Gara d’appalto irregolare: il mancato annullamento comporta danno erariale

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A sostenere che il mancato annullamento di una gara d’appalto che si dimostra palesemente irregolare comporta l’attribuzione di un danno erariale è la sentenza numero 6/2025 della Corte dei Conti della Sardegna.

Un’inchiesta della Procura Regionale ha portato alla luce un possibile danno erariale legato all’annullamento di una gara d’appalto indetta dal Consorzio per la Promozione degli Studi Universitari di Nuoro. La vicenda ha avuto origine da un articolo pubblicato il 28 dicembre 2019 su un quotidiano locale, che segnalava irregolarità nella procedura di affidamento di servizi di supporto alla gestione delle attività dell’ente.

Il caso e lo svolgimento dell’iter giudiziario

L’iter giudiziario è stato segnato da una serie di decisioni che hanno portato all’annullamento dell’aggiudicazione della gara, inizialmente disposto dal TAR Sardegna con sentenza del 19 dicembre 2019 e successivamente confermato dal Consiglio di Stato il 27 agosto 2020.

Le indagini hanno evidenziato che, in prossimità della scadenza del contratto con la società precedentemente incaricata dei servizi, il commissario straordinario del Consorzio aveva nominato un nuovo responsabile del procedimento. Contestualmente, il vertice dell’ente aveva stabilito un incremento dell’importo a base d’asta del 10%, giustificato dall’avvio di un progetto di ricerca e sviluppo nel territorio.

Nel corso della procedura, il responsabile del procedimento ha annullato la determinazione con cui si era giunti alla proposta di aggiudicazione, avviando una revisione del processo di selezione. Questa decisione, contestata in sede legale, ha portato all’annullamento della gara e al riconoscimento di un danno erariale per l’ente.

Gara d’appalto irregolare: il mancato annullamento comporta danno erariale

Il tribunale contabile ha rilevato che gli amministratori coinvolti avevano commesso un’irregolarità rilevante nel non escludere dalla gara un’azienda che non aveva rispettato l’obbligo di indicare i costi della manodopera nell’offerta economica. Tale omissione ha rappresentato una violazione delle normative sugli appalti pubblici, che impongono la trasparenza e la corretta determinazione degli oneri economici per evitare distorsioni nella concorrenza.

Questa irregolarità ha innescato un contenzioso con l’impresa seconda classificata, la quale ha impugnato l’aggiudicazione sostenendo che l’offerta della vincitrice non fosse conforme ai requisiti di legge. La disputa ha portato a una lunga battaglia legale, culminata nella soccombenza dell’amministrazione, che si è trovata costretta a revocare l’assegnazione del contratto e a far fronte a spese legali e risarcitorie. La Corte dei Conti ha ritenuto che il mancato annullamento tempestivo della procedura e la gestione inadeguata della gara abbiano arrecato un pregiudizio economico concreto al Consorzio, configurando così un danno erariale.

Nel corso del procedimento, la Corte ha esaminato la documentazione acquisita e ha concluso che gli elementi presenti nel fascicolo fossero sufficienti per ricostruire gli eventi e accertare le responsabilità, escludendo la necessità di nuove prove testimoniali. Questo ha confermato la gravità dell’errore amministrativo e il suo impatto negativo sulle finanze pubbliche.

Con la sentenza, il giudice ha riconosciuto la fondatezza della richiesta di risarcimento, accogliendola parzialmente. Il caso evidenzia le conseguenze di una gestione non conforme delle gare d’appalto e i rischi di un’interpretazione superficiale delle normative vigenti, con ripercussioni economiche dirette sulle risorse pubbliche destinate ai servizi per la collettività.

Il testo della sentenza

Qui il documento completo.

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