Duetti e Cover a Sanremo hanno saltato lo squalo con Topo Gigio?

Il problema non è Topo Gigio, che col suo curriculum può fare ciò che vuole. La domanda riguarda più che altro il 'senso' della Serata Cover e Duetti negli anni '20 di questo Millennio...

Gen 28, 2025 - 00:32
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Duetti e Cover a Sanremo hanno saltato lo squalo con Topo Gigio?

Sanremo ha saltato lo squalo con Topo Gigio che duetta con Lucio Corsi nella serata delle Cover di venerdi 14 febbraio 2025? La domanda ha origine da un post su X intravisto poche ore dopo l’annuncio ufficiale di duetti e cover di Sanremo 2025 da parte di Carlo Conti al Tg1.

In realtà il dubbio non riguarda il Festival in sé quanto il ‘senso’ della serata dei duetti e delle cover per come è arrivata al 2025. Il duetto di Lucio Corsi con Topo Gigio aveva il sapore della boutade nei giorni dei rumors, ma poi è diventata grafica al Tg1 e inevitabilmente ha spinto a una riflessione sulla serata che negli anni ha finito – diciamocelo – per cannibalizzare la gara stessa, il Festival stesso. E per fortuna che da quest’anno la Serata delle Cover non fa più media per la vittoria finale: se in gara c’è la canzone, che senso ha dare voti all’interprete e ai suoi ospiti (voti peraltro in grado di ribaltare risultati, come un Borghese a tavola messa)?

Il salto dello squalo

Per chi non avesse dimestichezza col gergo seriale – cosa che non credo avvenga per chi legge TvBlog, ma è sempre bene essere chiari – “saltare lo squalo” si traduce, in senso lato, in un “raschiare il fondo del barile”. Vuol dire perdere credibilità, vuol dire stravolgere la coerenza della storia e dei suoi personaggi per evidente mancanza di ispirazione nella scrittura. Il tutto risale a un episodio di Happy Days in cui il taciturno Fonzie, refrattario alla vita sociale e tanto meno alle spiagge, si ritrova a saltare uno squalo coi suoi sci d’acqua indossando il suo iconico giubbino di pelle.

 

Talmente oltre il personaggio, talmente oltre tutto da aver fatto il giro diventando così iconico da essere usato per coniare un’espressione che ormai è la ‘spada di Damocle’ di ogni sceneggiatore. Ora che abbiamo chiarito a favore dei lettori più distratti, torniamo a Sanremo.

Come e quando è nata la serata Cover/Duetti a Sanremo?

Quando è iniziata la consuetudine della serata Cover a Sanremo? Ebbene, più di 20 anni fa.

2004: un primo esperimento

Fu Tony Renis a introdurre la serata evento delle Cover tratte dalla storia del Festival e anche a immaginare una esibizione ‘radio edit’ delle canzoni in gara. In un’edizione boicottata dalle case discografiche, sia pur senza eliminazione come fu nella precedente edizione (targata Baudo), l’idea di recuperare brani della storia di Sanremo per i Big in gara e ospitare voci storiche di richiamo tv fu sicuramente smart. I duetti non c’erano: gli ospiti – tra cui Al Bano, Toto Cutugno, Bobby Solo, Marcella Bella – si esibirono su un paio di canzoni a testa, non necessariamente del proprio repertorio. Una prima volta che fu davvero evento.

2005: la prima volta dei duetti e delle cover a Sanremo

L’anno dopo si inizia a ‘fare sul serio’. Nel Sanremo 2005 condotto da Paolo Bonolis e con Gianmarco Mazzi direttore artistico, la gara tornò ad essere eliminatoria. Oggi sembra impensabile. In gara c’erano ‘solo’ 20 canzoni divise in 4 categorie: dopo la terza serata ne restarono in gara 16, visto che la meno votata di ciascuna categoria veniva eliminata. Per darvi una misura, furono eliminate le canzoni di Paola e Chiara, Umberto Tozzi, Velvet e persino Franco Califano con “Non escludo il ritorno”. Per evitare l’ennesima ripetizione del brano in gara, si pensò a un escamotage: far ascoltare il brano in una versione ‘inedita’, come cover eseguita dall’artista in gara con un ospite. E anche qui era prevista una eliminazione: furono altri 4 artisti – uno per categoria – a lasciare il Festival prima della finale.

La serata delle cover fu una bella sorpresa: sentire il brano in gara in un’altra veste con i Big in duetto con colleghi italiani o stranieri fu una rivoluzione. E aveva senso. La formula resistette in buona parte nel 2006 (sempre con Mazzi alla direzione), nell’edizione di Panariello, fu poi confermata da Baudo nel 2007 e 2008 e quidni ribadita da Bonolis nel 2009 (altra edizione con Mazzi direttore artistico).

In basso vediamo Marco Masini e Jessica Morlacchi, in veste di ospite, che eseguono “Nel mondo dei sogni” portata in gara da Masini a Sanremo 2005.

2010: iniziano gli omaggi alla musica italiana

Fu nel 2010 che la Serata Cover ha iniziato ad assumere un aspetto diverso: con 16 canzoni in gara – meno una, ovvero quella di Morgan eliminato per la celebre intervista a MAX sull’uso di droga – e una gara ad eliminazione, il direttore artistico Gianmarco Mazzi pensò di ‘arricchire’ lo show della terza serata con le esibizioni di artisti italiani e stranieri chiamati a celebrare le più belle canzoni della storia del Festival in un momento denominato Quando la musica diventa leggenda, che aiutava a riempire il ripescaggio dei brani temporaneamente eliminati della prima serata. Un omaggio alla musica italiana che si aggiunse alle Cover delle canzoni in gara senza votazioni, di puro show.

Nel 2011, invece, si inizia a votare nell”evento speciale’. (Sempre) Con Gianmarco Mazzi direttore artistico e con Gianni Morandi conduttore per la prima volta, il Festival decide di celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia con una terza serata dal titolo Nata per unire in cui i 14 Artisti in gara (QUATTORDICI!) hanno partecipato a un ‘torneo’ interpretando una canzone storica della musica italiana con la possibilità di avere un ospite nazionale o internazionale. Votazione a parte, premio a parte, ma nessun peso sulla vittoria del Festival: doveva essere un omaggio alla storia d’Italia, ma è proprio da qui che la serata Cover e Duetti come la conosciamo adesso ha iniziato a prendere seriamente forma. E in basso vediamo Tricarico, allora in gara, duettare con Toto Cutugno ne L’Italiano.

Nell’edizione successiva – sempre guidata dalla coppia Mazzi-Morandi – l’evento ‘nazionale’ ha infatti avuto un bis con Viva l’Italia nel mondo e un ‘tris’ a Sanremo 2013, nonostante la direzione artistica fosse nelle mani di Fabio Fazio. Anche lui, però, lasciò spazio a una serata evento, Sanremo Story, nella quale i 14 Campioni hanno eseguito alcune canzoni della storia del Festival accompagnati, o meno, da ospiti italiani o internazionali, ma senza alcuna votazione, di nessun tipo. Lo stesso successe nel Sanremo 2014, secondo Fazio consecutivo. Va ricordato, però, che proprio Fazio con i suoi ultimi due Sanremo tentò una delle innovazioni maggiori nella storia di Sanremo, sia pur nella forma di ‘compromesso’ che eliminasse l’eliminazione degli artisti ma cancellasse il meccanismo stesso dell’eliminazione: ai Big in gara, infatti, fu chiesto di partecipare con due brani, di cui uno sarebbe stato eliminato. In questo modo tutti gli artisti raggiunsero la finale. Fu Fazio, inoltre, ad aggiungere la Giuria della Sala Stampa. Per onor di cronaca.

2015: la ‘prima’ era Conti

Con Carlo Conti la serata Cover e Duetti si istituzionalizza: da evento speciale diventa un torneo integrato al Festival, che però non incide sui risultati finali. Del ‘torneo’ riprende anche le modalità: i 20 Campioni in gara (inizialmente dovevano essere 16, ma Conti li aumentò in corso d’opera) sono stati suddivisi in 5 gruppi da quattro artisti e si sono potuti esibire insieme a ospiti italiani e/o stranieri con votazioni affidate non più al solo televoto, ma anche alla Giuria della Sala Stampa. La vittoria non dà alcun vantaggio nella gara principale, solo un trofeo. Uguale il meccanismo per Sanremo 2016, mentre nel 2017 Conti eliminò i gruppi e fece gareggiare tutti in un’unica manche. Ricordiamo anche che Conti reintrodusse l’eliminazione degli artisti in gara dopo la pausa di Fazio.

2018-2019: Baglioni rimette le canzoni ‘al centro’

Da conduttore e direttore artistico, Claudio Baglioni ha definitivamente cancellato la gara a eliminazione da Sanremo. Senza l’angoscia dell’esclusione, i cantanti – e le case discografiche – hanno sicuramente meno problemi a partecipare. Inoltre nei suoi due Festival, Baglioni ha riproposto l’originario meccanismo della Cover: ad essere re-interpretate da cantanti in gara e ospiti italiani o internazionali sono le canzoni in gara, non brani della storia del Festival. Al centro, insomma, torna la canzone in gara e non la storia del Festival o della Musica italiana in generale.

2020-2024: Amadeus libera tutti

Con Amadeus si è progressivamente andati verso un “va bene tutto”. Nel suo primo Sanremo, per celebrare la 70esima edizione del Festival, Amadeus è tornato al modello del Torneo delle Cover di Carlo Conti con Sanremo 70. I 24 campioni in gara scelsero un brano della storia del Festival da interpretare con ospiti: per la prima volta, però, i voti registrati nella serata delle Cover fecero media con quelli raccolti nelle altre serate. Una differenza non da poco che ha caratterizzato le 5 edizioni consecutive di Amadeus.

Progressivamente si allargano le maglie nella scelta dei brani: dopo tanti anni, pescare solo nel repertorio del Festival iniziava a risultare limitante e così ci si è aperti alla “canzone d’autore”. Se già prima si era assistito a duetti con gli interpreti originali delle canzoni, la possibilità di spaziare su tutto il repertorio d’autore (in senso lato) ha visto anche artisti portare in scena brani del proprio repertorio. Nel 2022, poi, c’è stato il ‘libera tutti’ con la possibilità per gli artisti di scegliere brani italiani e internazionali dagli anni ’70 agli anni ’90, in quello spirito revival che è stato anche il cuore delle sue Arene: fu in questa occasione che Gianni Morandi e Jovanotti (nella duplice veste di duettante e di superospite) si regalarono un medley dei loro successi, mentre nel 2023 Grignani portò la sua Destinazione Paradiso in duetto con Arisa, gli Articolo 31 un medley dei propri successi con Fedez, Giorgia ed Elisa si scambiarono i successi, AO si cantò, Paola & Chiara riproposero un loro medley.

Con il 2024, poi, si aggiunsero anche gli anni ’00 al range dei brani ‘eleggibili’ per la serata Cover e Duetti, in questo caso obbligatori: anche in questa edizione non mancarono artisti che chiamarono colleghi per duettare sul proprio repertorio o su un medley dei rispettivi repertori. Insomma, non proprio uno sforzo di fantasia.

La serata Duetti/Cover ha perso ogni senso con Topo Gigio?

E arriviamo al 2025.

Carlo Conti ha nuovamente espunto il Torneo delle Cover dal conteggio dei voti utili per la vittoria finale, dal momento che non è tornato al ‘revival Baglioni’ della cover del brano in gara, ma è rimasto sulla scia del brano a scelta, nazionale e internazionale, senza limiti di decennio da eseguire da soli, con ospiti o anche al fianco di altri artisti in gara. Ed è stata questa la principale innovazioni del Conti Quater, dal momento che sei artisti in gara ne hanno approfittato.

Ha fatto storcere un po’ il naso ad alcuni la scelta di brani che hanno poco a che fare con la ‘tradizione festivaliera’ come Skyfall di Adele per Giorgia in duetto con Annalisa o Alicia Keys per Serena Brancale con Alessandra Amoroso, ma ad aver colpito è stata la partecipazione di Topo Gigio con Lucio Corsi sulle note Nel blu dipinto di blu  di Domenico Modugno.

Topo Gigio in sé non c’entra, sia chiaro…

Ora, sia chiaro, la questione non è Topo Gigio in sé: il topo più famoso della nostra tv ha tirato su generazioni di italiani con tenerezza e ironia, ha duettato con Raffaella Carrà, ha presenziato nei maggiori show della storia della televisione non solo nostrani (indimenticabili le sue partecipazioni all’Ed Sullivan Show), ha recentemente condotto un late show tutto suo e vanta un curriculum televisivo che neanche i conduttori più titolati possono esibire. Insomma è una leggenda nazionale al pari di ‘Volare’ di Modugno. La scelta di Corsi è, in fondo, condivisibile se l’obiettivo è quello di arrivare all’Ariston con due colonne del costume e della cultura italiana.

Che futuro per la serata Cover/Duetti?

Diciamo che il duetto Corsi – Gigio, in cui il topo è senza dubbio più famoso per il grande pubblico, ha stimolato una riflessione più ampia: ha ancora davvero senso un torneo delle Cover dove si può cantare di tutto, con chiunque, anche il proprio repertorio, per di più quando ci sono già 28/30 canzoni in gara? Non sarà un po’ too much? E soprattutto a che scopo?

Per quanto servissero anche a ‘riempire’ Festival con 15/20 artisti partecipanti, agli inizi le cover erano quelle dei brani in gara, che venivano così proposti all’ascolto in una veste diversa da quella scelta per la competizione. Un esercizio di stile per interpreti ed arrangiatori e un modo per far ascoltare, per la quinta volta in 5 giorni, lo stesso pezzo. Si può dire che avesse una logica, anche a volerla inserirla nella gara complessiva: in fondo a competere per la vittoria ci sono i brani e non gli interpreti. O almeno dovrebbe essere così.

La ‘deviazione’ celebrativa ha poi avuto origine con un senso preciso, quello di omaggiare un qualche anniversario. E se ha resistito in varie forme è anche perché ha permesso di portare all’Ariston artisti che in gara non avrebbero partecipato mai. Presentarsi come guest aveva un’altra allure e proteggeva da qualsiasi tipo di esclusione, oltre a dare il sapore di ‘evento’ alla serata grazie a duetti per lo più inediti.

Ora che però l’eliminazione non c’è più, le canzoni in gara arrivano a 30, i duetti sono sdoganati anche nei live, che senso ha una serata monstre e avulsa dalla gara come quella del Torneo delle Cover? La benedizione delle case discografiche e la dimensione ormai quasi puramente promozionale dell’evento hanno fatto sì che non ci sia più davvero differenza tra Big in gara e ospiti ed è proprio su questo punto che agisce la presenza di Topo Gigio. La possibilità per i concorrenti di duettare con ‘rivali’ ne è, peraltro, la plastica dimostrazione.

Sanremo 2025 Duetti Cover

Insomma, forse è il momento di rivedere un po’ la formula sanremese e domandarsi davvero se la Serata delle Cover/Duetti non abbia ormai fatto il suo e abbia dato quel che poteva dare. Che il Festival, poi, abbia saltato lo squalo, beh, l’ha fatto talmente tante volte da essere ormai campione olimpionico della disciplina: pensate alla conduzione dei “figli di…”, a “C’è da spostare una macchina” in gara, “Italia amore mio” sul podio, senza dimenticare le perle tra trash e cult di “Tu fai schifo sempre” dei Pandemonium, Una vecchia canzone italiana” delle storiche glorie di Squadra Italia o l’indimenticabile Riserva Indiana di Sabina Guzzanti e David Riondino con la silente partecipazione di (tra gli altri) di Sandro Curzi, Nichi Vendola, Mario Capanna, Antonio Ricci, Daria Bignardi, Ermete Realacci, Chicco Testa, Marco Giusti, Paolo Pietrangeli, Bruno Voglino e Milo Manara. Insomma, la storia di Sanremo è lunga e per ripassarla ora ci sono molti mezzi. Anche RaiPlay.