Dai dati sul clima «oscurati» dal Doge alle nuove nomine controverse: così Trump e Musk frenano la lotta al climate change
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Lunedì 5 febbraio alcuni funzionari del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (Doge) guidato da Elon Musk hanno fatto irruzione negli uffici della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) l’agenzia che si occupa del monitoraggio del meteo, del mare e del clima. Nello stesso giorno in cui Trump nominava il nuovo capo dell’agenzia federale, gli uomini di Musk hanno chiesto di accedere al sistema informatico. Poco dopo, la pagina della Noaa che mostra il monitoraggio dei valori della CO2 a livello globale è stata oscurata per circa 24 ore.
Nascosti i dati sul cambiamento climatico
Il timore dei vertici della Noaa, citati da The Verge, è che i funzionari del Doge abbiano prelevato dati confidenziali sul cambiamento climatico – nei confronti del quale il presidente degli Usa Donald Trump si è dimostrato poco sensibile, con diversi ordini esecutivi -. Ciò potrebbe impedire un accesso trasparente dei cittadini a misurazioni cruciali per conoscere la salute del clima, come l’aumento della temperatura e la concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera. In questo senso sembra andare anche una comunicazione interna ricevuta dai dipendenti della Noaa a cui – secondo quanto riporta Wired – è stato chiesto interrompere il lavoro con cittadini stranieri, compresi quelli all’interno del governo degli Usa. Pochi giorni fa, il presidente repubblicano aveva tolto i riferimenti al cambiamento climatico dai siti di altre agenzie federali.
Il nuovo capo della Noaa e la «condotta antiscientifica»
La scelta del presidente repubblicano per il nuovo capo del Noaa è ricaduta su Neil Jacobs, meteorologo noto per essere stato capo esecutivo dell’agenzia anche nel corso del primo mandato di Trump. Nel 2019 Trump modificò con un pennarello indelebile una mappa del percorso dell’uragano Dorian per sostenere che anche l’Alabama sarebbe stato investito dalla tempesta. Le informazioni fornite da Trump cozzavano con quelle dell’agenzia meteorologica dell’Alabama. In seguito, Jacobs fece rilasciare una dichiarazione alla Noaa sostenendo che Trump aveva ragione, venendo citato settimane dopo in un rapporto della Noaa per «condotta antiscientifica».
Il nuovo amministratore dell’Agenzia per l’Ambiente
Il presidente insediatosi il 20 gennaio sta mettendo in atto cambiamenti anche all’Agenzia per la Protezione Ambientale (Epa). A guidare l’agenzia nel secondo mandato di Trump è Lee Zeldin, un ex parlamentare repubblicano di Long Island (New York) che tra il 2015 e il 2022 ha spesso votato contro le norme a favore dell’ambiente. Nel 2022 Zeldin si era anche speso affinché lo Stato di New York facesse decadere il ban sul fracking, una tecnica di estrazione degli idrocarburi che prevede la creazione di fratture nel sottosuolo tramite liquidi, spesso acqua. È considerata particolarmente invasiva per via del rischio di contaminazione chimica delle falde acquifere. Inoltre, secondo quanto riporta The Guardian, nel secondo mandato di Trump stanno facendo ingresso nell’Epa lobbisti, funzionari e avvocati legati alla all’industria dei combustibili fossili. Diretti soprattutto verso il dipartimento dell’agenzia che si occupa della salubrità dell’aria. Emerge in particolare il profilo di Alex Dominguez, che in passato si è speso contro gli incentivi sulle auto elettriche.
La Noaa smembrata
Queste azioni sembrano andare nella direzione indicata dal Project 2025, il manifesto dell’ultradestra americana redatto da diversi ex collaboratori di Trump da cui il presidente repubblicano si è tenuto a distanza (a differenza del suo vice JD Vance che lo ha pubblicamente elogiato). Il manifesto prevede che l’agenzia venga «smembrata e ridimensionata». Secondo gli autori, la Noaa è «dannosa per la prosperità degli Stati Uniti». Al di là della vicinanza di Trump al progetto, gli effetti concreti della sua amministrazione sembrano già seguire questa strada.
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