Sulla sorte di Sansal gli intellettuali tacciono e i progressisti dimenticano la loro ragion d’essere
Sì sì lo so, la stretta attualità imporrebbe di parlare del caso Almasri; ma ne parlano tutti e voglio dedicare questo spazio ad altro. Lo scrittore Boualem Sansal è stato arrestato. Ha la doppia nazionalità, algerina e francese, “ma al suo avvocato di Parigi la dittatura di Algeri nega il visto e dunque la possibilità […] L'articolo Sulla sorte di Sansal gli intellettuali tacciono e i progressisti dimenticano la loro ragion d’essere proviene da Il Fatto Quotidiano.
Sì sì lo so, la stretta attualità imporrebbe di parlare del caso Almasri; ma ne parlano tutti e voglio dedicare questo spazio ad altro. Lo scrittore Boualem Sansal è stato arrestato. Ha la doppia nazionalità, algerina e francese, “ma al suo avvocato di Parigi la dittatura di Algeri nega il visto e dunque la possibilità della sua assistenza legale”. Lo ricorda Paolo Flores d’Arcais in una lucida denuncia sul sito di MicroMega. Il punto è che Sansal non ha commesso alcun delitto (la sua unica arma è la penna di scrittore critico dell’islam) e la comunità degli intellettuali non s’è mobilitata in sua difesa: solo i francesi, e pochi d’altri paesi. “Una situazione indecorosa di ponziopilatismo”.
È così. Su certa apatia si misura la decadenza di una cultura. Formidabile Sartre. Oggi direbbe: “Io ritengo scrittori, artisti, studiosi, intellettuali europei responsabili della detenzione di Sansal perché non hanno scritto una riga per impedirla. Non è affar loro, si dirà. Ma il processo di Calas era affare di Voltaire? La condanna di Dreyfus era affare di Zola. Eccetera.”
Anche Dario Fo ha parole nette su casi simili. Nel 2013 ha scritto che l’intellettuale progressista non può limitarsi a un mero esercizio di virtù tecnica, ad una semplice dimostrazione d’eleganza del proprio stile… “Deve sentire nel profondo del proprio animo la sofferenza di chi non ha voce” o di chi l’ha negata da una dittatura.
Ma non è tutto. Al silenzio degli intellettuali segue, oggi, l’incoerenza di tanti politici. Il Parlamento europeo, il 23 gennaio, ha chiesto l’immediata scarcerazione di Sansal e d’altri algerini, ma ci sono stati 48 astenuti e 24 voti contrari. Un obbrobrio. Ancor più doloroso “perché sono spesso voti di parlamentari che si spacciano per progressisti. Tra questi spicca quello contrario di Carola Rackete, che insozza la sua biografia di militante e perde ogni credibilità”. Io credo sia meglio – ammoniva Socrate – che la maggior parte della gente “non sia d’accordo con me… piuttosto che sia io, anche se sono uno solo, ad essere in disaccordo con me stesso e contraddirmi”.
Stupisce il voto contrario alla libertà di Sansal degli eletti del M5S. “Alcuni di loro hanno avuto una crisi di coscienza per quel voto” – dice Flores -, dovrebbero “trovare il modo di dirlo pubblicamente che era doveroso votare sì”. Un dovere che Alleanza Verdi e Sinistra ha compiuto perché, davvero, la libertà non può essere soppressa, e la politica non può ridursi a schermaglie elettorali.
Non se ne può più dei “progressisti” che pensano sempre ad altro e mai alla loro ragion d’essere; che parlano solo di tattiche elettorali… di campo stretto o largo, di marciare divisi o uniti… che pensano sempre a tutto tranne ai principi fondanti di giustizia e libertà. Certo che poi si perdono voti; che aumentano gli astenuti; certo che chi crede nel valore della libertà inorridisce se un uomo come Sansal viene abbandonato.
Lo si dimentica spesso, ma interrogato su quale fosse la cosa più bella tra gli uomini, Diogene rispose: “La libertà di parola”. Ecco, a Sansal hanno tolto la parola e l’hanno arrestato, ma sembra non basti perché la protesta d’intellettuali e politici si faccia sentire. Certo, certo, c’è la guerra in Ucraina e a Gaza, c’è il caso Almasri e Nordio e Piantedosi… ma su Sansal è giusto non scomporsi? Insomma, il mondo italiano della cultura può fare qualcosa per la sua liberazione?
Al prossimo Salone del libro di Torino – dice il fondatore di MicroMega – potrebbe essere dedicata al caso Sansal (e alla sua opera) “un’intera giornata di incontri. Sono certo che il suo direttore, Annalena Benini, ha la sensibilità adeguata. Altrettanto potrebbe fare ogni iniziativa culturale. È sperare troppo?” No, caro Paolo, non è sperare troppo, è il minimo che la cultura progressista italiana – quella vera – possa fare per Sansal. Speriamo che la tua proposta venga accolta.
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