«Fondi pubblici e privati per le piccole aziende»
Davos Mario Moretti Polegato, fondatore e presidente di Geox, viene al World Economic Forum da 15 anni. «Leader e top manager vengono a Davos per capire il prossimo futuro dell’economia, della cultura, della salute, anche se alla fine al centro resta sempre l’economia. Quest’anno, però, le tensioni geopolitiche globali, le incognite negli Stati Uniti, la politica […] L'articolo «Fondi pubblici e privati per le piccole aziende» proviene da Iusletter.
Davos Mario Moretti Polegato, fondatore e presidente di Geox, viene al World Economic Forum da 15 anni. «Leader e top manager vengono a Davos per capire il prossimo futuro dell’economia, della cultura, della salute, anche se alla fine al centro resta sempre l’economia. Quest’anno, però, le tensioni geopolitiche globali, le incognite negli Stati Uniti, la politica di Pechino e la dipendenza dell’Europa dalla Cina per le materie prime e i materiali critici hanno dominato le discussioni. La pace sembra vicina, ma viene continuamente rinviata. Ci sono tanti speaker pronti a raccontare la “nuova era”, ma il vero problema resta l’attuazione. E l’elezione di Trump ha aumentato l’incertezza globale».
Come sta oggi l’economia?
«Siamo in un momento cruciale. Il ritornello qui a Davos è: crescere, crescere, crescere. Vale per ogni Paese e ogni settore. Tuttavia, per favorire la crescita, servono stabilità e nuove collaborazioni tra imprese, soprattutto in Italia. Dobbiamo investire nel capitale umano, nei ricercatori e nella tecnologia, perché il futuro sarà costruito su questo. Ma le imprese italiane, specialmente le piccole e medie, hanno bisogno di nuovi modelli di finanziamento pubblico-privato per svilupparsi e innovare. Senza, rischiamo di restare indietro».
È anche una questione di tassi troppo alti?
«Qui a Davos BlackRock ha previsto che i tassi resteranno alti e questo è un problema per le imprese. In particolare per i giovani imprenditori: non solo non riescono ad accedere ai capitali necessari, ma devono affrontare una burocrazia soffocante, che spinge molti di loro a creare aziende all’estero, dove tutto è più veloce e accessibile».
Nel Nordest patite la fuga dei giovani talenti?
«Assolutamente sì. Il Nordest è storicamente una zona di confine e la delocalizzazione è partita proprio dal Veneto. Ma oggi è diverso: i giovani che studiano all’estero, in Paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti o la Germania, vedono contesti più dinamici e snelli rispetto all’Italia e spesso scelgono di rimanere là. Eppure, nel Veneto c’è una grande richiesta di personale e du figure specializzate. E fuori dalle fabbriche sono tornati i cartelli che cercano operai qualificati».
Che cosa bisognerebbe fare per rilanciare il Paese?
«Prima di tutto, dobbiamo tagliare la burocrazia che ostacola la creazione di imprese. Poi, servono strumenti finanziari per sostenere la crescita delle aziende. Bisogna investire in tecnologia e nell’intelligenza artificiale, che offre vantaggi straordinari infiniti per migliorare la produttività e l’innovazione».
E Geox come si sta preparando per il futuro?
«Siamo già integrando fortemente l’AI nei in settori strategici in collaborazione con Microsoft. Inoltre, continuiamo a puntare sulla formazione per mantenere la nostra creatività e il primato nel design. Vale anche per l’italia: l’arte, che è un nostro patrimonio unico, può diventare una leva formidabile per il turismo e la crescita economica del Paese».
La cosa più interessante che ha sentito a Davos?
«Il sentiment di fiducia verso l’Italia. Mi sono sentito orgoglioso di essere italiano. La stabilità politica e il nostro protagonismo internazionale ci stanno dando visibilità. Abbiamo costruito un rapporto importante con gli Stati Uniti attraverso Trump e stiamo svolgendo un ruolo chiave in Medio Oriente e in Africa con il progetto Mattei. L’Italia si sta affermando come portavoce dell’Europa in molte situazioni»
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