Con “The Visitor”, Bruce LaBruce reinventa Pasolini per mostrare la forza dissacrante del porno
“The Visitor”, del regista canadese Bruce LaBruce, è una rivisitazione personale di “Teorema” di Pier Paolo Pasolini, rileggendolo alla luce della società xenofoba e chiusa che l’Occidente è diventato negli ultimi anni. Utilizzando un’estetica queer contemporanea per parlare di immigrazione, radicalismo dell’estrema destra, crisi dell’Occidente, colonialismo e identità sessuale, LaBruce spinge la storia all’eccesso, riscoprendo la forza sovversiva del piacere. L'articolo Con “The Visitor”, Bruce LaBruce reinventa Pasolini per mostrare la forza dissacrante del porno proviene da THE VISION.
Quando il 5 settembre 1968 Teorema venne presentato per la prima volta al Festival del Cinema di Venezia, Pier Paolo Pasolini chiese agli spettatori di non guardarlo. Il regista si era infatti detto contrario a premi e manifestazioni troppo istituzionali, e quindi a suo dire non sufficientemente libere, tanto che la pellicola partecipava in concorso contro il suo volere. Comunque bastò poco che l’opera venne sequestrata dalla procura di Roma, pur avendo passato la censura, “per oscenità e per le diverse scene di amplessi carnali, alcune delle quali particolarmente lascive e libidinose, e per i rapporti omosessuali tra un ospite e un membro della famiglia che lo ospitava”. Teorema fu sequestrato anche dalla Procura della Repubblica di Genova e sia Pasolini che il produttore, Donato Leoni, subirono un processo. Il Pm chiese sei mesi di reclusione per entrambi e la distruzione integrale dell’opera ma il giudice decise per l’assoluzione perché il fatto non costituiva reato. Si tratta ormai di più di cinquant’anni fa, e nonostante la censura cinematografica sia stata definitivamente abolita nel 2021, a guardare al panico morale che tutt’oggi si diffonde davanti a testi di canzoni, pellicole sull’omofobia e scene di nudo, non è difficile pensare a quanto assistere al mondo psichedelico del regista canadese Bruce LaBruce, popolato di corpi vivi e pulsanti e mai pudichi, sia un’esperienza ancora nuova e destabilizzante. È quello che succede con The Visitor, la pellicola con cui LaBruce porta in scena una personale rivisitazione proprio di Teorema, che sarà proiettata il 9 febbraio alle 20.30 al Cinema Godard di Fondazione Prada, nella sede milanese, all’interno del palinsesto di Queerelle, la sezione dedicata al cinema queer e curata insieme al MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ e cultura Queer di Milano.
Teorema, di Pasolini, tirava le fila di un testo che l’autore aveva pubblicato poco prima dell’uscita del film e che, come scriveva nella prima parte del libro, assomigliava a “quello che nelle scienze si chiama ‘referto”’, cioè uno scritto dallo stile essenziale e scarno, che ha come scopo la diffusione di un teorema, appunto. La pellicola racconta di una famiglia nucleare dell’alta borghesia la cui routine è sconvolta dall’arrivo di un giovane, che in breve tempo seduce madre, padre, figlio e figlia, cambiandoli per sempre. Nella poetica pasoliniana, l’elemento trasformatore non è altro che la personificazione dell’idea del sacro, intesa come caos primigenio, l’irrazionale, ciò che sfugge al calcolo. “È un amore che li sconvolge e distrugge ogni idea che essi avevano precedentemente di se stessi e della vita. Perdono ogni dignità davanti alla norma”, scrive il regista nella nota richiesta di visto per poter presentare il film. “Si tratta di una famiglia piccolo borghese, piccolo borghese in senso ideologico, non in senso economico”, precisa.
Se Pasolini si muove dialogando con il marxismo e il cattolicesimo, affrontando sia il rapporto tra sessualità e religione che la sottomissione psicologica e sessuale in un contesto politico, quale poteva essere nel suo caso il fascismo, LaBruce utilizza un’estetica queer contemporanea per parlare di immigrazione, radicalismo dell’estrema destra, crisi dell’Occidente, colonialismo e identità sessuale. Presentato nella sezione Panorama del Festival di Berlino 2023, infatti, The Visitor ricalca la trama di Teorema rileggendolo alla luce dell’attuale contesto politico e del suo immaginario pornografico. Il protagonista, l’alieno, l’elemento trasformatore diventa un migrante che si muove in una Londra post-Brexit, chiusa e xenofoba, in cui il sesso diventa una risposta alla storia di colonialismo del Paese, facendosi strumento dei colonizzati ed esclusi per soggiogare i colonizzatori. In una delle scene iniziali, mentre l’uomo si lava sulle rive del Tamigi, una voce narrante dice: “Mentre guardo al futuro, sono pieno di presentimenti”, rievocando un famoso discorso intitolato Rivers of Blood del deputato britannico Enoch Powell, che nel 1968 scatenò un acceso dibattito sul tema dell’immigrazione nel Regno Unito.
Ma se Powell riteneva che fosse “letteralmente folle permettere l’afflusso annuale di persone” dalle vecchie colonie dell’Impero, in The Visitor ci si preoccupa invece di “alieni pericolosi che distruggono le famiglie”. D’altronde, nella retorica della destra, non solo quella più estrema, i corpi da assoggettare, siano essi trans, fluidi, neri, latini, disabili, sono spesso associati a qualcosa di mostruoso, di alieno appunto, perché altro dalla norma. Solo che, in questo caso, l’“invasione aliena” che si credeva avrebbe distrutto i valori occidentali finisce invece per decostruire l’idilliaca famiglia nucleare al fine di liberarla, mostrando come il desiderio sessuale, nella sua forma più pura, abbia il potere di trasformare e ridefinire chi siamo, sia a livello individuale che sociale.
In alcune sequenze non è solo Teorema a essere rielaborato, ma anche Salò o le 120 giornate di Sodoma, come quando la famiglia che accoglie il rifugiato si ritrova a gustare i brownies fatti con la sua merda, lodandone il sapore. Una scena che immediatamente richiama alla mente la coprofogia dei dirigenti fascisti di Salò. Nella sua produzione cinematografica, infatti, LaBruce si è sempre distinto per un’esplorazione profonda delle tematiche legate alla sessualità, all’identità di genere e alla politica, declinandoli attraverso la pornografia, la rottura dei tabù, la perversione, e creando così un universo filmico che utilizza l’istintivo senso di repulsione di chi guarda in uno strumento artistico che mira all’eccesso, e in cui il corpo torna ad acquisire un valore critico fondamentale, facendosi mezzo per esplorare nuovi mondi possibili.
“Il porno è molte cose, ha un forte potenziale di dissacrazione a differenza di come viene definito. Teorema con Porcile e Salò rappresenta una critica fortissima alla borghesia attraverso temi legati a quel contesto storico, e soprattutto mette in luce come quella classe usi il sesso e il potere per controllare e umiliare la gente”, racconta LaBruce. “Io ho voluto declinare il film di Pasolini nel nostro tempo, quindi il protagonista è un immigrato, che incarna quell’idea dei migranti così utilizzata dalle politiche di destra, che li racconta come una forza d’invasione venuta a stuprare e a saccheggiare. Anche per questo ho girato in Inghilterra; dopo la Brexit le politiche migratorie sono sempre più chiuse, c’è una recrudescenza della xenofobia e delle idee colonialiste. Ma ciò che accade in The Visitor potrebbe ambientarsi ovunque nel mondo occidentale di oggi”.
Come in Teorema il potere della pellicola non è tanto nella vicenda raccontata ma nel suo valore simbolico, anche in The Visitor LaBruce condensa nelle scene di sesso estremamente esplicite una simbologia potente. La negazione e la censura del piacere sono state infatti nella storia uno strumento di controllo sociale e politico di grande efficacia per tutti i soggetti ai margini: quando si parla di desiderio, godimento e sessualità, il discrimine sta tutto nell’autonomia della sua espressione, negli spazi e nei modi in cui è concesso rappresentarli. Quindi il piacere non può che avere una forte connotazione politica, soprattutto quando a esprimerlo liberamente – se non direttamente a utilizzarlo come strumento di trasformazione sociale – sono quei soggetti che la cultura ha da sempre considerato portatori di una sessualità “anormale”, come le persone nere o queer.
Lo stigma apposto sul corpo dalla negazione del piacere e dal desiderio condiziona ancora oggi buona parte del nostro agire. Il disagio sociale che ne deriva è il prodotto di una mescolanza tra una scarsa consapevolezza del proprio corpo, passato da farsi tramite per conoscere il mondo a mero accessorio da esibire, e un ripiegamento individualista. Assistere alla sessualità libera e liberatoria con cui LaBruce costruisce The Visitor in contrapposizione alla direzione di chiusura ed esclusione che sempre più determina la nostra epoca comporta il crollo delle piccole e grandi ipocrisie che ancora oggi ci determinano, invitandoci ad accettare – o almeno a contemplare – attraverso la rivisitazione di alcuni famosi slogan di sinistra che compaiono sullo schermo, alcune possibilità che ci appaiono tanto impronunciabili quanto allettanti: “Apri i confini, apri le gambe”, o “Scoparne tanti, non pochi”. In fin dei conti, in una società in cui sembrano non essere rimaste che poche ragioni per coltivare la speranza e l’apertura all’esterno, godere pienamente di sé e/o degli altri permette, se non di tornare a credere nel futuro, almeno di rendere più sopportabile il presente, in attesa che una nuova rivoluzione – sessuale, sociale, culturale – si compia per davvero.
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