Cosa vedere nel Roero: borghi, castelli e sentieri
Più selvaggio del Monferrato, meno conosciuto delle Langhe. Dei tre siti del Piemonte eletti, nel 2014, patrimonio Unesco dell’umanità, il Roero è senza dubbio il più incontaminato. Ma anche il più sorprendente. Pare uscito da una saga fantasy, con castelli medioevali arroccati su morbide colline, incastonate tra gole profonde come canyon. Scavate dall’erosione, le stravaganti L'articolo Cosa vedere nel Roero: borghi, castelli e sentieri sembra essere il primo su Dove Viaggi.
Più selvaggio del Monferrato, meno conosciuto delle Langhe. Dei tre siti del Piemonte eletti, nel 2014, patrimonio Unesco dell’umanità, il Roero è senza dubbio il più incontaminato. Ma anche il più sorprendente. Pare uscito da una saga fantasy, con castelli medioevali arroccati su morbide colline, incastonate tra gole profonde come canyon. Scavate dall’erosione, le stravaganti forme delle Rocche del Roero sono una meraviglia che da sola vale il viaggio. Una ciclopica architettura naturale, nata migliaia d’anni fa, che squarcia il verde dei boschi con lame di biondi terreni sabbiosi.
Ecomuseo delle Rocche del Roero: sentieri e picnic
Il risultato è un incredibile museo a cielo aperto fatto di gole e pinnacoli, punteggiato di borghi millenari collegati tra loro da una fitta rete di sentieri. “Perfettamente tracciati e mappati, dono 19, incluso il nuovo sentiero dei pini silvestri, un bosco di cresta con conifere autoctone, rarissime altrove”, racconta Andrea Cauda, presidente dell’Ecomuseo delle Rocche del Roero. “In primavera sarà pronta anche la strada di San Giacomo, tre chilometri pianeggianti con un fondo compatto di ghiaia fine, agevole per chi ha difficoltà motorie e ideale per i passeggini”.
Si cammina a passo lento in questo anfiteatro naturale, accompagnati dalle guide o con l’aiuto di cartina, audioguide e tracciati Gps scaricabili dal sito dell’ecomuseo. Ci sono itinerari per tutti. Se il sentiero del castagno si dipana fra lande selvagge coperte di noccioleti e salite così ripide da richiedere l’ausilio di una corda per aggrapparsi sui tratti più impervi, ce ne sono di meno impegnativi, come il sentiero della castagna granda o quello dell’apicoltura, ideali per spezzare il cammino con un picnic nei tipici ciabòt, i rifugi dei contadini.
A Montà, nella sede dell’ecomuseo, insieme alle chiavi dei ciabòt si ritirano i cestini preparati dalla storica gastronomia Almondo, con un assaggio di antipasti tipici, dal vitello tonnato alla giardiniera.
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Roero Arneis e chef stellati
In questo paradiso della biodiversità si snodano anche le strade del vino, che nascono nelle Langhe e qui proseguono fondendosi con boschi e frutteti, solcati da fiumi che tracciano confini liquidi. Come il Tanaro, che segna la divisione tra i dolci pendii del Barolo e le terre del Roero. Oltrepassato il fiume, tutto cambia. Persino il vino si fa bianco e diventa Roero Arneis docg, alternativa irrinunciabile ai classici rossi piemontesi.
Per scoprire le sfumature di questo nettare che profuma di fiori di acacia e ginestra, ci si ferma a Canale, sede dell’Enoteca regionale del Roero, dove scoprire le migliori etichette locali prima di incamminarsi verso il bricco che ha dato nome all’Arneis.
Oppure si fa tappa alla Tenuta Carretta, che vanta 550 anni di storia, documentati in un suggestivo percorso sotto le volte delle cantine. Di proprietà della famiglia Miroglio, noti industriali del tessile, la tenuta comprende anche un albergo di charme e lo stellato 21.9, guidato dallo chef Flavio Costa, per coccolarsi con i sapori di una volta nei silenzi delle campagne.
Del resto, il Roero contribuisce a fare del Piemonte una delle regioni italiane con più stelle Michelin, con 35 ristoranti nella sua celebre lista e un’infinità di indirizzi meno blasonati, ma gestiti con passione. Come La Madernassa, innesto ben riuscito tra i ricordi del sud dei fratelli Giuseppe e Francesco D’Errico e le materie prime coltivate a due passi dai tavoli, in un parco da 15 mila metri quadri che conta su oltre 400 erbe aromatiche, dai germogli ai fiori edibili. “Grandi vini e tartufi ispirano l’alta cucina, mentre il nostro orto ci aiuta a rispettare i ritmi della natura”, spiega Francesco D’Errico.
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Il borgo di Bra: salsicce e formaggi
Tra le colline si ritrova anche la nuova identità dei borghi, custodi orgogliosi di tradizioni, anime e storie. Come Bra, dove lasciarsi stupire dagli stucchi candidi della chiesa della Santissima Trinità, o dal panorama impareggiabile che si gode dalla Zizzola, villa di delizie con un museo dedicato alla città (museidibra.it).
Da queste parti si viene soprattutto per il buon cibo. Imperdibile un assaggio della salsiccia di Bra, da mangiare rigorosamente cruda. “Viene prodotta con carne bovina fresca fin dai tempi dei tempi; dalle macellerie braidesi si approvvigionava la comunità ebraica”, spiega Domenico Scaglia della storica macelleria Scaglia, in pieno centro.
Poco distante si scopre un’altra specialità, il Bra dop, uno dei formaggi più antichi del Piemonte. In un cortile nascosto, Giolito Formaggi è un rifugio per buongustai dove incontrare l’ultimo stagionatore della cittadina, rimasto a presidiare una tradizione quasi scomparsa.
“Proseguo con orgoglio l’attività di mia nonna Marietta, imprenditrice ante litteram che nel 1920 partiva da qui con i cavalli per andare a Genova, da dove il Bra veniva spedito via mare perché sopporta bene gli sbalzi termici”, racconta Fiorenzo Giolito, star della tv con il programma Cheese Hunters, in onda su Gambero Rosso Channel, in cui gira il Piemonte in sidecar alla ricerca di formaggi rari.
La culla dello Slow Food
Delizie gastronomiche a parte, c’è un altro motivo per cui Bra è nota agli appassionati della buona tavola, ed è il fatto di aver dato i natali a Slow Food, l’associazione della chiocciolina fondata proprio qui nel 1986 da Carlin Petrini. Al ristorante Boccondivino, dove tutto è cominciato, il tempo si è fermato e le ricette si basano sui prodotti dei Presìdi che tutelano un cibo “buono, pulito e giusto”, come da statuto.
L’associazione ha mantenuto salde le sue radici nel Roero, dove nel 2004 ha fondato l’Università di scienze gastronomiche nella spettacolare residenza sabauda di Pollenzo. Se le aule sono aperte al pubblico solo in occasioni speciali, a disposizione dei visitatori c’è la Banca del Vino, un inno alla storia enologica. Nelle cantine ottocentesche, dove Carlo Alberto faceva sperimentazioni con le vigne, è nata l’idea di riunire una collezione di bottiglie da tutta Italia. Annate rare e meravigliose, ormai quasi sparite dal mercato, qui si trovano ancora, grazie a un’eredità culturale lasciata da 280 produttori.
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I castelli del Roero
Oltre che di vini, questa è terra di castelli. A dare il nome all’intero territorio è la famiglia dei Roero, che dal 1376 abita ininterrottamente le stanze del Castello di Monticello. Un gioiello che la famiglia apre ai visitatori per passeggiate tra armature e cimeli sparsi nei salotti affrescati, illuminati da finestre che incorniciano come quadri la vista sulla cima innevata del Monviso.
Nel parco, intanto, fervono i lavori. “Abbiamo appena inaugurato il nuovo percorso che ha riportato all’antico splendore il giardino ottocentesco attorno al castello, in primavera saremo pronti per le visite guidate e le esperienze nell’orto iddattico”, annuncia Aimone Roero di Monticello, 24esimo conte della dinastia. Insieme alla moglie, la contessa Elisa Ricardi di Netro, accoglie gli ospiti nella Foresteria Conti Roero, romantico hotel di campagna sorto accanto al maniero di famiglia.
Un’altra dimora imperdibile è il Castello Reale di Govone, con la facciata barocca pensata dall’architetto Guarino Guarini nel Seicento e lo scalone d’onore sorretto da quattro telamoni che provengono dalla reggia di Venaria Reale. Gli interni lasciano senza fiato: le stanze cinesi, con una tappezzeria di seta fatta arrivare fin qui dall’Oriente, sono ancora quelle originali del 1774. Si raggiunge inerpicandosi tra le stradine tortuose del borgo, che a dicembre si accende di luci e profumi con uno dei più suggestivi mercatini di Natale della regione.
Il Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo
Tra tenute dal passato glorioso, il futuro trova spazio poco distante, sulla collina di San Licerio. Accanto ai filari di una vigna di Nebbiolo, tra salici, cipressi e querce, il Parco d’arte Sandretto Re Rebaudengo è un museo pubblico en plein air, dove opere firmate da grandi nomi dell’arte contemporanea, come Carsten Höller, Marguerite Humeau e Marinella Senatore, dialogano con l’ambiente.
L’ultima opera, inaugurata a settembre, è Foam, un maxi-mosaico firmato dall’artista americana Tauba Auerbach. Rappresenta l’ingrandimento di una bolla di schiuma vista al microscopio, realizzato con centomila tessere di pasta di vetro. Un invito per chi guarda a trovare il proprio punto di vista, tra prossimità e distanza. Alla ricerca di un equilibrio perfetto.
Come arrivare
In auto: da Milano A7 e A21 fino ad Asti, poi A33 per Alba. Da qui si segue la statale 231 che porta fino a Canale e Bra. Da Torino si segue la A6 fino a Cherasco per poi proseguire sulle strade provinciali.
Dove dormire
1 Borgo Casa Scaparone
B&b con osteria in una struttura del XVI secolo. Laboratori floreali, corsi di meditazione. Cucina contadina.
Indirizzo: strada Scaparoni 45, Alba (Cn) Tel. 0173.33.946 Web: casascaparone.it Prezzi: doppia b&b da 140 a 220 €
2 La Madernassa
Sei stanze ricavate da una cascina a corte, Casa Lora, ristrutturata nello stile agricolo originale. A pochi passi si trova il ristorante.
Indirizzo: località Lora 2, Guarene (Cn) Tel. 0173.61.17.16 Web: lamadernassa.it Prezzi: doppia b&b da 135 a 210 €
3 Foresteria Conti Roero
Ai piedi del castello medioevale dei Conti Roero di Monticello d’Alba, nove suite e un ristorante con terrazza sulle colline.
Indirizzo: piazza San Ponzio 2, Monticello d’Alba (Cn) Tel. 0173.64.112 Web: contiroero.eu Prezzi: doppia b&b da 81 a 140 €
4 Il Cortile di San Michele
Nel centro storico, sei stanze in due edifici del 1794. La junior suite ha un dehors esterno.
Indirizzo: via Secondo Paoletti 23, Guarene (Cn) Tel. 0173.38.37.90 Web: ilcortiledisanmichele.com Prezzi: doppia b&b da 170 a 240 €
Dove mangiare
5 All’Enoteca
In un ex asilo ottocentesco, menu piemontese creativo dello stellato Davide Palluda. In cortile c’è l’Osteria, più informale.
Indirizzo: via Roma 57, Canale (Cn) Tel. 0173.95.857 Web: davidepalluda.it Prezzo medio: menu degustazione, 8 portate, 130 €
6 Marc Lanteri
Vetrate panoramiche e tipicità piemontesi rivisitate con un tocco francese nel ristorante di Marc Lanteri, già alla guida dello stellato Castello di Grinzane Cavour.
Indirizzo: via Serra 21D, Castagnito (Cn) Tel. 0173.26.21.72 Web: marclanteri.it Prezzo medio: menu degustazione da 4 portate 54 €
7 Osteria Murivecchi
Atmosfera d’altri tempi e piatti tipici. Provare la cocotte di porri e patate gratinata in forno con Bra tenero. Ottimi vini al calice.
Indirizzo: via Piumati 19, Bra (Cn) Tel. 0172.43.10.08 Web: murivecchi.it Prezzo medio: 32 €
8 Boccondivino
In una casa di ringhiera che ospita anche la sede nazionale di Slow Food. D’inverno si cena nelle salette al primo piano, in estate sotto al glicine in cortile.
Indirizzo: via Mendicità Istruita 14, Bra (Cn) Tel. 0172.42.56.74 Web: boccondivinoslow.it Prezzo medio: 40 €
9 Garibaldi
Fondato nel 1875. Le ricette della tradizione sono nelle mani della novantenne nonna Matilde, il cui fritto misto alla piemontese è leggendario.
Indirizzo: via Italia 1, Cisterna d’Asti (At) Tel. 0141.97.91.18 Web: albergoristorantegaribaldi.it Prezzo medio: 25 €
Altre informazioni
Ente Turismo Langhe Monferrato Roero: visitlmr.it
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