Proposta di class action contro Pump.fun: tutte le memecoin sono security non registrate
Ieri, Pump.fun è stata colpita da una class action, in cui viene accusata di aver violato le leggi statunitensi con la vendita di memecoin.
Nella giornata di ieri, la piattaforma di lancio memecoin Pump.fun è stata colpita da una proposta di class action, in cui viene accusata di aver violato le leggi statunitensi sui titoli.
L’azione legale chiede che tutte le monete che passano per il protocollo siano etichettate come security non registrate, oltre ad un risarcimento per gli investitori danneggiati.
L’accusa passa direttamente per la società che gestisce Pump.fun e per i suoi fondatori, tutti di età compresa tra i 21 e i 23 anni, responsabili di aver guadagnato 500 milioni di dollari in commissioni violando il Securities Act.
Vediamo tutti i dettagli di seguito.
Pump.fun accusata di facilitare lo scambio di security non registrate attraverso la vendita di memecoin
Ieri, lo studio legale statunitense Wolf Popper LLP e il querelante Diego Aguilar hanno presentato una proposta di class action presso una corte federale di New York contro Pump.fun e le sue memecoin.
La disputa vede la piattaforma di generazione token essere accusata di aver facilitato la compravendita di security non registrate presso la SEC.
In particolare la proposta di azione collettiva, la quale deve ancora essere riconosciuta da un giudice, rimprovera il protocollo di aver incassato 500 milioni di dollari senza rispettare la legge federale Securities Act del 1933.
Sono citate in giudizio la società del Regno Unito Baton Corporation, che gestisce il Pump.fun e i suoi tre co-fondatori.
Curioso notare come i dirigenti della piattaforma memecoin più famosa al mondo, il COO Alon Cohen, il CTO Dylan Kerler e il CEO Noah Tweedale. abbiano tutti meno di 23 anni.
Aquilar, che ha intentato la causa, afferma di aver perso denaro su Pump.fun facendo trading di 3 memecoin: FWOG, FRED e GRIFFAIN.
Nonostante la piattaforma non crei direttamente nessuno dei token oggetto della causa, la documentazione accusa la società di “orchestrare questo schema”.
Si parla cioè della responsabilità implicita di Pump.fun nel fornire agli utenti gli strumenti automatizzati per creare e vendere token security non registrate prive di valore.
Il protocollo avrebbe agito come emittente e venditore legale, controllando l’infrastruttura tecnica, la liquidità, i prezzi e la promozione del token.
Aguilar ha affermato a tal proposito che:
“La funzione principale di Pump.Fun è quella di lavorare a fianco degli influencer per co-emettere e commercializzare titoli non registrati. Inerente alle sue operazioni c’è una nuova evoluzione negli schemi Ponzi e pump-and-dump”.
Ora la proposta di class action chiede un risarcimento sotto forma di revoca di tutti gli acquisti di token, danni monetari per gli investitori interessati e spese legali.
Pump.fun e memecoin al centro delle controversie
Non è la prima volta che Pump.fun riceve attacchi legali del genere.
Appena 2 settimane fa, lo stesso studio legale Wolf Popper LLP ha intentato un’altra class action contro la piattaforma di creazione memecoin.
Questa volta il querelante principale non è Baton Corporation ma viene comunque accusata di aver avuto un ruolo nel lancio del token security Peanut the Squirrel (PNUT).
Questa memecoin avrebbe raggiunto una capitalizzazione di mercato superiore ad 1 miliardo di dollari, senza mai essere stata registrata presso la SEC.
A metà gennaio lo studio legale statunitense Burwick Law aveva invocato una causa simile a quella in corso, dove si parlava di “promesse non mantenute” e perdite causate da memecoin.
In quel contesto Pump.fun è stata additata di aver guadagnato centinaia di milioni di dollari mentre sulle livestream del proprio sito venivano pubblicate scene di cattivo gusto.
Si parla di epidosi di consumo di droghe, autolesionismo, razzismo, antisemitismo, atti osceni, e altre bestialità.
Lo scorso marzo invece, l’autorità di regolamentazione finanziaria del Regno Unito ha emesso un avviso contro la piattaforma, vietando il suo utilizzo nel Paese.
Le continue controversie nei confronti di Pump.fun sono alimentate dall’enorme numero di memecoin che sono passate per il protocollo, nel giro di un anno.
Chiaramente più token vengono lanciati, più alti sono potenzialmente i casi di rugpull e perdite per gli investitori, talvolta anche con prodotti ad elevate capitalizzazioni di mercato.
Pensate che fino ad oggi su Pump.fun sono stati creati oltre 6,8 milioni di memecoin, con una media superiore ai 50.000 token al giorno dal 1° gennaio 2025.
Interessante osservare come gli studi legali Wolf Popper LLP e Burwick Law, oltre ad aver attaccato Pump.fun, abbiano avviato un’altra cass action contro l’influencer Hailey Welch per aver promosso illegalmente il token HAWK.
Le revenue giganti della piattaforma
Come accennato, Pump.fun ha guadagnato una cifra sbalorditiva in termini in commissioni di trading sulle sue memecoin, pur essendo nata appena a marzo 2024.
Secondo i dati di Dune Analytics, fino ad ora la piattaforma ha incassato fees per oltre 502 milioni di dollari, di cui la maggior parte da ottobre 2024 in poi.
Nel Q4 dello scorso anno e a gennaio 2025 c’è stato un vero e proprio boom di attività, sospinta dal crescente ottimismo ed hyper per le memecoin.
A novembre il successo di Donald Trump alle elezioni USA ha contribuito ad alimentare quel clima di fiducia verso le speculazioni di prodotti crittografici ad alto rischio.
Indicativamente da quel momento in poi Pump.fun non ha quasi mai guadagnato meno di 2 milioni di dollari in commissioni in ogni singolo giorno.
Ci sono stati addirittura casi in cui sono state segnate revenue per 15 milioni di dollari in una singola sessione giornaliera di trading.
Fonte: https://dune.com/jhackworth/pumpfun
Parallelamente negli ultimi mesi sono aumentati anche il numero di indirizzi attivi sulla piattaforme, nonché il numero di nuovi utenti.
A dicembre la piattaforma ha raggiunto il record di oltre 260.000 indirizzi coinvolti nel trading di memecoin, di cui circa 160.000 che non avevano mai partecipato.
I numeri sono ancora molto alti rispetto al periodo pre-boom, pur osservando un leggero calo dei nuovi utenti, sinonimo che la frenesia potrebbe iniziare a scemare.
Vedremo fino a che punto Pump.fun continuerà ad essere protagonista nel mondo delle dApp digitali e se incontrerà nuovi ostacoli legali sotto la nuova amministrazione Trump.