La circolare del Viminale sull'omologazione che "salva" gli autovelox

lentepubblica.it Una recentissima circolare del Viminale ha riacceso il dibattito sulla gestione degli autovelox e sull’omologazione delle apparecchiature per il rilevamento della velocità. Il documento, trasmesso ai sindaci e alle associazioni regionali dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), affronta questioni tecniche che tuttavia hanno ricadute dirette sui diritti degli automobilisti e sull’interpretazione normativa del Codice della Strada. […] The post La circolare del Viminale sull'omologazione che "salva" gli autovelox appeared first on lentepubblica.it.

Gen 28, 2025 - 10:26
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La circolare del Viminale sull'omologazione che "salva" gli autovelox

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Una recentissima circolare del Viminale ha riacceso il dibattito sulla gestione degli autovelox e sull’omologazione delle apparecchiature per il rilevamento della velocità.


Il documento, trasmesso ai sindaci e alle associazioni regionali dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), affronta questioni tecniche che tuttavia hanno ricadute dirette sui diritti degli automobilisti e sull’interpretazione normativa del Codice della Strada.

Cosa dice la circolare?

La circolare del Ministero dell’Interno, diramata anche dall’ANCI ai sindaci e alle sezioni regionali, si concentra sull’omologazione e sul funzionamento delle apparecchiature di rilevamento della velocità, regolamentate dal Codice della Strada.

Il documento affronta principalmente tre aspetti:

  • l’equivalenza tra “omologazione” e “approvazione,”
  • la necessità di documentare correttamente la conformità degli strumenti utilizzati
  • e l’istituzione di un Tavolo tecnico per uniformare le procedure.

Omologazione e approvazione: un nodo irrisolto

Il cuore della controversia riguarda la distinzione tra “omologazione” e “approvazione,” termini utilizzati in maniera non uniforme nel Codice della Strada e nel relativo Regolamento di esecuzione. Secondo l’art. 142, comma 6 del Codice, gli autovelox devono essere “debitamente omologati” per avere validità probatoria. Tuttavia, nel regolamento di esecuzione del Codice della Strada e in successivi provvedimenti ministeriali, si utilizza spesso il termine “approvazione,” generando confusione interpretativa.

E in tal senso paiono emblematiche le recenti sentenze della Corte di Cassazione (maggio e luglio 2024) hanno stabilito che i due termini non sono equivalenti, contraddicendo una prassi amministrativa consolidata che li considerava sostanzialmente sovrapponibili.

In risposta, il Ministero dell’Interno ha chiesto un parere all’Avvocatura Generale dello Stato, che ha definito le procedure di omologazione e approvazione come tecnicamente e amministrativamente equivalenti, distinguendole solo per aspetti formali. Tuttavia, la Corte di Cassazione non ha potuto considerare questa interpretazione nei casi esaminati, poiché gli elementi documentali non erano stati depositati nei giudizi.

Deposito della documentazione

Uno dei punti centrali della circolare riguarda il deposito della documentazione relativa agli strumenti di rilevamento della velocità, una procedura che assume un ruolo cruciale nei contenziosi legati alle sanzioni stradali. Secondo il Ministero dell’Interno, è indispensabile che, in sede di giudizio, le autorità competenti presentino tutta la documentazione necessaria a dimostrare la conformità dei dispositivi utilizzati.

Quali documenti devono essere presentati

La circolare specifica che la documentazione deve includere:

  1. Decreto di approvazione o omologazione: documento che certifica la conformità tecnica e amministrativa dello strumento, essenziale per garantirne la validità come prova di una violazione.
  2. Eventuali certificazioni di taratura: attestati che dimostrano che l’autovelox è stato regolarmente verificato e calibrato, per evitare errori di rilevazione.
  3. Altri elementi tecnici: qualsiasi ulteriore documentazione che attesti la piena funzionalità del dispositivo nel rispetto delle norme vigenti.

Perché il deposito è essenziale

La mancata presentazione di questi documenti può compromettere la validità della multa, poiché spetta all’ente accertatore dimostrare che l’apparecchiatura utilizzata sia conforme alle norme previste dal Codice della Strada. In assenza di tale prova, il giudice potrebbe accogliere i ricorsi degli automobilisti e annullare le sanzioni.

Tempestività del deposito

La circolare insiste sull’importanza di presentare questi elementi fin dal primo grado di giudizio. Una documentazione incompleta o tardiva potrebbe non solo complicare la difesa della pubblica amministrazione, ma anche influire negativamente sulla credibilità delle istituzioni.

Istituzione di un Tavolo tecnico

Per garantire uniformità nelle interpretazioni e nelle procedure, è stato istituito un Tavolo tecnico presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con la partecipazione di rappresentanti del Ministero dell’Interno, dell’ANCI e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

L’obiettivo è definire standard comuni per:

  • l’omologazione dei prototipi di autovelox
  • la taratura e le verifiche funzionali degli strumenti
  • e la regolamentazione dei dispositivi utilizzati per accertare le violazioni dei limiti di velocità, in conformità con l’articolo 201, comma 1-bis, del Codice della Strada.

Il diritto di contestare: una questione di equità

La questione del diritto di contestare multe emesse da autovelox non conformi solleva dubbi profondi sull’equilibrio tra l’autorità dello Stato e le garanzie dei cittadini. La normativa attuale, pur dettagliata, sembra scaricare il peso della verifica della legittimità delle sanzioni sugli automobilisti, che si trovano costretti a intraprendere procedimenti giudiziari complessi e dispendiosi per far valere le proprie ragioni.

Le difficoltà del cittadino

Quando un dispositivo di rilevamento della velocità non è correttamente omologato o tarato, la multa dovrebbe teoricamente essere nulla. Tuttavia, dimostrare queste irregolarità richiede conoscenze tecniche, risorse economiche e un accesso a documentazione spesso non immediatamente disponibile. Per molti cittadini, questi ostacoli rappresentano una barriera insormontabile, portandoli a rinunciare a far valere un diritto sacrosanto per evitare ulteriori costi o complicazioni.

La situazione è resa ancora più critica dall’ambiguità normativa. L’incertezza sulla distinzione tra “omologazione” e “approvazione,” come evidenziato dalle recenti sentenze della Corte di Cassazione, crea un terreno fertile per interpretazioni discordanti, che favoriscono situazioni di iniquità. In uno Stato di diritto, il cittadino non dovrebbe mai trovarsi nella posizione di dover risolvere da solo un conflitto interpretativo tra istituzioni.

Accesso alla giustizia: un diritto o un privilegio?

La possibilità di contestare una multa non dovrebbe essere limitata dalla capacità economica del cittadino. Il principio di uguaglianza, sancito dall’articolo 3 della Costituzione italiana, impone che tutti abbiano pari opportunità di accesso alla giustizia, indipendentemente dalle proprie disponibilità finanziarie. Tuttavia, nella pratica, l’onerosità dei ricorsi amministrativi o giudiziari rende questo diritto spesso inaccessibile per chi non dispone di risorse sufficienti.

Un ulteriore problema è rappresentato dalla scarsa informazione a disposizione degli automobilisti. Molti non sono consapevoli della possibilità di contestare una multa basandosi su irregolarità tecniche degli autovelox. Questo vuoto informativo è ulteriormente aggravato da una burocrazia opaca, che non facilita l’ottenimento di prove o documenti necessari per avviare un ricorso.

Prospettive per una maggiore tutela

Per garantire il rispetto dei diritti dei cittadini, è necessario intervenire su più fronti. Prima di tutto, occorre maggiore trasparenza nelle procedure di installazione, omologazione e taratura degli autovelox, con la pubblicazione di dati facilmente accessibili e verificabili. In secondo luogo, è essenziale semplificare i meccanismi di contestazione, riducendo i costi e i tempi necessari per avviare un ricorso.

Un’idea potrebbe essere l’istituzione di un organismo indipendente, incaricato di verificare la conformità delle apparecchiature e di mediare tra cittadini e amministrazioni locali. Questo strumento potrebbe rappresentare un’alternativa efficace e meno onerosa al tradizionale iter giudiziario, garantendo una maggiore equità e una soluzione più rapida alle controversie.

Il ruolo delle istituzioni

Infine, è fondamentale che il Ministero dell’Interno e le altre autorità competenti assumano una posizione più decisa nel tutelare i diritti dei cittadini, non limitandosi a soluzioni tecniche che rimandano il problema. L’istituzione del Tavolo tecnico è un passo nella giusta direzione, ma non basta a risolvere le criticità immediate. Le istituzioni devono agire con maggiore responsabilità, adottando misure che restituiscano fiducia ai cittadini e garantiscano una gestione trasparente ed equa degli autovelox.

In un sistema democratico, il diritto di contestare non è un favore concesso dall’autorità, ma un pilastro essenziale per assicurare la giustizia. Solo eliminando le ambiguità normative, semplificando i ricorsi e rafforzando le tutele dei cittadini sarà possibile ristabilire un equilibrio tra il controllo del rispetto delle regole e la salvaguardia dei diritti individuali.

Il testo della Circolare del Viminale sull’omologazione degli autovelox

Qui il documento completo.

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