Meteo, quando ci sarà la NEVE in Val Padana e diffusa altrove
Febbraio è ormai alle porte. Questo periodo dell’anno è sovente associato alle meteo-speranze di chi osserva il cielo in cerca di neve in PIANURA PADANA, ma negli ultimi inverni tali precipitazioni sono risultate sempre più scarse o quasi inesistenti. Eppure, un aumento della temperatura media globale non giustificherebbe da solo l’assenza totale o quasi di […] Meteo, quando ci sarà la NEVE in Val Padana e diffusa altrove
Febbraio è ormai alle porte. Questo periodo dell’anno è sovente associato alle meteo-speranze di chi osserva il cielo in cerca di neve in PIANURA PADANA, ma negli ultimi inverni tali precipitazioni sono risultate sempre più scarse o quasi inesistenti. Eppure, un aumento della temperatura media globale non giustificherebbe da solo l’assenza totale o quasi di eventi nevosi a bassa quota. Si parla sempre più spesso di fluttuazioni climatiche persistenti, ossia di cambiamenti nelle dinamiche delle correnti atmosferiche che possono creare condizioni meteo non favorevoli alla formazione di nevicate in PIANURA PADANA.
Questi fenomeni meteo risultano particolarmente evidenti nel nord di ITALIA, dove l’orografia gioca un ruolo rilevante. Il complesso sistema montuoso delle ALPI funziona come una barriera che ostacola la discesa dell’aria fredda proveniente da EUROPA centro-orientale. Diverse configurazioni meteo che avrebbero potuto garantire nevicate fin da novembre non hanno trovato il giusto innesco. Nel momento in cui sono sopraggiunte masse d’aria fredda, spesso sono mancate le precipitazioni, mentre quando è subentrata l’umidità necessaria, le temperature erano in rialzo e le gelate in diminuzione.
L’inverno 2023-2024, benché non così mite come altri, risulta essere piuttosto dinamico sotto il profilo meteo. Si è verificata una frequente alternanza di correnti settentrionali e meridionali, con repentini passaggi dal freddo al caldo. Una caratteristica di quest’inverno è stata la formazione di un cuscinetto d’aria fredda in VAL PADANA che, però, si è rivelato spesso fragile e poco duraturo rispetto ai riferimenti statistici di un passato recente. Il cosiddetto “cuscinetto” consiste in uno strato di aria fredda più densa che ristagna nei bassi strati della PIANURA PADANA, circondata e protetta dalle ALPI. Si forma quando una massa d’aria fredda persiste a quote basse, mentre sopra scorre aria più mite. Tuttavia, quest’anno lo scorrimento caldo ha avuto il sopravvento, riducendo la solidità di tale strato e ostacolando quelle classiche situazioni meteo nelle quali le precipitazioni possono trasformarsi in neve al piano.
Febbraio è il mese che tradizionalmente chiude la stagione invernale dal punto di vista meteo. Spesso, in passato, dopo un inizio d’inverno asciutto e poco freddo, proprio febbraio ha segnato un cambio di rotta, con irruzioni di aria gelida di origine continentale e nevicate intense. Basti ricordare episodi in cui il GELO SIBERIANO ha raggiunto ITALIA, favorendo nevicate eccezionali anche in PIANURA PADANA. Oggi, le dinamiche del VORTICE POLARE sono diventate un tema di grande interesse per comprendere come si svilupperanno i flussi d’aria fredda in discesa sul continente europeo.
Quando il VORTICE POLARE in alta stratosfera si mostra compatto, generalmente i flussi freddi rimangono confinati alle latitudini più elevate. Ma se interviene un STRATWARMING, ovvero un riscaldamento repentino della stratosfera, il VORTICE POLARE può indebolirsi o subire un SPLIT DEL VORTICE POLARE, dividendo il nucleo freddo in più parti. Questo fenomeno può favorire la discesa di masse d’aria particolarmente rigide verso sud, incrementando le possibilità di episodi meteo invernali estremi, come intense ondate di freddo e neve a bassa quota.
Al momento, le analisi meteo non escludono la possibilità che in FEBBRAIO 2024 si verifichino irruzioni fredde di una certa rilevanza. Tuttavia, non si può affermare con certezza che la PIANURA PADANA vedrà la neve diffusa. Gli appassionati del meteo invernale sanno bene che anche un singolo cambiamento nella configurazione delle correnti, o un lieve ritardo nell’ingresso di un fronte perturbato, può vanificare la probabilità di avere fiocchi al suolo. Per questo motivo, parlare di “rischio neve” è più prudente che dare per certa la formazione di precipitazioni nevose in pianura.
Il cuscinetto d’aria fredda è una delle chiavi di lettura più importanti per comprendere gli episodi meteo nevosi in VAL PADANA. Questa regione, circondata dalle ALPI a nord e dall’APPENNINO a sud, favorisce spesso il ristagno di aria più pesante e fredda nei bassi strati. Il cuscinetto si forma grazie all’inversione termica tipica dei periodi anticiclonici, in cui l’aria si raffredda al suolo, specialmente durante la notte, e non riesce a miscelarsi con gli strati superiori. Se in seguito arriva un sistema perturbato con aria umida, la presenza di questo serbatoio freddo può trasformare la pioggia in neve, anche se a pochi chilometri di altezza le temperature possono essere più elevate.
In questo inverno, nonostante diverse situazioni meteo potenzialmente favorevoli, il cuscinetto d’aria fredda non è stato sufficientemente marcato o duraturo. Spesso, l’aria più mite di origine atlantica o mediterranea è giunta con un tempismo tale da erodere rapidamente lo strato freddo. Nel contempo, quando effettivamente si è avuta la gelata notturna, si è verificata una carenza di umidità atmosferica, precludendo la formazione di precipitazioni. È un gioco delicato di sincronia tra masse d’aria fredda, il loro “cuscinetto” persistente e l’arrivo dell’umidità necessaria: se uno di questi fattori manca, la neve in PIANURA PADANA non si manifesta.
Molti esperti di climatologia e meteo sostengono che le attuali anomalie nella distribuzione delle precipitazioni e delle temperature siano parte di un più ampio quadro di fluttuazioni climatiche. Un singolo inverno con scarse nevicate in PIANURA PADANA non rappresenta di per sé la prova di una mutazione irreversibile. Tuttavia, la ripetizione di pattern meteo simili, protratti per numerosi anni (o addirittura decenni), può indicare l’emergere di nuove tendenze del clima su scala regionale. Se queste fluttuazioni dovessero mantenersi a lungo, si potrebbe ipotizzare uno scenario in cui l’inverno in ITALIA settentrionale risulti costantemente più secco e con minori possibilità di neve in pianura.
D’altro canto, non sono esclusi repentini contraccolpi meteo con ondate di gelo tardive durante la primavera, talvolta più incisive di quelle registrate nei mesi invernali. È possibile che, se FEBBRAIO 2024 non dovesse portare significativi episodi di neve in PIANURA PADANA, la stagione primaverile possa manifestare uno spiccato carattere instabile. Tale instabilità potrebbe generare abbondanti nevicate sui rilievi alpini, aumentando peraltro il pericolo di valanghe. Non sarebbe la prima volta che la primavera recuperi parte del freddo “mancato” dell’inverno, offrendo situazioni meteo estreme e sbalzi termici considerevoli.
La situazione meteo a scala emisferica è sempre sotto la lente dei centri di calcolo globali, che seguono con attenzione l’evoluzione del VORTICE POLARE. Se dovesse verificarsi un marcato STRATWARMING, le ripercussioni sarebbero rilevanti per l’intero emisfero settentrionale. Un eventuale SPLIT DEL VORTICE POLARE aumenterebbe le possibilità di irruzioni artiche o continentali in EUROPA meridionale e, di conseguenza, in ITALIA. Non va dimenticato che il GELO SIBERIANO può penetrare fino al Mediterraneo, generando situazioni meteo di notevole impatto, sia per le nevicate sia per il brusco calo delle temperature.
Al momento, è prematuro chiudere il capitolo “rischio neve” per FEBBRAIO 2024 in PIANURA PADANA, perché i modelli meteo a medio e lungo termine mostrano ancora una certa variabilità. Si tratta di previsioni soggette a continue revisioni, soprattutto quando si vuole stimare la perfetta concomitanza di aria fredda e precipitazioni. Il riscaldamento globale e le conseguenti anomalie termiche rappresentano soltanto un frammento di una questione complessa, che coinvolge interazioni oceaniche, correnti a getto, cicli solari e tanto altro.
Per comprendere le ragioni della scarsità di neve in PIANURA PADANA durante gli ultimi inverni, è necessario approfondire i fenomeni meteo su larga scala e valutare il ruolo giocato dall’orografia locale. Nonostante l’aumento della temperatura media globale, è più corretto parlare di fluttuazioni climatiche persistenti, le quali stanno alterando il classico regime meteo invernale. Il cuscinetto d’aria fredda in VAL PADANA non ha mostrato la forza necessaria per favorire gli episodi nevosi che in passato erano più frequenti, e le piogge non sono giunte nel momento giusto per imbiancare le zone di pianura.
Resta ancora un margine di incertezza riguardo al mese di FEBBRAIO 2024, storicamente capace di regalare colpi di scena meteo e di invertire le sorti di un intero inverno. Se anche quest’anno dovesse prevalere la tendenza a inverni asciutti e con poche nevicate, il quadro climatico potrebbe evolvere verso una primavera più turbolenta, con possibili eventi di neve abbondante sulle ALPI. Ciò potrebbe prolungare la stagione dei contrasti termici e mettere in luce la vulnerabilità del territorio in uno scenario di cambiamenti delle correnti su vasta scala.
Non resta che attendere l’evoluzione meteo delle prossime settimane. Si potranno così trarre ulteriori conclusioni sulle attuali fluttuazioni climatiche e valutare se siano manifestazioni temporanee o segnali di un nuovo assetto del clima, frutto di modifiche che si potrebbero protrarre per decenni. La speranza per gli appassionati del meteo invernale è che FEBBRAIO 2024 possa ancora regalare qualche sorpresa fredda, mentre per gli studiosi la priorità è comprendere a fondo i meccanismi che legano il VORTICE POLARE, gli eventi di STRATWARMING e i relativi effetti su ITALIA e EUROPA. Solo così sarà possibile riconoscere, con maggiore precisione, se le attuali fluttuazioni siano l’inizio di un nuovo equilibrio climatico o semplici varianti transitorie di uno schema meteo più ampio.
Meteo, quando ci sarà la NEVE in Val Padana e diffusa altrove