Ecco come la polizia «insegue» i criminali negli altri paesi
Il buio della notte è illuminato dai fari della macchina della polizia britannica. Il giovane sul motorino sta scappando su una strada secondaria. L’auto degli agenti prima lo insegue e poi sperona il mezzo a due ruote. Il conducente vola rimbalzando sul cofano e atterra sull’asfalto scivolando per alcuni metri assieme al motorino. La scena, che ha portato al suo arresto, è stata girata dalla telecamera di bordo della polizia. Panorama pubblica sul suo sito Panorama.it una sequenza di video del genere, che dimostra come alcune forze dell’ordine del nostro continente (a cominciare da quelle inglesi appena citate), per non parlare degli agenti negli Stati Uniti, utilizzano metodi aggressivi per bloccare sospetti a bordo di veicoli su due ruote e chi non si ferma all’alt.A Londra è in vigore una autentica tattica di speronamento, in Francia c’è una proposta di legge per adottare i sistemi inglesi, nei Paesi del Nord Europa non si va per il sottile con chi fugge su un motorino e negli Stati Uniti sono utilizzate manovre aggressive per buttare fuori strada le auto. «In realtà molti Paesi hanno restrizioni peggiori delle nostre: gli agenti francesi hanno il divieto di far andare fuori strada il veicolo in fuga. In Grecia l’inseguimento scatta anche per violazioni del codice stradale, ma è proibito qualsiasi contatto. In Macedonia del Nord si può fermare un mezzo con la forza solo per reati gravi come terrorismo e omicidio. Utilizzano uno speciale dispositivo che si chiama Stinger (una specie di banda chiodata, ndr) per forare le gomme» spiega Massimo Denarier. Delegato del Sindacato autonomo di polizia (Sap) per la Valle d’Aosta, è segretario generale aggiunto del Cesp (Consiglio europeo dei sindacati di polizia), che rappresenta più di 200 mila agenti di 17 Stati. I carabinieri sono nel mirino per il caso del 19enne egiziano Ramy Elgaml, morto il 24 novembre dopo otto chilometri di inseguimento dell’Arma, perché non si era fermato all’alt. «Le direttive hanno sempre indicato che bisogna inseguire chi fugge, ma con molta attenzione per evitare incidenti. Però manca un protocollo specifico» spiega Claudio Samorè, luogotenente in congedo con 35 anni di servizio alle spalle. Un miscuglio di antagonisti, anarchici, giovani immigrati e pro palestinesi scendono in piazza con striscioni che chiedono «Vendetta» per Ramy e non giustizia come invoca il padre. Nella fuga su due ruote la polizia più determinata è quella inglese con l’«inseguimento tattico e di contenimento Tpac», che prevede veri e propri speronamenti. Nel 2023 sono stati compiuti ventimila crimini utilizzando veicoli a due ruote, ma da quando questa tattica aggressiva è stata adottata, fughe e reati sono diminuiti del 36 per cento.I video girati dalla polizia mostrano chi non si è fermato all’alt e viene toccato in curva finendo fuori strada. Oppure dei sospetti investiti in pieno dalla macchina della polizia che arriva in senso contrario. I delinquenti non usano solo motorini con il passeggero dietro armato di martello per violenze e scippi, ma pure biciclette elettriche lanciate a tutta velocità, soprattutto per il furto al volo dei telefonini. Nel 2022 sono stati rubati in Inghilterra 136.520 cellulari per un valore di 56 milioni di euro. Il 24 dicembre scorso l’agente in servizio a Londra, Jordan Smith, ha salvato una madre con il bambino in braccio dall’impatto con Sonny Stringer, specialista dello scippo dei telefonini, in fuga con una bici elettrica, che può toccare i 100 chilometri l’ora. Smith lo sperona al volante della macchina della polizia. Nella caduta il ladro si frattura il ginocchio e verrà condannato a due anni di carcere. In Francia la cittadinanza è esasperata dai cosiddetti «rodei urbani». In maggioranza giovani immigrati che prendono le strade per una pista di motocross. Nel settembre dello scorso anno un 19enne decide di impennare mentre una bambina attraversa sulle strisce a Vallauris, nelle Alpi marittime. Kamilya, sette anni, centrata in pieno, muore per le ferite. Nel 2021 sono state emesse una media di quattro condanne al giorno per i «rodei urbani». Lo scorso anno la polizia ha effettuato trentamila interventi.I Repubblicani, di centrodestra, hanno presentato una proposta di legge che all’articolo 4 chiede l’adozione del «contatto tattico» come gli inglesi. La polizia potrebbe fare più inseguimenti, ma il portavoce della polizia francese, Sonia Fibleuil, ammette sul sito d’informazione Actu.fr, che «non è consigliabile». Il motivo è semplice: «Per evitare danni al conducente, alla polizia, ma anche agli altri utenti della strada». Un paio di video di inseguimenti di sospetti su due ruote in Norvegia e Svezia sono diventati virali. In dicembre la polizia norvegese sfreccia a sirene spiegate dietro a due persone vestite di nero su un motorino. A velocità elevata si infilano nelle stradine di un parco e poi superano un ponticello sperando che sia abbastanza stretto per fermare gli agenti, ma i poliziotti passano a filo. Poco dopo s
Il buio della notte è illuminato dai fari della macchina della polizia britannica. Il giovane sul motorino sta scappando su una strada secondaria. L’auto degli agenti prima lo insegue e poi sperona il mezzo a due ruote. Il conducente vola rimbalzando sul cofano e atterra sull’asfalto scivolando per alcuni metri assieme al motorino. La scena, che ha portato al suo arresto, è stata girata dalla telecamera di bordo della polizia. Panorama pubblica sul suo sito Panorama.it una sequenza di video del genere, che dimostra come alcune forze dell’ordine del nostro continente (a cominciare da quelle inglesi appena citate), per non parlare degli agenti negli Stati Uniti, utilizzano metodi aggressivi per bloccare sospetti a bordo di veicoli su due ruote e chi non si ferma all’alt.
A Londra è in vigore una autentica tattica di speronamento, in Francia c’è una proposta di legge per adottare i sistemi inglesi, nei Paesi del Nord Europa non si va per il sottile con chi fugge su un motorino e negli Stati Uniti sono utilizzate manovre aggressive per buttare fuori strada le auto. «In realtà molti Paesi hanno restrizioni peggiori delle nostre: gli agenti francesi hanno il divieto di far andare fuori strada il veicolo in fuga. In Grecia l’inseguimento scatta anche per violazioni del codice stradale, ma è proibito qualsiasi contatto. In Macedonia del Nord si può fermare un mezzo con la forza solo per reati gravi come terrorismo e omicidio. Utilizzano uno speciale dispositivo che si chiama Stinger (una specie di banda chiodata, ndr) per forare le gomme» spiega Massimo Denarier. Delegato del Sindacato autonomo di polizia (Sap) per la Valle d’Aosta, è segretario generale aggiunto del Cesp (Consiglio europeo dei sindacati di polizia), che rappresenta più di 200 mila agenti di 17 Stati.
I carabinieri sono nel mirino per il caso del 19enne egiziano Ramy Elgaml, morto il 24 novembre dopo otto chilometri di inseguimento dell’Arma, perché non si era fermato all’alt. «Le direttive hanno sempre indicato che bisogna inseguire chi fugge, ma con molta attenzione per evitare incidenti. Però manca un protocollo specifico» spiega Claudio Samorè, luogotenente in congedo con 35 anni di servizio alle spalle. Un miscuglio di antagonisti, anarchici, giovani immigrati e pro palestinesi scendono in piazza con striscioni che chiedono «Vendetta» per Ramy e non giustizia come invoca il padre. Nella fuga su due ruote la polizia più determinata è quella inglese con l’«inseguimento tattico e di contenimento Tpac», che prevede veri e propri speronamenti. Nel 2023 sono stati compiuti ventimila crimini utilizzando veicoli a due ruote, ma da quando questa tattica aggressiva è stata adottata, fughe e reati sono diminuiti del 36 per cento.
I video girati dalla polizia mostrano chi non si è fermato all’alt e viene toccato in curva finendo fuori strada. Oppure dei sospetti investiti in pieno dalla macchina della polizia che arriva in senso contrario. I delinquenti non usano solo motorini con il passeggero dietro armato di martello per violenze e scippi, ma pure biciclette elettriche lanciate a tutta velocità, soprattutto per il furto al volo dei telefonini. Nel 2022 sono stati rubati in Inghilterra 136.520 cellulari per un valore di 56 milioni di euro. Il 24 dicembre scorso l’agente in servizio a Londra, Jordan Smith, ha salvato una madre con il bambino in braccio dall’impatto con Sonny Stringer, specialista dello scippo dei telefonini, in fuga con una bici elettrica, che può toccare i 100 chilometri l’ora. Smith lo sperona al volante della macchina della polizia. Nella caduta il ladro si frattura il ginocchio e verrà condannato a due anni di carcere. In Francia la cittadinanza è esasperata dai cosiddetti «rodei urbani». In maggioranza giovani immigrati che prendono le strade per una pista di motocross. Nel settembre dello scorso anno un 19enne decide di impennare mentre una bambina attraversa sulle strisce a Vallauris, nelle Alpi marittime. Kamilya, sette anni, centrata in pieno, muore per le ferite. Nel 2021 sono state emesse una media di quattro condanne al giorno per i «rodei urbani». Lo scorso anno la polizia ha effettuato trentamila interventi.
I Repubblicani, di centrodestra, hanno presentato una proposta di legge che all’articolo 4 chiede l’adozione del «contatto tattico» come gli inglesi. La polizia potrebbe fare più inseguimenti, ma il portavoce della polizia francese, Sonia Fibleuil, ammette sul sito d’informazione Actu.fr, che «non è consigliabile». Il motivo è semplice: «Per evitare danni al conducente, alla polizia, ma anche agli altri utenti della strada». Un paio di video di inseguimenti di sospetti su due ruote in Norvegia e Svezia sono diventati virali. In dicembre la polizia norvegese sfreccia a sirene spiegate dietro a due persone vestite di nero su un motorino. A velocità elevata si infilano nelle stradine di un parco e poi superano un ponticello sperando che sia abbastanza stretto per fermare gli agenti, ma i poliziotti passano a filo. Poco dopo speronano il motorino e arrestano i due. Un’altra scena girata con il telefonino da un passante mostra un veicolo bianco, giallo e blu della polizia svedese che sperona un motorino in una zona a traffico limitato facendolo volare di qualche metro. Il conducente finito a terra si rialza per continuare la fuga, ma il poliziotto sceso dall’auto gli salta addosso atterrandolo di nuovo. «Va sempre salvaguardata la sicurezza di tutti, compresi gli appartenenti alle forze dell’ordine e soprattutto dei cittadini, per i quali operiamo» sottolinea Denarier. «In un inseguimento significa fare molta attenzione ai passanti o alla gente al volante che non c’entra nulla. Per tattiche come quella inglese o americana c’è anche un problema di costi e addestramento».
I più duri sono i poliziotti negli Stati Uniti, che però si concentrano sugli automobilisti piuttosto che sugli speronamenti delle moto. La Pursuit Intervention Technique, nota come manovra Pit, è adottata dalle forze dell’ordine americane per porre fine a un inseguimento. In pratica il veicolo della polizia si affianca a quello che fugge in maniera che le ruote anteriori siano allineate alle posteriori dell’inseguito. Poi l’agente sterza bruscamente colpendo il «bersaglio» di lato per farlo roteare su sé stesso. Il mezzo di solito finisce sul guardrail o fuori strada. A velocità elevate la manovra può provocare il ribaltamento del veicolo. Un’inchiesta del quotidiano San Francisco Chronicle rivela che negli ultimi sette anni sono morte 87 persone per lo speronamento del mezzo che non si era fermato all’alt. In diversi casi la velocità è risultata troppo elevata per eseguire in sicurezza la manovra e 37 vittime, compresi sette bambini, erano passeggeri o pedoni. La stragrande maggioranza delle manovre Pit non uccide nessuno e blocca l’auto in fuga con un testa coda controllato permettendo di catturare omicidi pericolosi come Carl Roy Webb Boards II, che aveva ucciso un agente di polizia durante un controllo del traffico. «Dopo il caso Ramy non dimentichiamo che talvolta muore il poliziotto o il carabiniere. Un protocollo per gli inseguimenti non esiste, ma ci sono norme generali» fa notare l’esponente del Sap. «Una delle prime è salvaguardare l’incolumità degli inseguiti e pure degli inseguitori. L’aspetto fondamentale è che il cittadino capisca un concetto: chi indossa una divisa non è suo nemico».