Dazi, tra il dire e il fare …c’è la diplomazia

In attesa dell’insediamento del presidente eletto Trump ci si chiede se le sue dichiarazioni in tema di politica commerciale siano anticipazioni o minacce in chiave negoziale. Gli Stati Uniti intenderebbero innalzare le barriere doganali verso Cina, Canada e Messico e Unione Europea. La terza misura colpirebbe direttamente l’Europa ma anche le altre due non sarebbero […] L'articolo Dazi, tra il dire e il fare …c’è la diplomazia proviene da Economy Magazine.

Gen 30, 2025 - 13:25
 0
Dazi, tra il dire e il fare …c’è la diplomazia

In attesa dell’insediamento del presidente eletto Trump ci si chiede se le sue dichiarazioni in tema di politica commerciale siano anticipazioni o minacce in chiave negoziale. Gli Stati Uniti intenderebbero innalzare le barriere doganali verso Cina, Canada e Messico e Unione Europea. La terza misura colpirebbe direttamente l’Europa ma anche le altre due non sarebbero ininfluenti L’acuirsi di tensioni fra i due primi attori del commercio mondiale si rifletterebbe sul funzionamento delle supply chain globali, da cui – piaccia o no – dipendiamo tutti. La Cina ha già reagito con l’embargo di materiali strategici fondamentali per l’industria elettronica e detiene la quota più alta quota di titoli del tesoro americano in mano a Paesi stranieri. Lo scenario negoziale è non solo auspicabile ma anche possibile. Le tariffe doganali ai confini nord e sud degli Usa riguardano l’interscambio di componenti e semilavorati per prodotti finiti consumati in Usa o esportati nel mondo. Se a pagarle saranno gli utilizzatori finali si innescherà in Europa un nuovo fattore inflazionistico esogeno, proprio quando la Bce si è finalmente convinta che l’inflazione è sotto controllo ed ha avviato la riduzione dei tassi di interesse. L’imposizione di tariffe addizionali del 10% alle importazioni transatlantiche sarebbe un problema per i Paesi europei a maggior interscambio con gli Usa: Germania, Francia e Italia. Gli Usa sono il terzo mercato nel mondo, ed il primo non europeo, di destinazione delle nostre esportazioni: € 67 mld che generano un avanzo della bilancia commerciale di € 42 mld (2023). Un eccellente studio di Assolombarda stima un costo aggiuntivo per i settori manifatturieri italiani tra i 4 e i 7 mld di dollari ed indica meccanica, sistema moda ed alimentare come i settori più colpiti. L’importanza di evitare questo scenario è nei numeri. Resta l’auspicio che al clamore delle dichiarazioni segua il pragmatismo delle negoziazioni e che i diplomatici siano già al lavoro… non c’è bisogno di saperlo ma di vederne i risultati.

Le barriere al commercio sono sempre una partita a somma negativa con lo sbilancio a carico delle economie a più elevata dipendenza strutturale dal commercio mondiale, come l’Italia. E chi alla fine ne assumerà il costo? I consumatori americani con incrementi di prezzo o gli esportatori europei con minori margini? La risposta risiede nel potere negoziale cliente / fornitore, quindi nei fattori di differenziazione dell’offerta in ciascun settore. L’industria italiana, priva di materie prime e scarsamente competitiva nei costi, deve puntare su innovazione, creatività e qualità. Per questo una politica industriale a supporto dei fattori di competitività – innovazione e costo dei fattori – è ancor più necessaria nello scenario che si aprirà dal 20 gennaio.

L'articolo Dazi, tra il dire e il fare …c’è la diplomazia proviene da Economy Magazine.