Meteo: l’INVERNO più estremo, quando un evento congelò il pianeta
L’inverno del 1955-56 è ricordato come uno degli eventi meteo-climatici più eccezionali e straordinari della storia moderna. Questo periodo vide condizioni di freddo estremo e nevicate anomale che interessarono sia l’emisfero boreale che quello australe, trasformando il clima di regioni solitamente miti e destabilizzando gli equilibri meteorologici su scala globale. Un fenomeno climatico globale […] Meteo: l’INVERNO più estremo, quando un evento congelò il pianeta
L’inverno del 1955-56 è ricordato come uno degli eventi meteo-climatici più eccezionali e straordinari della storia moderna. Questo periodo vide condizioni di freddo estremo e nevicate anomale che interessarono sia l’emisfero boreale che quello australe, trasformando il clima di regioni solitamente miti e destabilizzando gli equilibri meteorologici su scala globale.
Un fenomeno climatico globale
Le stagioni dell’anno, come noto, dipendono dall’inclinazione dell’asse terrestre, che determina l’inverno nell’emisfero boreale tra dicembre e marzo, mentre nell’emisfero australe il periodo più freddo coincide con i mesi di giugno, luglio e agosto. Ciò che rende l’inverno del 1955-56 unico è l’estensione e la durata delle anomalie climatiche su entrambi gli emisferi, portando gli esperti a ipotizzare l’esistenza di una causa comune e globale alla base di questi eventi estremi.
Il gelo straordinario nell’inverno australe del 1955
Durante l’inverno australe del 1955, il freddo intenso colpì regioni insospettabili come il Brasile, noto per il suo clima tipicamente caldo. Episodi storici videro la neve cadere a Curitiba e Porto Alegre, eventi estremamente rari per queste città.
A San Paolo, una metropoli situata sul Tropico del Capricorno, la temperatura scese a un record storico di -2,1 °C, mai più registrato. Nonostante l’altitudine di circa 800 metri, in questa zona le temperature difficilmente scendono sotto i 10 °C. Questo gelo inaspettato lasciò un’impronta duratura nella memoria collettiva del Paese, che si trovò per la prima volta a fronteggiare un clima così rigido.
L’inverno boreale del 1956: gelo e neve in Europa e oltre
Il 1956 fu altrettanto eccezionale per l’emisfero boreale, con il freddo che si spinse su entrambi i lati dell’Atlantico. Negli Stati Uniti, la California venne colpita da un’ondata di gelo che causò danni considerevoli. Tuttavia, gli eventi più sorprendenti si verificarono nei Caraibi, dove le temperature raggiunsero valori eccezionalmente bassi.
A Porto Rico, fu registrata una temperatura di 16 °C, la più bassa mai misurata sull’isola, mentre a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana, il termometro scese a 11 °C, un valore che sconvolse le regioni tropicali situate ben al di sotto del 20° parallelo nord.
In Europa, il 1956 è rimasto nella memoria come uno degli inverni più rigidi del secolo. Temperature estremamente basse, fino a -40 °C, colpirono la Scandinavia e l’Europa orientale, mentre eventi straordinari si verificarono in aree solitamente protette dal freddo.
A Lisbona, il 12 febbraio 1956, una rara nevicata coprì la città con un leggero strato bianco, un fenomeno che da allora non si è più ripetuto. Nel Mediterraneo, la neve cadde su isole come Pantelleria e Lampedusa, dove questi eventi sono eccezionali. A Tripoli, in Libia, la neve imbiancò la città per una delle poche volte nel corso del XX secolo, un fenomeno documentato solo altre due volte, nel 1913 e nel 1915.
Ultimi colpi di gelo nell’inverno australe del 1956
La lunga anomalia climatica si concluse con un episodio straordinario nell’inverno australe del 1956. In Australia, la neve cadde nella città di Geraldton, situata alla latitudine di 28,48° sud, rappresentando la nevicata a più bassa latitudine mai registrata nell’emisfero australe.
Quali furono le cause di un’anomalia così estrema?
Le ondate di gelo che colpiscono l’Europa e l’America settentrionale sono spesso associate a fenomeni come il riscaldamento stratosferico improvviso (stratwarming), che indebolisce il vortice polare e permette l’intrusione di aria artica verso le medie latitudini. Tuttavia, l’inverno 1955-56 si distingue per la sua durata e per l’ampiezza geografica dell’anomalia climatica, spingendo gli studiosi a cercare spiegazioni più complesse.
Non essendoci traccia di grandi eruzioni vulcaniche in quegli anni, alcuni climatologi ipotizzano che i test nucleari condotti durante la Guerra Fredda, sia dagli Stati Uniti che dall’Unione Sovietica, abbiano avuto un ruolo. Il rilascio di particelle nell’atmosfera potrebbe aver alterato temporaneamente la circolazione atmosferica globale, causando cambiamenti climatici su larga scala. Tuttavia, questa teoria rimane un’ipotesi e richiede ulteriori studi per essere confermata.
L’inverno del 1955-56: un evento unico nella storia meteorologica
L’inverno del 1955-56 rappresenta una testimonianza irripetibile della variabilità climatica globale. Le condizioni estreme registrate in quel periodo hanno lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva, dimostrando quanto il clima possa sorprendere anche nelle aree meno predisposte a eventi meteorologici estremi.
Questi episodi di gelo eccezionale, sia nell’emisfero boreale che in quello australe, continuano a essere un riferimento per climatologi e meteorologi, offrendo spunti di studio fondamentali per comprendere le dinamiche globali che influenzano il nostro pianeta.
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