‘Alluvione gestita male’. Nelle carte della Procura tutte le accuse ai Comuni

Piani di emergenza non adeguati, argini fantasma, criticità sottovalutate. Nel mirino le previsioni sui rischi e gli errori commessi quella terribile notte fra il 2 e il 3 novembre 2023

Feb 6, 2025 - 04:52
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‘Alluvione gestita male’. Nelle carte della Procura tutte le accuse ai Comuni

Prato, 6 febbraio 2025 – I piani di protezione civile vecchi e non aggiornati (quello di Prato risale al 2018, quello di Montemurlo addirittura al 2012), le criticità del territorio ignorate nonostante fossero state segnalate dalle mappature, la gestione della sera del disastro costellata di errori e mancanze (neppure il pluviometro fu controllato).

Secondo la Procura di Prato, diretta da Luca Tescaroli, mancherebbero trenta metri di muretto, argine del torrente Bagnolo, che non erano presenti per proteggere dalla piena. Tuttavia, il Consorzio di bonifica Medio Valdarno sostiene che questi siano crollati a causa della forza dirompente dell’acqua di quella notte.

Una serie di omissioni e malagestione avrebbero causato il “disastro” dell’alluvione nel territorio pratese la notte fra il 2 e il 3 novembre 2023 e soprattutto la morte di due anziani: Antonio Tumolo a Prato, travolto dalla piena; e Alfio Ciolini a Montemurlo, annegato nel salotto allagato.

Una immagine della devastazione Una immagine della devastazione dopo l’alluvione del 2 novembre (foto di Gianni Attalmi)

La Procura di Prato ha recapitato gli avvisi di garanzia a 15 indagati: due sindaci (l’ex primo cittadino di Prato Matteo Biffoni e quello di Montemurlo Simone Calamai), assessori, tecnici e dirigenti del Consorzio di Bonifica, del Genio civile e di Autostrade per l’Italia. Le accuse contestate sono omicidio colposo e disastro, oltre al falso per quanto riguarda il muretto sul torrente Bagnolo.

L’indagine è stata lunga e complessa, supportata dalla perizia di quattro esperti in rischio idrogeologico e dalle testimonianze e dagli esposti dei cittadini. Fondamentali sono state le immagini, i video e le foto acquisiti dagli inquirenti dopo la tragedia (quasi 100.000 file).

Secondo le carte dell’inchiesta, gli indagati, pur consapevoli della pericolosità del torrente Bardena-Iolo a Prato, non avrebbero preso adeguati provvedimenti. I pm (Valentina Cosci e Alessia La Placa) sostengono che sull’area di Fornaci di Figline, completamente allagata durante l’alluvione, pesava da tempo una “istanza di revoca della concessione al tombamento” del torrente Bardena, mai applicata.

Gli indagati avrebbero omesso la redazione di studi su aree ad alto rischio e approvato progetti che hanno favorito l’inondazione del paese.

A Montemurlo è avvenuto qualcosa di simile, con l’esondazione del torrente Bagnolo e del fosso Stregale. I progetti di sistemazione idraulica sono stati omessi, nonostante fossero conoscenze note sui rischi, in particolare per il fosso Stregale, visto come fognatura ma privo di adeguati sistemi di prevenzione delle ostruzioni.

Appelli ignorati. Eventuali studi e provvedimenti avrebbero potuto “evitare o limitare” il disastro, sostengono i pm. Mancanze nella gestione dell’emergenza sono state evidenziate, come l'assenza di ordinanze specifiche e l'uso insufficiente di megafoni per allertare i cittadini a Montemurlo.