Europa, ecco perché il 2025 potrebbe essere l’anno della ripresa
Il Vecchio continente attraversa una fase complessa e perde terreno rispetto agli Stati Uniti (e la Cina). Ma il voto in Germania e un possibile accordo di pace in Ucraina sotto Trump potrebbero catalizzare il rilancio della regione. L'articolo Europa, ecco perché il 2025 potrebbe essere l’anno della ripresa proviene da FundsPeople Italia.
Il 2025 è un anno cruciale per l’Europa. Il continente attraversa una fase complessa e fatica a tenere il passo di Stati Uniti e Cina. Il ritorno di Trump alla Casa Bianca aggiunge ulteriore incertezza, a causa dei dazi e delle politiche "America First" del presidente USA. Tuttavia, il panorama è in evoluzione, e alcuni fattori nel corso dell’anno potrebbero favorire una svolta positiva nel sentiment e una nuova narrativa sui mercati.
Il primo crocevia importante è costituito dalle elezioni in Germania del prossimo 23 febbraio: il voto tedesco potrebbe portare a un cambio di leadership nella prima economia del continente da tempo in difficoltà. Il nuovo governo potrebbe finalmente rompere il tabù del debito e promuovere delle misure di spesa pubblica favorevoli alla crescita. Un altro snodo decisivo potrebbe essere la pace in Ucraina, un evento che molti si aspettano possa essere favorito dall’arrivo di Trump, sebbene restino molte incognite sulla sua realizzabilità nel breve termine. La risoluzione del conflitto avrebbe un doppio vantaggio: ridurre i prezzi dell’energia e stimolare la domanda in settori chiave per la ricostruzione del Paese.
“Il quadro per l’Europa è complicato da tempo e si è aggravato con l'invasione russa dell’Ucraina due anni fa”, spiega John Surplice, Head of EMEA Equities e UK & European Equities Fund Manager di Invesco, intervistato da FundsPeople. “Oltre al dramma di avere una guerra alle porte, da quel momento l’Europa è stata colpita da un aumento dell’inflazione senza precedenti. Questa impennata dei prezzi si è progressivamente attenuata e, pur persistendo una certa pressione inflazionistica, l’inflazione oggi appare sotto controllo. Ciò ha aperto la strada alla riduzione dei tassi della BCE, che continuerà durante l’anno e sosterrà economia e mercati. Ma la BCE da sola non basta. Per una ripresa e un miglioramento nel sentiment serve qualcosa di più”.
Surplice vanta un’esperienza trentennale nei mercati europei. Il professionista del team azionario europeo di Invesco, con sede a Henley-on-Thames in Inghilterra, rileva ancora una scarsa fiducia nei consumatori, con una bassa propensione agli acquisti sia nell’Europa continentale che nel Regno Unito. Nel mentre, gli investitori rimangono alla finestra, in attesa di un evento catalizzatore nello scenario in grado di liberare il valore che, nonostante le complessità, è presente nelle aziende europee.
Germania: un voto decisivo per l’Europa
“Le elezioni in Germania sono un appuntamento decisivo”, afferma Surplice. “L’incognita centrale è se, in questa fase di incertezza, il voto aprirà la strada a una maggiore flessibilità fiscale necessaria per stimolare l’economia tedesca, che nel 2024 si è contratta per il secondo anno consecutivo”, analizza. “Questo appuntamento assume ancora maggiore rilevanza alla luce del ritardo dell’Europa rispetto agli Stati Uniti in diversi settori chiave, tra cui l'intelligenza artificiale: per stimolare crescita e innovazione servono investimenti pubblici, una politica che gli Stati Uniti stanno perseguendo da tempo e che Trump promette di prolungare sotto forma di tagli delle tasse e deregolamentazione per le aziende”, avverte Surplice. “Il divario tra i due Paesi ai massimi storici è dovuto principalmente alla limitata spesa fiscale in Europa negli ultimi 15-20 anni, in particolare nel periodo successivo alla crisi del 2008. A posteriori, la politica del ‘black zero’ adottata dalla Germania per mantenere il bilancio in pareggio ha frenato la crescita europea, dimostrandosi una scelta poco lungimirante, sebbene al tempo fosse in parte motivata dal disordine nei conti pubblici dell’Europa periferica”, osserva Surplice.
Secondo l’esperto, analizzando il dibattito politico e le possibili alleanze in vista del voto di febbraio in Germania sembra emergere l’obiettivo comune dei partiti di aumentare la spesa fiscale. Tuttavia, è ancora poco chiaro con quali misure nel concreto verrà realizzata. “Per abbandonare la politica del pareggio di bilancio serve una modifica costituzionale, che può essere approvata solo con una maggioranza di due terzi in Parlamento. Questo fatto rappresenterà la principale sfida per Berlino”, analizza Surplice. “Un cambio nelle politiche fiscali europee si collega anche al tema dell’Ucraina. Qualora si arrivasse a una risoluzione del conflitto, le stime indicano un fabbisogno di circa 400 miliardi di euro in dieci anni per la ricostruzione. La maggior parte di questa spesa dovrebbe ricadere sull'Europa”, argomenta. L’esperto osserva inoltre che, sebbene i prezzi del gas e dell’energia siano diminuiti significativamente dai picchi del 2022, restano ancora relativamente alti, solo in parte mitigati dall’aumento delle forniture di GNL dal Nord America e di gas dal Qatar: una fine del conflitto potrebbe portare a un’ulteriore riduzione dei costi energetici, fornendo un sostegno consistente per l'industria europea.
L’azionario europeo è pronto per la ripresa
Questo contesto macro incerto si riflette sull’azionario europeo che scambia a valutazioni più accessibili rispetto agli indici americani, anche per l’assenza nei listini del Vecchio continente delle ‘Magnifiche Sette’. Secondo Surplice, è un buon momento per puntare sull’Europa, dato che al gestore attivo il mercato offre molteplici aziende con elevato potenziale che oggi scambiano a prezzi storicamente interessanti: basterebbe un segnale positivo per sbloccare le performance. “La risoluzione del conflitto in Ucraina, un risultato delle elezioni tedesche favorevole alla spesa fiscale, una ripresa degli indici PMI europei o globali, sono alcuni esempi di fattori che contribuirebbero a trasformare in chiave positiva la narrativa attuale. Non serve molto perché i listini europei riprendano a correre, anche in considerazione degli attuali livelli di prezzo”, argomenta l’esperto.
Nonostante il contesto di mercato incerto, il gestore individua attualmente opportunità nelle banche, soprattutto nelle economie periferiche. “Hanno performato bene negli ultimi anni e restano interessanti anche nell’allentamento monetario. I loro fondamentali sono migliorati in modo sostanziale dopo la crisi finanziaria”, spiega Surplice che prosegue: “Le economie periferiche hanno ridotto il debito e oggi presentano una solidità per certi versi superiore a quella dell’Europa centrale. Inoltre, il calo dei tassi di interesse avvantaggerà questi Paesi. In assenza di un ciclo di credito negativo all’orizzonte, le banche dei Paesi periferici risultano ancora sottovalutate, e perciò interessanti”, conclude.
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