Denatalità in Italia: scuole e università a rischio spopolamento

lentepubblica.it L’Italia affronta una crisi demografica senza precedenti: nell’ultimo rapporto ISTAT emerge come la denatalità potrebbe avere un impatto deleterio anche sulle nostre scuole e università. La continua diminuzione delle nascite e la necessità di un saldo migratorio positivo pongono sfide significative per il futuro del Paese, in particolare per il sistema educativo e la coesione […] The post Denatalità in Italia: scuole e università a rischio spopolamento appeared first on lentepubblica.it.

Feb 5, 2025 - 12:30
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Denatalità in Italia: scuole e università a rischio spopolamento

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L’Italia affronta una crisi demografica senza precedenti: nell’ultimo rapporto ISTAT emerge come la denatalità potrebbe avere un impatto deleterio anche sulle nostre scuole e università.


La continua diminuzione delle nascite e la necessità di un saldo migratorio positivo pongono sfide significative per il futuro del Paese, in particolare per il sistema educativo e la coesione sociale.

Un declino costante delle nascite

Nel 2023, il numero di nascite tra la popolazione residente è sceso a 379.890, segnando una riduzione di 13.000 unità rispetto all’anno precedente (-3,4%). Questo dato conferma un trend negativo iniziato ormai da anni. Se confrontato con il 2008, quando si registrarono oltre 576.000 nascite, il calo è drammatico: quasi 200.000 bambini in meno, pari a una flessione del 34,1%.

La natalità in Italia è oggi una delle più basse d’Europa, con appena sei nati ogni 1.000 abitanti. Questo fenomeno è legato sia alla diminuzione del numero di donne in età fertile, sia alla ridotta propensione ad avere figli. Nel 2023, il tasso di fecondità si è attestato a 1,2 figli per donna, ben al di sotto del livello di sostituzione generazionale.

L’impatto della struttura demografica

La contrazione delle nascite è attribuibile principalmente alla diminuzione delle nascite da coppie italiane, che rappresentano oltre il 75% del totale. Nel 2023, i figli di genitori entrambi italiani sono stati 298.948, circa 12.000 in meno rispetto al 2022 e 181.000 in meno rispetto al 2008. Anche le nascite da coppie con almeno un genitore straniero sono in calo, sebbene in misura minore.

Un altro aspetto rilevante è l’invecchiamento della popolazione femminile in età fertile. Le donne nate durante il “baby boom” (anni ’60 e ’70) hanno ormai superato i 49 anni, mentre le generazioni successive, nate nel periodo del “baby bust” (1976-1995), sono numericamente inferiori e meno inclini ad avere figli.

Denatalità in Italia: scuole e università a rischio spopolamento

Il calo delle nascite ha ripercussioni dirette su scuole e università. Con meno bambini e giovani, le istituzioni educative rischiano di vedere ridursi drasticamente il numero degli iscritti, portando alla chiusura di molte scuole, soprattutto nelle aree rurali e periferiche. Questo fenomeno potrebbe accentuare il problema dello spopolamento delle zone marginali e compromettere l’identità collettiva delle comunità locali.

Per contrastare questi effetti, l’Italia dovrà puntare su politiche migratorie più inclusive. Se i flussi migratori non saranno sufficientemente elevati e la natalità non riprenderà a crescere, il rischio è quello di un declino demografico irreversibile. Gli immigrati possono rappresentare una risorsa fondamentale non solo per il mercato del lavoro, ma anche per il mantenimento della vitalità sociale ed economica del Paese.

Scenari futuri

I dati provvisori del 2024 non offrono segnali incoraggianti: nei primi sette mesi dell’anno, le nascite sono diminuite di ulteriori 4.600 unità rispetto allo stesso periodo del 2023 (-2,1%). Questo andamento suggerisce che, senza interventi strutturali, il declino continuerà.

Il fenomeno della denatalità è il risultato di una combinazione di fattori economici, culturali e sociali. La precarietà lavorativa, le difficoltà nell’accesso alla casa e la tendenza a posticipare la formazione di una famiglia contribuiscono a ridurre il numero di primogeniti, che nel 2023 sono stati 186.613, in calo del 3,1% rispetto all’anno precedente.

L’Italia si trova di fronte a una sfida complessa che richiede soluzioni integrate. Incrementare il tasso di natalità e favorire l’immigrazione sono due strategie complementari per invertire la rotta. Senza un cambiamento significativo, il rischio è quello di un progressivo impoverimento del tessuto sociale ed economico, con conseguenze a lungo termine per il futuro del Paese.

Il rapporto dell’ISTAT

Qui il documento completo.

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