Università di Siena, i precari si ribellano. Nasce il coordinamento: “Basta con i tagli”

Ricercatori, docenti, personale tecnico e amministrativo si organizzano. “Chiediamo un piano che garantisca stabilità per tutto il personale”

Feb 6, 2025 - 04:52
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Università di Siena, i precari si ribellano. Nasce il coordinamento: “Basta con i tagli”

Siena, 6 febbraio 2025 – Le università senesi non accettano in silenzio i tagli imposti dal Governo. Il 28 febbraio il neonato CPU di Siena (Coordinamento del Precariato Universitario) ha organizzato un’assemblea pubblica nell’aula magna di Fieravecchia per cercare soluzioni. Il Governo ha imposto un taglio di 8,1 milioni ad Unisi – il che ha provocato il blocco delle assunzioni e delle prese di servizio per tutto il 2025 – e di circa 450.000 euro per UniStraSi.

Questo solo per l’anno corrente, ma sono previsti altri tagli per il 2026/27. Tutto questo è accompagnato dalla riforma del pre-ruolo, ovvero la moltiplicazione delle figure precarie che stanno tra la laurea e l’accesso al ruolo di docente, allungando la già difficile carriera accademica. Contro tutto ciò i precari senesi hanno deciso di organizzarsi nel CPU: “E’ una realtà plurale – dice Vincenzo Spagnolo (precario Unisi) – in cui tutte le visioni sono unite da un obiettivo comune: resistere allo smantellamento dell’università pubblica”. Plurale davvero, vista l’adesione di Adi, Flc-Cgil, Usb, Rete 29 Aprile, Cravos Siena, Link Siena e Arted.

Oltre ai precari anche il personale tecnico e amministrativo (PTA) di Unisi ha subito duri colpi: “Nel 2010 il personale tecnico e amministrativo contava 1200 persone – racconta Katia di Rienzo (PTA Unisi) – adesso siamo 790, nei prossimi tre anni diventeremo 700”, inoltre “si registra una certa insoddisfazione – dichiara Eugenio Paccagnini (PTA Unisi) –, per livelli salariali decisamente troppo bassi”. Dall’assemblea sono emerse anche alcune possibili soluzioni, tutte con una base comune: “La necessità di ripensare l’Università come un presidio di conoscenza e di formazione critica utile a tutto il territorio”, così Massimiliano Tabusi (prof. ordinario a UniStraSi). Anche il rettore di UniStraSi Tomaso Montanari sottolinea come sia fondamentale che “l’università non si chiuda in se stessa, non sia al servizio del mercato, ma sia invece un luogo che interpreta la vita della comunità e i suoi bisogni”. Sull’assemblea ha poi aggiunto: “Ha colto gli aspetti essenziali del problema. Questi momenti in cui ci si incontra trasversalmente, nei vari ruoli, per parlare del destino dell’università mi sembrano utili”.


Non è mancata la componente studentesca, fortemente toccata dai tagli, che ha ribadito il proprio appoggio: “Chiediamo un piano di reclutamento che garantisca stabilità a lavoratori e ricercatori, superando la logica della precarizzazione, – spiega Samuele Picchianti (Cravos Siena) – siamo pronti a mobilitarci, a sostenere uno sciopero o un blocco dei servizi universitari, convinti che da Siena possa partire un segnale forte per tutti gli atenei d’Italia”. “Speriamo di sviluppare un approccio più ampio possibile – aggiunge Francesca Parri (Link Siena) –, ma ci vogliono forze e coesione, più riusciamo a convergere e meno rischiamo di spaccarci”. L’altro punto su cui l’assemblea ha insistito è la questione delle università telematiche. Spiega Orlando Paris (ricercatore UniStraSi) che “il Governo sta costruendo delle agevolazioni non tanto economiche ma procedurali alle università telematiche. Credo ci sia una volontà di ridimensionare l’università pubblica”. Questa assemblea è soltanto l’inizio di un percorso che vuole un’università non più basata sullo sfruttamento del lavoro precario e che, come dichiarato da Paris, sia “una realtà che produce pensiero critico a sostegno delle democrazie, un luogo di confronto e costruzione del pensiero critico”.