Covip: tutti i numeri della previdenza complementare a fine 2024
La Commissione di vigilanza ha pubblicato i dati a fine dicembre dello scorso anno. Anche nel 2024 crescono le posizioni in essere e i rendimenti (soprattutto per le tipologie con una maggiore esposizione azionaria). L'articolo Covip: tutti i numeri della previdenza complementare a fine 2024 proviene da FundsPeople Italia.
Prosegue la crescita della previdenza complementare italiana. In termini di posizioni in essere, risorse e rendimenti dei fondi pensione. I dati Covip aggiornati a fine dicembre indicano infatti una crescita del 4,2% delle posizioni in essere rispetto al 2023, e risultati positivi per tutte le tipologie di forme pensionistiche (con valori più elevati per quelle con una maggiore esposizione azionaria).
Le posizioni in essere
Alla fine del 2024, il totale di posizioni in essere delle forme pensionistiche complementari è di 11,1 milioni (+4,2% rispetto ai 10,7 milioni del 2023), dato che include anche quanti aderiscono contemporaneamente a più forme, per un totale di 9,95 milioni di iscritti (erano 9,61 nel 2023).
I fondi negoziali registrano un incremento di 227.300 unità in più rispetto all’anno prima (+5,7%) per un totale complessivo di 4,25 milioni. Il dato è impattato anche quest’anno dall’aumento delle posizioni presso il fondo rivolto al settore edile (+84.800 posizioni) “destinatario dell’adesione contrattuale di lavoratori attraverso il versamento di un contributo, ancorché di importo modesto, a carico del solo datore di lavoro”; e nel pubblico impiego (+38.500 posizioni). Altri incrementi netti “di rilievo” si registrano nel fondo destinato ai lavoratori del commercio e in quello rivolto all’industria metalmeccanica (+20.300 posizioni per entrambi i fondi).
L’aumento più marcato interessa tuttavia i fondi aperti, con 133 mila posizioni in più (+6,9%), mentre i PIP crescono di 83.500 posizioni (+2,2%). Alla fine dell’anno, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 2,08 milioni e 3,87 milioni.
Le risorse
Insieme all’aumento delle posizioni in essere si rileva una crescita dell’8,2% delle risorse destinate alle prestazioni che totalizzano 243 miliardi di euro, rispetto ai 222,6 miliardi di fine 2023. Tuttavia, a determinare ancora una volta circa i tre quinti di questo incremento è il miglioramento dei corsi dei titoli in portafoglio; il resto è dovuto ai flussi contributivi al netto delle uscite.
L’attivo netto è di 74,6 miliardi nei fondi negoziali (+9,9% rispetto alla fine del 2023), 37,3 miliardi nei fondi aperti (+14,3%) e a 54,7 miliardi nei PIP (+9,6%).
Nel corso del 2024 l’ammontare dei contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP è pari a 15,7 miliardi di euro, in crescita del 7% sul 2023. L’incremento risulta maggiore per i fondi negoziali (8,8%). e del 7,4 nei fondi aperti, mentre è minore nei PIP (2,3%).
I rendimenti
Come anticipato, nel corso dell’anno tutte le tipologie di forme pensionistiche e di comparti registrano in media risultati positivi. Emergono i comparti azionari, con rendimenti del 10,4% in media nei fondi negoziali e in quelli aperti e del 13% nei PIP.
Bene anche il dato nelle linee bilanciate, con risultati in media pari al 6,4% nei fondi negoziali, al 6,6 nei fondi aperti e al 7 nei PIP. Più contenuti i rendimenti dei comparti obbligazionari e garantiti.
Da una valutazione dei rendimenti “su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale”, negli ultimi dieci anni (da fine 2014 a fine 2024) i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 4,5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono compresi tra tra l’1,7 e il 2,7 per cento. Si confermano le scarse performance di linee garantite e obbligazionarie, che mostrano rendimenti medi inferiori all’1 per cento. Le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento dell’1,6 per cento. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4 per cento.
“Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, tutti i comparti azionari e anche una buona parte dei bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto ai comparti obbligazionari e a quelli garantiti oltreché al TFR”, scrive ancora Covip che indica come per ciascuna tipologia di linea di investimento, “i fondi negoziali mostrano nel complesso una dispersione dei rendimenti dei singoli comparti inferiore a quella che registrano fondi aperti e PIP”.
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