Spiess TC 522: l’hypercar mai nata

All’inizio degli Anni '90 un imprenditore tedesco getta le basi per una hypercar ridondante di tecnologia: V8 yankee biturbo, configurazione 2+2 e velocità siderale. Nei presupposti l’auto è un capolavoro di tecnica ma qualcosa non convince. E la produzione non parte mai L'articolo Spiess TC 522: l’hypercar mai nata proviene da Veloce.

Gen 27, 2025 - 19:35
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Spiess TC 522: l’hypercar mai nata

Robert Spiess, valido ingegnere meccanico e imprenditore tedesco, ha costellato la sua carriera professionale di tante idee nei campi dell’ingegneria elettrica, costruzione di sistemi di propulsione e tecnologie di pressofusione. Negli Anni ’60 crea brand oggi leader nei loro settori e alla fine degli Anni 80 inizia ad utilizzare la tecnologia CAD creando le basi per l’ingresso nella nicchia delle super sportive. Su questi presupposti nel 1989 fonda la SPIESS-Fahrzeugbau GmbH & Co. e inizia la progettazione di una hypercar. La Spiess TC 522 vuole andare allo scontro con le più blasonate concorrenti dell’epoca sfoggiando armi molto affilate: scocca con ampio uso di materiali compositi, motore sovralimentato, un complesso sistema idraulico per la gestione della dinamica e dell’aerodinamica, abitacolo spazioso e iper-tecnologico; e, naturalmente, prestazioni colossali. Nelle premesse, insomma, è una bomba. Al progetto partecipano tecnici e ingegneri di fama. Nel 1990 il complesso lavoro raggiunge un primo risultato con un modello in scala 1:5 e nel maggio 1991 è completato un altro modello in scala 1:1.

DESIGN FUTURISTA. Il risultato finale ambisce a un complesso equilibrio di design, raffinatezza meccanica, elevata tecnologia, due posti + 2 e prestazioni elevatissime. È perciò disegnata una forma con passo lungo e sbalzi molto corti. L’interasse, infatti, è di ben 2 metri e 90 cm (quello della Porsche 964, in confronto, è di 227 cm); la lunghezza di 445 cm, la larghezza, specchietti esclusi, di 198 cm e l’altezza di soli 114 cm. Le forme danno importanza all’aerodinamicità ma, a onor del vero, non sembrano oggettivamente suggerire un fascino irresistibile. In sostanza: forse si sarebbe potuto “osare” di più. L’hypercar tedesca sembra senza dubbio disegnata da flussi sinuosi d’aria che ne modellano linee creando superfici con rotondità esagerate e proiettate verso il futuro anteriore. Il musetto spiovente ha grandi fari con vetri molto inclinati, luci verticali, indicatori di direzione integrati nel bordo inferiore e uscite aerodinamiche di flusso per spingere il musetto al suolo.

CODA AMPIA E POSSENTE. La fiancata presenta profonde scalfature nell’area delle portiere; il parabrezza e i montanti A sono molto inclinati e contribuiscono a suggerire quanto sia basso il tetto. Proseguendo visivamente verso la coda si aprono due grandi ingressi di flusso che convogliano aria verso il motore e i “servizi a questo connessi”. L’enorme coda mostra il gigantesco cofano con apertura verso l’alto (forte reminiscenza della Ferrari 250 LM del ’63); gli fa da contraltare il piccolo cofano anteriore con apertura verso l’avanti e in alto. Due enormi fari di forma rettangolare collegano idealmente i grandi terminali di scarico posti al centro. Quando il grande cofano è chiuso il piccolo padiglione in materiale plastico mostra il grande apparato motopropulsore.

TELAIO IBRIDO. Questa colossale automobile con quattro posti ha un telaio “ibrido” costituito da una monoscocca in fibra di carbonio integrata da una struttura tubolare. L’ossatura del veicolo pesa solo 150 kg; a questi se ne aggiungono altri cinquantacinque di carrozzeria, costruita anch’essa in leggero materiale composito. Il telaio prevede anche una sofisticata architettura delle sospensioni con ammortizzatori a controllo elettronico. La macchina si avvale di superfici alari integrate nella carrozzeria ma, grazie a un sistema idraulico, fuoriescono dalla posizione di riposo e modificano l’aerodinamica. Sono inoltre installati cerchi in lega da 18” con larghi pneumatici: gli anteriori da 275 mm e i posteriori da 335. L’impianto freni con quattro dischi dispone di un particolare sistema di ventilazione generato dalla forma elicoidale delle ruote. Il peso di una TC 522 completa è inferiore a 1.250 kg.

INTERNI INNOVATIVI. L’abitacolo realizzato in carbonio con molte parti a vista, è progettato per ospitare “due posti + 2” ed è allestito con profusione di controlli e schermi per la gestione dei sistemi di bordo. Secondo il progetto sterzo e acceleratore non hanno connessioni meccaniche. La plancia avvolgente contiene schermi a led con strumentazione e computer di bordo, oltreché numerosi comandi per la gestione dei servizi (stereo, climatizzatore ecc.). Il cambio non prevede la classica leva ma si gestisce attraverso i paddle sul volante. Non manca una telecamera per la vista posteriore che rende inutile lo specchio retrovisore.

BITURBO O ASPIRATA. Il motore scelto è l’8 cilindri a V di 5.7 litri della Corvette C4 in posizione posteriore-centrale. Spiess si rivolge a Reeves Callaway, uno dei più quotati preparatori americani (la sua Corvette Sledgehammer di quel periodo dichiara 400 orari di punta massima). Con l’aggiunta di due turbcompressori la potenza stimata è oltre 500 cavalli, la coppia massima supera gli 800 Nm. Alla TC 522 si affianca una versione meno estrema, la C522, dotata di una versione di motore aspirata con alimentazione a iniezione elettronica e capace di 340 cavalli. Entrambe sono equipaggiate con cambio meccanico a sei marce X-track con azionamento sequenziale che comanda le ruote motrici posteriori. Secondo cataloghi e ampio spazio dato dalla stampa del periodo la Spiess TC 522 è in grado di superare 340 km/h e di volare da 0 a 100 km/h in meno di 4 secondi.

MAI ENTRATA IN PRODUZIONE. Si prevede una produzione di una ventina di esemplari al prezzo indicativo di 800.000 Deutsmarks. Le fonti indicano che la TC 522 viene presentata a stampa e clientela potenziale nel 1992 all’Aeroporto di Francoforte (all’evento è presente un manichino senza motore). Ma a causa dell’accoglienza poco entusiastica il progetto inizia a incontrare problemi e i costi ingestibili costringono a un primo stop. Successivamente, al Salone di Francoforte del 1997, la TC 522 tenta il rilancio (si racconta che nel frattempo il progetto sia stato ceduto a un nuovo soggetto che ne rivede gli obbiettivi): alla rassegna tedesca il nuovo titolare espone un esemplare della versione aspirata verniciato in colore blu. Dopo quell’ulteriore fuoco di paglia l’hypercar Spiess sparisce definitivamente dalla scena, compresi i due prototipi allestiti.

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