Congo, il presidente Tshisekedi ricompare in un video: “Resistete”. L’avanzata dell’M23 e i malumori dell’esercito: ora si teme il golpe

Le forze ribelli sostenute dal rwanda continuano ad avanzare anche nel Sud Kivu e il Paese diventa ogni giorno più instabile. Usa: "Via i concittadini" L'articolo Congo, il presidente Tshisekedi ricompare in un video: “Resistete”. L’avanzata dell’M23 e i malumori dell’esercito: ora si teme il golpe proviene da Il Fatto Quotidiano.

Gen 30, 2025 - 12:49
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Congo, il presidente Tshisekedi ricompare in un video: “Resistete”. L’avanzata dell’M23 e i malumori dell’esercito: ora si teme il golpe

L’heure est grave”, il momento è grave: nel suo tanto atteso discorso alla nazione, annunciato da due giorni e infine diffuso ieri a tarda notte dalla tv nazionale congolese, il presidente Félix Tshisekedi ha usato toni enfatici. In pantaloni e camicia cachi, lo sguardo sempre fisso alla telecamera, l’espressione accigliata, ha definito “marionette” del Rwanda e “terroristi” gli uomini dell’M23, il gruppo armato che sta giorno dopo giorno avanzando nelle regioni del Nord e Sud Kivu dopo aver preso anche il capoluogo Goma, sottolineando come la situazione securitaria delle province orientali, compreso l’Ituri, sia “senza precedenti”, con “le forze armate del Rwanda a sostegno dell’M23” che “seminano terrore e desolazione”.

Tshisekedi ha fatto ripetuti appelli all’unità del popolo congolese, al di là di appartenenze etniche, religiose, politiche, unico modo per riuscire a far fronte all’invasione. Come riuscirci concretamente, però, non l’ha spiegato. Inviti “alla resilienza e alla resistenza”, richiami a “una risposta vigorosa e coordinata”, “pronti a difendere ogni centimetro del nostro territorio”, evocazioni di riunioni e “équipe ristrette” per valutare come reagire. Ma concretamente nessun passo è stato indicato, né tantomeno intrapreso.

Chi si aspettava proclami roboanti, chi invocava la dichiarazione di guerra al Rwanda è rimasto a bocca asciutta: “Restiamo pienamente impegnati nel processo di pace di Luanda, malgrado gli ostacoli”, ha affermato Tshisekedi. A tutti i concittadini, ma anche ai tanti congolesi della diaspora, l’appello è quello alla mobilitazione unitaria ma pacifica: tutti contribuiscano allo sforzo di guerra, economicamente, logisticamente, moralmente. I giovani “si arruolino in massa”. Il presidente congolese ha condannato le violenze esplose martedì nella capitale Kinshasa, in particolare gli assalti alle ambasciate: “Comportamenti irresponsabili che gettano ombre anche sulla nostra giusta collera. Dobbiamo essere fermi e disciplinati”.

Il passaggio che più è parso stonato è stato quello in cui Tshisekedi si è rivolto direttamente alla gente colpita in questi giorni: “Sono pienamente cosciente delle vostre sofferenze. Stiamo approntando un piano d’urgenza umanitaria per gli sfollati. A voi a Goma: sento tutto il vostro dolore, che è il mio. Appoggiatevi alla vostra forza interiore, mantenete la calma malgrado le avversità”. Peccato che gli abitanti di Goma non avranno nemmeno potuto ascoltarle queste surreali parole, dal momento che da giorni sono non solo senza acqua, ma anche senza elettricità e senza connessione internet. Persino le antenne radiotelevisive sono fuori uso. Quindi gli appelli alla resilienza e alla calma non sono stati intesi. Anche perché la popolazione del Kivu, dopo oltre 30 anni di guerre, di resilienza è già maestra indiscussa.

L’unico passaggio efficace è stato quello rivolto alla comunità internazionale: “Il Rwanda viola la carta Onu e gli impegni sottoscritti col cessate il fuoco, disprezza le regole internazionali con arroganza”: il sostegno all’M23 e lo “sfruttamento illegale delle nostre risorse naturali è una provocazione inaccettabile per noi e per la stabilità regionale”. Attenzione, avverte, che questa escalation “mette seriamente in pericolo tutta la regione dei Grandi Laghi. Il vostro silenzio e la vostra inazione costituisce un affronto alla Repubblica Democratica del Congo e ai valori universali di giustizia e pace. Il vostro silenzio è complicità”. E conclude: “La repubblica non vi abbandonerà mai. Io non vi abbandonerò mai, lo giuro”.

Una chiosa melodrammatica che ha però ragioni precise: questo discorso, annunciato e atteso da due giorni, giunge in un montante clima di sfiducia e serpeggianti voci che adombrano rischi per la tenuta democratica, di un golpe, addirittura per la vita del presidente. Ieri Tshisekedi era atteso a Nairobi per un meeting della East African Comunity, organizzato dal mediatore William Ruto per mettere attorno a un tavolo i due contendenti. Tshisekedi ha fatto sapere che non sarebbe andato. Il presidente rwandese Paul Kagame ha fatto altrettanto. Il meeting è stato allora riorganizzato online. Ma nemmeno lì Tshisekedi si è presentato, a differenza dell’omologo rwandese.

Uno scoop del sito d’informazione Africa Intelligence ha svelato che in quelle stesse ore, in gran segreto, il presidente congolese si era recato a Luanda, capitale dell’Angola, uno dei pochi Paesi rimasti amici. Voci sempre più insistenti parlano di scontento fra i generali dell’esercito congolese, che attribuiscono la disfatta e la caduta di Goma all’insufficiente sostegno del governo alle forze armate. Altri affermano invece che i cospicui fondi governativi inviati negli ultimi mesi per rafforzare l’esercito abbiano in buona parte preso altre strade. Insomma: se in pubblico si moltiplicano gli appelli all’unità e alla resistenza per riconquistare il territorio occupato, dietro le quinte aleggiano sospetti e veleni che rendono il clima di Kinshasa sempre più asfittico e pericoloso.

Non è un caso che l’ambasciata statunitense in Congo, che aveva chiesto ai propri concittadini di lasciare Goma già giorni prima dell’occupazione, ieri sera abbia alzato l’allerta a livello 4: “Do not travel”, non viaggiate, avvertono sul loro sito. Evacuazione immediata di tutto il personale non indispensabile da tutto il territorio nazionale. Già il 28 gennaio un’altra comunicazione invitava i connazionali a partire “mentre sono disponibili opzioni commerciali” e in ogni caso a preparare documenti e una borsa con l’indispensabile.

Nel Paese gli italiani sono circa un migliaio. A Goma risulterebbero presenti ancora alcuni nostri concittadini: se qualcuno dei 15 segnalati dalla Farnesina a inizio crisi è riuscito autonomamente a passare la frontiera ed entrare in Rwanda, altri restano invece tutt’ora bloccati in città, con la popolazione esausta e stremata. E come se non bastasse, mentre a Kinshasa si dibatte fra manovre e paure, dall’est giunge notizia di un’ulteriore avanzata dell’M23 verso il Sud Kivu, lungo l’asse che costeggia il lato occidentale del lago in direzione Bukavu, che della regione è capoluogo. Segnale inequivocabile che gli appetiti degli occupanti non si fermeranno alla presa di Goma.

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