Ecco i programmi dei partiti in Germania su economia, energia e fisco

Quali sono le tesi dei principali partiti politici in Germania sull’economia, la transizione energetica e non solo. L'articolo di Pierluigi Mennitti.

Jan 17, 2025 - 10:03
Ecco i programmi dei partiti in Germania su economia, energia e fisco

Quali sono le tesi economiche dei principali partiti politici in Germania sull’economia, la transizione energetica e non solo.

Dei programmi si cura non più del 40% degli elettori tedeschi, almeno stando a quanto ha rivelato un sondaggio dell’Handelsblatt di qualche giorno fa. Ma per i partiti in Germania costituiscono ugualmente un lavoro importante, perché su di essi si baseranno le trattative per la formazione del futuro governo. Sebbene questa volta il lavoro sui programmi sia stato accelerato dalla crisi che ha portato al voto anticipato del prossimo 23 febbraio, i partiti hanno già presentato le linee principali delle loro strategie.

Un aspetto particolare delle prossime elezioni sarà il loro svolgimento in periodo invernale, una circostanza inusuale nella storia elettorale della Repubblica federale che potrebbe influenzare le dinamiche della campagna elettorale e la partecipazione al voto.

In una serie di articoli proveremo a districarci fra le tesi dei principali partiti politici, sintetizzando i punti principali e indicando vicinanze e distanze tra le varie forze politiche, inquadrando di volta in volta i temi più importanti, dall’economia alla transizione energetica, dalla politica internazionale e di difesa alla sicurezza e alla questione dell’integrazione dei migranti fino alle politiche sociali.

La prima parte affronterà i programmi per l’economia, le questioni fiscali ed energia e clima. La crisi economica, che questa volta mette in discussione il modello che ha garantito alla Germania un benessere senza precedenti dopo la seconda guerra mondiale, è il tema che secondo gli osservatori politici deciderà l’esito del voto. E nel momento in cui la locomotiva d’Europa mostra segni di affaticamento, la posta in gioco non è mai stata così alta.

Sebbene sia elevata la possibilità che alla fine le due forze storiche debbano tornare a governare assieme in una nuova edizione della Grosse Koalition, fin dall’ultimo scontro verbale al Bundestag Olaf  Scholz (Spd) e Friedrich Merz (Cdu), i due principali duellanti di questa tornata elettorale, hanno fatto emergere non solo divergenze programmatiche, ma due visioni antitetiche del futuro tedesco. La presentazione dei programmi elettorali dei vari partiti ha delineato un quadro di profonde divisioni su come guidare il paese fuori dalle sue attuali difficoltà.

LA BATTAGLIA PER IL RILANCIO ECONOMICO

Nel cuore del dibattito si staglia la questione della crescita economica, con approcci che riflettono filosofie politiche profondamente diverse. Se Cdu e Fdp sposano una linea liberista con una proposta di tassazione al 25% per le imprese, dall’altra parte dello spettro politico i Verdi propongono un approccio più mirato, con detrazioni del 10% sugli investimenti, una posizione che trova sponda nella Spd.

La Cdu prende in prestito dall’era Schröder uno slogan che sarà centrale in questa campagna elettorale. L’ex cancelliere socialdemocratico varò all’inizio del secolo un’Agenda 2020, il piano di riforme del mercato del lavoro che risollevò l’economia tedesca sfiancata dai costi della riunificazione e dai ritardi del suo apparato industriale. La Cdu di Merz riprende e rinnova quel concetto, elaborando una Agenda 2030, con la promessa di raggiungere una crescita economica di almeno il 2% all’anno nel medio termine. La base è un’importante riforma dell’imposta sul reddito in più fasi fino al 2029. La pressione fiscale sul reddito sarà ridotta, l’aliquota massima si applicherà solo a partire da 80.000 euro e la franchigia fiscale di base aumenterà ogni anno. I bonus per gli straordinari saranno esentasse per i lavoratori a tempo pieno. Per i pensionati che continuano a lavorare volontariamente, i guadagni fino a 2.000 euro al mese rimarranno esenti da imposte. Il supplemento di solidarietà sarà completamente abolito e il reddito di cittadinanza sarà convertito in un “nuovo reddito di base”.

LOTTA ALLA BUROCRAZIA

Anche la burocrazia emerge come campo di battaglia cruciale: mentre il fronte conservatore-liberale punta a uno smantellamento radicale, con la Fdp che si spinge fino a proporre un “anno sabbatico” dalla burocrazia per le aziende, i partiti progressisti preferiscono un approccio più cauto di razionalizzazione. Cdu e Fdp puntano ad abolire la controversa Lieferkettengesetz (la legge sulla catena di approvvigionamento entrata in vigore il 1° gennaio 2023 e progettata per garantire il rispetto dei diritti umani nelle catene di approvvigionamento globali delle aziende tedesche), mentre Spd e Verdi vogliono mantenerla. Questi ultimi promettono di ritoccarla, creando una versione “snella”, gli industriali continuano a contestarla per gli oneri burocratici che impone alle imprese.

Anche sul fronte industriale le strategie dei partiti rivelano approcci distintamente diversi, anche se in questo caso il gioco delle coppie prevede uno scambio dei partecipanti. Se Spd e Cdu convergono sul sostegno ai grandi programmi europei per settori strategici come semiconduttori e batterie, i Verdi puntano su una strada innovativa attraverso i “contratti per il clima” (Klimaschutzverträge), premiando le aziende che riducono concretamente le emissioni di CO2. L’Fdp, fedele alla sua filosofia liberista, preferisce invece affidarsi alle dinamiche di mercato, puntando sul prezzo del carbonio e su una progressiva riduzione dei sussidi statali.

Anche AfD punta sull’idea di ripristinare l’attrattiva della Germania per gli investimenti industriali attraverso il rafforzamento della libera impresa. In particolare, l’estrema destra considera l’industria automobilistica tedesca strategicamente importante e vuole preservare il motore a combustione ribaltando tutte le più recenti normative europee.

Le divergenze si acuiscono sul tema del protezionismo commerciale: mentre i Verdi spingono per l’introduzione di dazi anti-dumping sulle auto elettriche cinesi e misure analoghe per proteggere l’industria siderurgica nazionale, Cdu e Fdp mantengono una linea fermamente contraria a nuove barriere commerciali.

RIFORME FISCALI: ROBIN HOOD O LIBERISMO?

Due Germanie apparentemente incompatibili emergono anche dalle proposte fiscali. Da un lato, Cdu e Fdp sognano una Germania più snella fiscalmente, con tagli generalizzati alle imposte sul reddito e l’eliminazione del contributo di solidarietà. Dall’altro, Spd e Verdi immaginano un paese più redistributivo, con una tassa patrimoniale oltre i 100 milioni di euro e un inasprimento della pressione fiscale sui grandi patrimoni, fino alla proposta verde di una tassa globale sui miliardari.

I partiti liberal-conservatori vogliono mantenere la regola del freno al debito (Schuldenbremse), Spd e soprattutto Verdi intendono modificarla per permettere investimenti pubblici a sostegno dell’economia affannata. Entrambi i partiti progressisti puntano su nuove forme di finanziamento statale: Spd con capitali pubblici per aziende come la Deutsche Bahn, i Verdi attraverso un fondo miliardario per investimenti.

CLIMA ED ENERGIA, TRA RINNOVABILI E (RITORNO AL) NUCLEARE

La transizione energetica si conferma terreno di scontro ideologico. Mentre tutti concordano sulla necessità di abbassare i costi energetici, le strade per arrivarci divergono radicalmente. Il nucleare torna a dividere: se Cdu e Fdp aprono alla riattivazione delle centrali recentemente chiuse, posizione condivisa anche da AfD che spinge anche per aprire il paese al nucleare di nuova generazione. Spd e Verdi mantengono una linea intransigente sul no all’atomo, preferendo concentrarsi sulle rinnovabili.

La battaglia sul clima si infiamma ulteriormente attorno alla controversa Gebäudeenergiegesetz, la legge che regola gli impianti di riscaldamento degli edifici e che è diventata il simbolo dello scontro tra visioni opposte sulla transizione energetica tedesca. La normativa, entrata in vigore nel 2024, prevede che i nuovi impianti di riscaldamento debbano funzionare per almeno il 65% con energie rinnovabili, spingendo di fatto verso l’abbandono delle caldaie a gas e petrolio in favore di pompe di calore e sistemi più sostenibili.

Cdu e Fdp ne chiedono l’abrogazione (di recente Merz ha esplicitamente promesso di metterci mano se sarà cancelliere), denunciando costi eccessivi per famiglie e proprietari di immobili, oltre a tempi di transizione troppo stretti per un cambiamento così radicale. Di parere opposto Spd e Verdi, che difendono strenuamente la legge considerandola un pilastro fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici. Per i due partiti di sinistra della coalizione di governo, la trasformazione del parco immobiliare tedesco è cruciale per centrare l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2045, una scadenza che la Fdp – che dai toni del suo programma sembra ripudiare ogni singolo atto dell’esecutivo di cui ha pure fatto parte –  vorrebbe posticipare al 2050. La Cdu, da parte sua, mantiene una posizione volutamente ambigua sui tempi, criticando più i metodi che gli obiettivi della transizione verde.

Contro politiche climatiche “ideologiche” si scaglia AfD, che punta soprattutto sulla difesa del mondo agricolo proponendo un rafforzamento delle politiche di settore, finanziamenti e rottura con le iniziative portate avanti negli ultimi decenni sia dai governi di Grosse Koalition guidati dalla Cdu che dall’ultimo esecutivo, a detta dell’estrema destra, “a trazione verde”. Nel discorso di investitura dello scorso fine settimana, Alice Weidel ha promesso lo smantellamento delle turbine eoliche e il ritorno all’energia nucleare, oltre alla riattivazione del gasdotto russo Nordstream.

(primo di una serie di articoli)