare l’Unione liberando tutti gli schiavi, lo farei, e se potessi salvarla liberandone alcuni e altri no, lo farei lo stesso». Tuttavia, il primo gennaio 1863 Lincoln emanò il proclama d’Emancipazione, primo passo verso la fine della schiavitù, che richiamava migliaia di neri nelle fila dell’esercito federale. In seguito, malgrado le pressioni, Lincoln rifiutò di negoziare una pace che avrebbe implicato il perdurare della schiavitù.
Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!