Gli ottomila diventano 20? L’idea nepalese per aumentare i prezzi dei permessi di salita
Il governo del Nepal ha proposto di portare la lista da 14 a 20 vette. La motivazione è ovviamente economica. Intanto, è l’occasione per ricordare le grandi ascensioni sul Lhotse Shar e sulle vette secondarie del Kangchenjunga. Quelle che potrebbero entrare nella “nuova” lista dei desideri L'articolo Gli ottomila diventano 20? L’idea nepalese per aumentare i prezzi dei permessi di salita proviene da Montagna.TV.
![Gli ottomila diventano 20? L’idea nepalese per aumentare i prezzi dei permessi di salita](https://www.montagna.tv/wp-content/uploads/2025/02/APERTURA-Il-Kangchenjunga-da-Sandakphu.-A-sinistra-lo-Yalung-Kang-a-destra-la-cima-principale-in-mezzo-le-vette-Sud-e-Centrale-foto-Stefano-Ardito.jpg)
![Il Kangchenjunga da Sandakphu. A sinistra lo Yalung Kang, a destra la cima principale, in mezzo le vette Sud e Centrale, foto Stefano Ardito](https://www.montagna.tv/wp-content/uploads/2025/02/APERTURA-Il-Kangchenjunga-da-Sandakphu.-A-sinistra-lo-Yalung-Kang-a-destra-la-cima-principale-in-mezzo-le-vette-Sud-e-Centrale-foto-Stefano-Ardito-1024x626.jpg)
![Una vecchia copia di I quattordici 8000, l](https://www.montagna.tv/wp-content/uploads/2025/02/04-Una-vecchia-copia-di-I-quattordici-8000-lantologia-di-Mario-Fantin-ed.-Zanichelli-pubblicata-nel-1964-1024x1024.jpg)
Quante vette della Terra superano gli 8000 metri di quota? L’elenco ufficiale, fino a oggi, ne comprende 14. Dopo l’Everest (8848 o 8850 m) vengono il K2 (8611 m), il Kangchenjunga (8586 m), il Lhotse (8516 m), il Makalu (8462 m), il Cho Oyu (8201 m), il Dhaulagiri (8167 m), il Manaslu (8163 m), il Nanga Parbat (8126 m), l’Annapurna (8091 m), l’Hidden Peak o Gasherbrum I (8068 m), il Broad Peak (8047 m), il Gasherbrum II (8035 m) e lo Shisha Pangma (8027 m).
Se si bada ai confini politici, tre di queste magnifiche vette sono in Nepal, una in Pakistan e una in Cina. Altre quattro si alzano sul confine tra Nepal e Cina, e altrettante su quello tra Pakistan e Cina. Un solo “ottomila”, il Kangchenjunga, si alza sulla frontiera tra Nepal e India, ed è quindi il “tetto” del Paese più popoloso del mondo.
Un articolo uscito il 1° febbraio sul quotidiano Kathmandu Post indica che il numero è cambiato, o potrebbe presto cambiare. Il Ministero del Turismo del Nepal, sul suo sito, ha infatti annunciato di aver allargato l’elenco ad altre sei vette, tutte già presenti sulle mappe e già raggiunte dagli alpinisti, ma che fino a oggi erano rimaste nell’ombra.
Si tratta dello Yalung Kang (8505 m), dello Yalung Kang West (8077 m), e delle vette Centrale (8473 m) e Sud del Kanchenjunga (8476 m), tutte nella catena che culmina nella terza cima della Terra. Altre due, il Lhotse Middle (8410 m) e il Lhotse Shar (8400 m) si affiancano alla vetta principale del Lhotse, appartengono al massiccio dell’Everest, e sono ben visibili dal classico trek che collega Namche Bazaar con il monastero di Tengboche e la base di queste montagne.
L’elenco dei 14 ottomila “ufficiali” è stato messo a punto nei primi anni Sessanta, e certificato per la prima volta da Mario Fantin, il fotografo e cineoperatore che aveva partecipato nel 1954 alla spedizione italiana al K2, e che pubblicò nel 1964 con l’editore Zanichelli un libro-antologia dal titolo “I quattordici 8000”.
Nel 1950 l’Annapurna è diventato il primo “ottomila” a essere toccato da alpinisti, i francesi Maurice Herzog e Louis Lachenal. Il primo a salirli tutti e 14, nel 1986, è stato l’altoatesino Reinhold Messner. Oggi l’elenco ufficiale degli alpinisti che hanno completato il “Grande Slam” comprende 70 persone, e solo nel 2024 si è allungato di ben 18 nomi. Tra loro sono due italiani, Marco Camandona e Mario Vielmo.
Nell’autunno del 2023, dopo l’uscita della nuova edizione del “Guinness dei primati”, si è aperta una polemica sulle ascensioni “non certificate” dall’uso di GPS o tracker. Ben più seria è la distinzione tra gli alpinisti che hanno utilizzato o meno respiratori e bombole. Negli ultimi anni, sono entrati nell’elenco vari clienti delle spedizioni commerciali, sia alcuni Sherpa che li hanno accompagnati sulle vette. Tutti, com’è noto, hanno utilizzato ossigeno supplementare.
Una proposta ancora tutta da discutere
Il Ministero del Turismo del Nepal, nel comunicato del 1° febbraio, ha affermato che la sua è solamente una proposta. Secondo Thakur Raj Pandey, vicepresidente della Nepal Mountaineering Association, “la documentazione preparata dal Governo verrà presto presentata nei forum e sulle piattaforme internazionali”, incluse le assemblee dell’UIAA.
Se si bada alla geografia in senso stretto, il punto è se più di una vetta della stessa montagna possa essere inserita nell’elenco. Risponde positivamente alla domanda, però, l’inclusione fin dall’inizio nell’elenco del Lhotse, che è la quarta vetta per quota della Terra, ma è anche una vetta secondaria dell’Everest.
A motivare la proposta del governo di Kathmandu sono ovviamente ragioni economiche. “Il Nepal ha 3.310 vette oltre i 3500 metri di quota, 1.913 delle quali richiedono attrezzatura alpinistica. Di queste, 468 sono aperte alle spedizioni commerciali. Nel solo 2023 il governo ha concesso 2.500 permessi, per un valore complessivo di quasi 6 milioni di euro” spiega Sangam Prasain sul “Kathmandu Post”. Il fatturato delle agenzie specializzate è stato molte volte superiore.
Gli elenchi delle cime da collezione, com’è noto, sono stati modificati più volte. Quello ufficiale dei “quattromila” delle Alpi, 81 in tutto, è stato messo a punto nel 1982 da Gino Buscaini, François Labande e Maurice Brandt in rappresentanza dei Club alpini di Italia, Francia e Svizzera.
Nel 2003, nel loro “Progetto 8000”, Roberto Aruga, Roberto Mantovani e Luciano Ratto avevano proposto di aggiungere alle celebri 14 vette le 6 di cui ha scritto il governo di Kathmandu, e poi l’Annapurna Central (8051 m), l’Annapurna East (8013 m) e la Vetta Centrale del Broad Peak (8011 m), che si alza sul confine tra Cina e Pakistan, ed è quindi fuori dalla giurisdizione del Nepal.
Alessandro Filippini, giornalista e storico, sul suo seguitissimo profilo Facebook ha scritto di una “moltiplicazione dei pani a favore dei pesci che abboccheranno. Il librone degli esibizionisti ha bisogno di nuovi record. Preparate le bombole!” La lontananza delle cime aggiunte all’elenco dal fondovalle e la difficoltà delle loro vie di salita rende però difficile – tranne che forse per la Vetta Centrale del Kangchenjunga – all’arrivo sul mercato di molte spedizioni ai “nuovi ottomila”.
Tante le salite straordinarie già effettuate sui “nuovi ottomila
L’accento posto sulle “nuove vette”, indicate fino a oggi come “ottomila non ufficiali”, permette però di ricordare una serie di importanti (e a volte straordinarie) ascensioni di cui si è sempre parlato molto poco.
Un elenco che inizia dalla prima salita del Lhotse Shar, compiuta nel 1970 dagli austriaci Sepp Mayerl e Rolf Walter, e prosegue con la spedizione polacca del 1978 che porta Eugeniusz Chrobak e Wojciech Wróż sul Kangchenjunga Sud, e Wojciech Brański, Zygmunt Heinrich e Kazimierz Olech sul Kangchenjunga Centrale.
Il capolavoro di questo alpinismo, sia pure con l’uso di respiratori e bombole, è la spedizione sovietica del 1989 al Kangchenjunga, nella quale due gruppi di cinque alpinisti ciascuno attraversano nei due sensi le quattro vette maggiori, incontrandosi sulla sella tra la Cima Centrale e la Cima Sud. L’Unione Sovietica c’è ancora, e al successo partecipano russi, georgiani, ucraini, kazaki e altri ancora. Ci sono alpinisti che resteranno sconosciuti all’estero, e campioni famosi come Anatolj Boukreev, Evgeniy Vinogradsky e Vladimir Balyberdin. Arrivano su almeno una delle quattro cime del Kangch 24 dei 28 alpinisti, e 4 su 5 membri della troupe cinematografica. Se contate una a una, le salite alle vette (tutte oltre gli 8000 metri) sono 85. Straordinario.
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