Ruby Gillman – La ragazza con i tentacoli, la recensione del film d’animazione

Ruby Gillman vive con la sua famiglia nella cittadina costiera di Oceanside. Sembrerebbe una normale adolescente, se non fosse per la pelle dal colore blu e per il fatto di essere…un kraken. Sua madre Agatha le ha sempre proibito di avvicinarsi al mare proprio per nascondere la sua vera natura, che se venisse alla luce […]

Gen 27, 2025 - 15:33
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Ruby Gillman – La ragazza con i tentacoli, la recensione del film d’animazione
Ruby Gillman - La ragazza con i tentacoli

Ruby Gillman vive con la sua famiglia nella cittadina costiera di Oceanside. Sembrerebbe una normale adolescente, se non fosse per la pelle dal colore blu e per il fatto di essere…un kraken. Sua madre Agatha le ha sempre proibito di avvicinarsi al mare proprio per nascondere la sua vera natura, che se venisse alla luce potrebbe causarle non pochi problemi.

Ruby cresce così come una quindicenne qualsiasi – o quasi – con la compagnia di amici nerd e la cotta per uno dei ragazzi più popolari della scuola. Almeno fino al giorno nel quale proprio colui per cui spasima non cade in acqua, spingendola a tuffarsi per salvarlo. Così facendo la protagonista finisce per risvegliare non soltanto la sua vera natura, ma anche per attirare le attenzioni di Chelsea, una sirena che da quel momento comincia a spacciarsi pur lei per una teenager umana. L’amicizia tra le due rischierà di scatenare una serie di eventi imprevisti

Ruby Gillman, recensione: in fondo al mar…

Produzione Dreamworks per questo ennesimo coming-of-age dedicato a un pubblico di pre-adolescenti, colorato e politicamente corretto quanto basta per non scontentare nessuno. Un’ora e mezzo all’insegna della leggerezza, tra colori variopinti e quelle profondità marine che permettono una certa varietà a livello di fondali e di luminescenze assortite, garantendo all’occhio la parte voluta.
Sin dalla prima trasformazione è ben sottolineato l’approccio spettacolare guardante ai kaiju-eiga – il genere lanciato dal primo storico Godzilla nipponico degli anni Cinquanta – con la protagonista che cresce a dismisura e si ritrova al centro di rocamboleschi combattimenti nella parte finale del racconto, dove tutte le ventose vengono infine al pettine.

Onda su onda

Il tema della diversità è affrontato attraverso un approccio iperbolico, sulla scia di un’operazione parzialmente similare da parte dei rivali Pixar, ovvero il precedente Red (2022). Ma a differenza di questi, Ruby Gillman – La ragazza con i tentacoli non riesce a tenere alta l’asticella dell’attenzione per tutta la sua durata, anche per via di un character design fin troppo sgraziato nel tratteggio delle figure umane e una scarsa originalità a livello narrativo.

A parte il percorso emotivo osservato in prima persona da Ruby, il contorno – che si trovi sulla terraferma o tra gli abissi – risulta relativamente stiracchiato e impedisce di appassionarsi più di tanto a un racconto che ha soltanto premura di esaurire le sue due / tre idee di partenza, con le classiche tappe della vita da adolescente rivissute in chiave “mostruosa” dalla malcapitata protagonista. Una manciata di battute e situazioni vanno a segno, come quando la Nostra per giustificare il suo particolare colorito sostiene di essere canadese, e in generale ritmo e azione non mancano, ma con un po’ di impegno in più il film avrebbe lasciato maggiormente il segno e non soltanto verso il relativo target di riferimento.

Conclusioni finali

Già l’adolescenza non è un periodo semplice della vita, se poi appartieni alla mitologica razza dei kraken il tutto è ancor più complicato. Lo scoprirà sulla proprie ventose la giovane protagonista di Ruby Gillman – La ragazza con i tentacoli, film d’animazione Dreamworks che gioca con l’immaginario mostruoso per proporre un percorso di formazione relativamente scontato, indirizzato soprattutto agli spettatori più giovani.

Colorato ed esagerato, con richiami al mondo dei kaiju-eiga e ironia sparsa, il film invita ad accettare le proprie diversità e a trovare il proprio posto nel mondo, anche se la narrazione fin troppo lineare e il comparto di personaggi secondari poco curato non offre ulteriori spunti di interesse per abbellire la prevedibile trama principale.