Perché la Gran Bretagna vuole vederci chiaro su Google

Dal mancato compenso agli editori all'uso di dati degli utenti senza consenso, fino al possibile abuso di posizione dominante: il Regno Unito ha avviato una indagine ad ampio spettro su Google. Fatti, numeri e ipotesi accusatorie.

Jan 15, 2025 - 15:15
Perché la Gran Bretagna vuole vederci chiaro su Google

Dal mancato compenso agli editori all’uso di dati degli utenti senza consenso, fino al possibile abuso di posizione dominante: il Regno Unito ha avviato una indagine ad ampio spettro su Google. Fatti, numeri e ipotesi accusatorie

Google potrebbe essere la prima vittima illustre del Digital Markets Competition and Consumers Act varato in Gran Bretagna lo scorso anno, dimostrando così che anche al di fuori dei confini politici della Ue la vita si sta facendo sempre più complessa per le Big Tech d’oltreoceano.

I MOTIVI DELL’INDAGINE

L’autorità britannica preposta, ovvero la Competition and Markets Authority, intende verificare se la posizione della società stia ostacolando l’ingresso di nuovi concorrenti e, per mera conseguenza, limitando l’innovazione.

L’obiettivo è comprendere se Google detenga una posizione strategica nel mercato della ricerca e della pubblicità su ricerca tale da giustificare la designazione dello “status di mercato strategico” (Strategic Market Status).

La Competition and Markets Authority vuole poi capire se Google stia utilizzando la propria posizione sul mercato Uk per avvantaggiare i propri servizi e se stia raccogliendo e utilizzando i dati dei consumatori senza un consenso informato. Un altro profilo su cui si indaga riguarda l’utilizzo dei contenuti degli editori senza condizioni e termini giusti, inclusi quelli legati ai pagamenti.

LA POSIZIONE DI GOOGLE IN GRAN BRETAGNA

Per una volta, i numeri non paiono favorevoli al colosso statunitense. O meglio, sono così favorevoli da fare alzare più di un sopracciglio circa l’utilità della stessa indagine, dato che dipingono una situazione di mercato assai poco variegata.

Google in Gran Bretagna controlla oltre il 90% delle ricerche online ed è utilizzata da oltre 200.000 aziende del Regno Unito per farsi pubblicità sul Web, apparendo nei box “adv” che compaiono quando il motore restituisce all’utente le proprie risposte.

I TEMPI E LE MODALITÀ DELL’INCHIESTA

L’indagine dovrà essere completata entro il 13 ottobre 2025. Durante i prossimi mesi, l’Autorità britannica oltre a sentire Google coinvolgerà una vasta gamma di soggetti che si dicono interessati o lesi dall’attuale situazione, tra cui aziende pubblicitarie, editori di notizie e gruppi di utenti.

LA MULTA (CONFERMATA) EUROPEA

Se a fine ottobre le accuse della Cma fossero confermate, sarebbe il secondo colpo basso assestato dal Vecchio continente al colosso del Web guidato da Sundar Pichai in poco più di 12 mesi: sul finire della scorsa estate è stato condannato dalla Corte di giustizia europea al pagamento della multa da 2,4 miliardi di euro comminatagli nel 2017 con l’accusa di aver favorito i suoi servizi di comparazione dei prodotti online.

Dal 2014, cioè da quando Margrethe Vestager è diventata commissaria alla Concorrenza – dopo due mandati ha infine passato il testimone a Teresa Ribera Rodriguez -, Google è finita più volte nel mirino delle autorità antitrust europee, che le hanno imposto sanzioni per oltre 8 miliardi di euro.