DeepSeek come ChatGPT: il Garante della Privacy italiano blocca l’AI cinese
L'Autorità italiana ha disposto con urgenza ed effetto immediato la limitazione del trattamento dei dati degli utenti da parte del chatbot made in China. Ieri l'app era sparita dagli store di Google e Apple
Era il 31 marzo 2023 e il Garante della Privacy italiano si faceva capofila dei difensori dei diritti degli internauti di mezzo mondo – di lì a breve infatti molte altre autorità omologhe avrebbero intrapreso la medesima direzione – bloccando ChatGPT nel nostro Paese. Una decisione che rese l’autorità di casa nostra bersaglio di un inusuale alto numero di critiche da parte di chi la considerava nemica dell’innovazione e oscurantista. Nemmeno due anni dopo il Garante della Privacy italiano prende una decisione analoga bloccando questa volta DeepSeek.
Perché il Garante della Privacy ha bloccato DeepSeek?
Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto, in via d’urgenza e con effetto immediato, la limitazione del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e di Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le società cinesi che forniscono il servizio di chatbot, per “tutelare i dati degli utenti italiani”, spiegano dall’Autorità.
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“Il provvedimento di limitazione – si legge nella nota diffusa dal Garande della Privacy – fa seguito alla comunicazione delle società ricevuta oggi, il cui contenuto è stato ritenuto del tutto insufficiente”. E’ la stessa autorità infatti a rivelare che “le società hanno dichiarato di non operare in Italia e che ad esse non è applicabile la normativa europea”.
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Per questo è stata aperta anche una istruttoria. Già dal pomeriggio di ieri, mercoledì 29 gennaio, l’app di DeepSeek era sparita dal Play Store di Google e dall’App Store di Apple mentre nella serata del 28 si era mosso appunto il Garante della Privacy per verificare la correttezza nelle condotte di chi gestisce il software.